Sono
partito da Tulear con la speranza che a Besely Nord ci fosse campo per la mia
chiavetta prepagata Orange, poiché Tina mi aveva detto che i cellulari in certi
punti funzionano. Sono partito con la speranza che la nonna di Odillon e Sammy,
che a Besely Nord offre servizio di telefonia pubblica, mi permettesse di
alimentare il computer, visto che la batteria si sarebbe esaurita subito, ma ho
dovuto constatare che avevo lasciato a casa l’adattatore e la nonna di Odillon
aveva solo le prese di tipo francese, mentre il mio Apple è alimentato con una
presa tedesca. Dunque, un primo rimprovero lo devo rivolgere a me stesso e alla
mia mancanza di previdenza. Ma le cose sono più complicate di così e i miei
tentativi di trovare un adattatore sono andati a vuoto. Non solo in tutto il
villaggio che, non dimentichiamolo, è privo di corrente elettrica, d’acqua e
fognature, ma anche al mercato del giorno dopo, martedì 19 agosto, di
adattatori sulle bancarelle nemmeno l’ombra. C’erano torce elettriche, batterie
di diverse misure, candele e fiammiferi, ma di materiale elettrico neanche
l’ombra.
Così, mi sono trovato nella situazione di non poter alimentare il computer e di
non poter far funzionare la chiavetta Orange, perché – l’abbiamo scoperto sul
momento – il telefono pubblico è collegato direttamente a quel dato apparecchio
e non c’è campo diffuso nell’etere come lo intendiamo noi. La stessa cosa con
il dispensario che si trova nei pressi del mercato, al cui paramedico malgascio
ivi operante abbiamo chiesto se ci si poteva collegare a internet. Anche con
lui, che tutti chiamano “il dottore”, non è stato possibile raggiungere il mio
obiettivo, che era quello di pubblicare un paio di articoli che avevo già
pronti. Anzi, per la verità, benché non fosse stato sgarbato, non si è mostrato
nemmeno eccessivamente disponibile a venire incontro alle mie esigenze. Non mi
è sembrato impegnato con pazienti, in quel momento, e non sembrava neanche un
infermiere. Se si mettesse almeno il camice bianco, farebbe una migliore
impressione. Da notare che il magazzino era ben fornito di medicine, a
testimonianza della potenza tentacolare di BigPharma, e anche su un paio di
bancarelle del mercato c’era la cosiddetta “farmacia della brousse”. Su tutti primeggia il Paracetamolo, vera panacea
in Madagascar. E, fra i rarissimi mezzi a motore in circolazione, primeggiano i
fuoristrada umanitari, quello del WWF che si vede nella foto iniziale e quello
di una certa Marie Stop, che si vede qui, e che si occupa anch’essa di
assistenza sanitaria. L’unica cosa che non capisco è come una persona,
missionaria o laica che sia, possa chiamarsi Stop di cognome. Tina non ha
saputo dirmi la sua origine, se è francese, o inglese o cosa, né se è viva o
morta o se è mai vissuta. A un certo punto, con Tina è meglio non insistere,
sennò diventa masiaka, cattiva.
Rimaneva
ancora una possibilità. Andare sulle dune poco fuori Besely Nord, perché quello
era il punto dove la sera prima, sua cugina Karola era riuscita a collegarsi
a Facebook tramite cellulare. Siamo andati lì nel pomeriggio, ma non c’era
campo. Siamo tornati lì la sera, accompagnati da uno zio di Tina armato di lefo, lancia, perché la sera iniziano le ore della paura,
e il campo c’era, ma era debolissimo. Sono riuscito a collegarmi e mi accingevo
a pubblicare almeno il primo articolo, ma mi sono accorto che le cose sarebbero
andate per le lunghe, con lo zio che restava di guardia armato di lancia e le
ombre della sera che si profilavano all’orizzonte insieme a tutti i loro
fantasmi. Così, mio malgrado, ho dovuto rinunciare anche a pubblicare il primo
dei due articoli che avevo in memoria, perché non era possibile, nonostante la
buona volontà di Tina che mi sorreggeva il PC, rimanere in piedi in precario
equilibrio ad aspettare che la frequenza ritornasse. Il PC, anche con quattro
mani, non è comodo da far funzionare. Il tempo che mi sarebbe servito per
assemblare testo e foto non sarebbe bastato e prima o poi Tina, la mia
volontaria scrivania vivente, avrebbe perso la pazienza. Io, poi, di pazienza
non ne ho certo di più. Per tacere del fatto che avrei potuto consumare tutto
il credito e la cosa migliore – buon viso a cattivo gioco – è stata senz’altro
quella di lasciar perdere e rimandare tutto alla settimana seguente.
Martedì
26, se Zanahary è d’accordo, dovrei essere di nuovo a Tulear e avere a
disposizione campo e corrente elettrica.
E
infatti, vedete, oggi è martedì 26 e il blog ha ripreso a funzionare
normalmente. Perciò, se posso permettermi un consiglio a chi ha voglia di
ascoltare, se volete andare nella boscaglia lasciate a casa la tecnologia, che
sarà sicuramente perdente e concentratevi su ciò che realmente serve alla
sopravvivenza e al miglioramento delle condizioni di vita. In questo, noi
bianchi, abbiamo tutto da imparare dai malgasci.
Ma Roberto, ben venga un po' di distacco da questa tecnologia! Ma torni in Italia...o resti li?
RispondiEliminaTorno, torno....
EliminaBeh, ma tu preferiresti rimanere nell'Isola?
RispondiEliminaE' una domanda a cui francamente, dopo dieci anni che ci vengo, non so ancora rispondere.
EliminaTu preferiresti rimanere sempre relegato nella preistoria? Senza tirannosauri ma con altri rettili predatori a due gambe?
In effetti alla fine mi piace la vita tranquilla...ma una parte di me cerca l'avventura nella jungla! Chissà... g
RispondiEliminaE infatti, ora frequenti una...... negretta.
Elimina:-)