Tina
me l’aveva presentato/a qualche anno fa, quando bazzicava il Bo Beach e gli
altri ristoranti e alberghi per vazaha, in cerca di clienti. Si fa chiamare Patricia ed è di etnia Antandroy.
Per fargli questa foto, di quando era un ragazzotto gaio e intraprendente,
voleva 2.000 ariary, mentre tutti gli altri mendicanti, conducenti di pousse
pousse o persone normali dai volti
interessanti, si accontentavano, come mancia, di 200 ariary. Alla fine,
concordammo per un pacchetto di sigarette. Sabato scorso l’abbiamo incontrato/a
a Mangily, scoprendo che ha aperto un’attività gastronomica. Evidentemente, sta
mettendo a frutto i risparmi accumulati in anni di prestazioni sessuali
particolari. A Mangily c’è anche un altro ragazzo gaio, ancora più travestito
di Patricia, perché va in giro con un pareo, alla maniera delle donne: si
chiama Fifa, come la federazione del calcio mondiale, ed è di etnia Tanalana.
Anche Fifa gestisce un baretto.
Sia
Patricia, che qui vediamo davanti al suo locale, che Fifa dimostrano di essere
lungimiranti giacché gli anni passano e i loro corpi perdono la bellezza della
giovane età. Giustamente, pensando al loro futuro, hanno deciso di buttarsi nel
settore della ristorazione, andando sul sicuro, dato che anche con l’attuale
crisi economica mondiale, la gente chiederà sempre da mangiare. Fifa non so, ma
Patricia offre soupe chinoise e brochettes, che di sera sono piatti molto richiesti dai
malgasci. Anche a Tina piace la zuppa cinese, servita in una scodella e a base
di verdure, ma che può essere arricchita con un uovo sodo, con carne o pesce.
Le brochettes invece sono
spiedini di carne di zebù, cucinati sulla griglia. Fermatici davanti al suo
ristorantino, Tina ha chiesto il prezzo di alcune bottiglie di salsa piccante:
tremila ariary la bottiglietta. Alle sue rimostranze per il prezzo troppo alto,
Patricia si è messo/a a fare l’elenco dei costi aggiuntivi, tra cui il noleggio
del fuoristrada per portare la merce dalla città. Al che, facendogli il verso,
ho aggiunto: “E inoltre vazaha profit”. Anche Patricia, come tutti i malgasci quando sono scoperti, si è
messo/a a ridere. E così sdrammatizzano quello che ai loro occhi è un innocuo
pedaggio, ma che, reiterato continuamente dalla totalità degli indigeni, per
noi stranieri diventa una truffa ingenua e snervante. Notevole il fatto che in Madagascar i gay sono rispettati, o per lo meno lasciati in pace. In altre parti d'Africa sono messi a morte dalle autorità o linciati dalla folla, sotto gli occhi della polizia. Chissà se Patricia e Fifa si rendono conto della fortuna che hanno.
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