domenica 3 agosto 2014

Elogio dolente del guidatore di pousse pousse

 
Testo e foto (esclusa l'ultima) di Francesco Spizzirri

Caro Roberto, vedo che stai combattendo con i pousse-pousse, ormai è la norma. E' vero i pousse-pousse sono una razza bastarda. Ti parlo della vecchia Tulear, la polverosa Tulear. A Tulear non c'erano le strade asfaltate come oggi, vivevi nella polvere. C'era polvere dappertutto, non sabbia come Morondava, anche a Fort Dauphin  c'era la polvere, ma essendo sulla costa est pioveva spesso per cui avevi periodi in cui respiravi. Vendevano ancora il ghiaccio per strada, alla gelateria italiana i gelati costavano poco, per noi vazaha, per i malgasci sono sempre stati cari, poi con l'arrivo dell'euro le materie prime sono raddoppiate e anche i gelati sono diventati cari. Tulear era la città meno cara e più tranquilla di tutto il Madagascar, la periferia dell'impero: Tana era lontana, non si sentiva l'influenza politica ed economica della capitale come a Tamatave o a Majanga. La strada per arrivare da Tana era lunga, si viaggiava di notte, non c'erano ancora i banditi che assaltavano i taxi-brousse, la nuova Ilakaka, simile a Las Vegas, stava nascendo, un pezzo dell'Isalo si faceva su una pista di erba. 


Fara diceva di Tulear, la città con "beacoup de filles", non essendoci mai stata ma conoscendone la fama. Il tuo albergo Al Shame si chiamava Apache, era un albergo malgascio e vicino c'era il  piccolo bar discoteca Mozambicò. Io stavo al Les Palmiters, un piccolo alberghetto bellissimo, con 5 camere, della sorella, malgascia, della moglie di un italiano padrone delle miniere di Labradorite, poi espulso dal Madagascar. L'albergo era vicino al cimitero, dopo la gelateria quindi  lontano dal mare, e lontano dalle discoteche Mozanbicò e Zaza Club. La padrona era di un etnia, di cui non ricordo il nome, che veniva da una zona a sud di Tulear verso Fort Dauphin, fatta da poche persone discendente forse da guerrieri indonesiani, che, cosa unica in Madagascar,  non mangiava tartarughe, considerandole sacre. Poi l'albergo è passato a due fratelli creoli reunionesi sempre ubriachi di Pernod ed è andato in rovina come tutto il Madagascar. Io cucinavo sempre e la padrona, una ragazza intelligente e figlia della padrona delle saline di Ifaty, mi aveva offerto di entrare in società, per avere un vazaha che attirasse clienti europei, per di più c'era del terreno vicino e si poteva ingrandire l'albergo. Io non ho accettato perché avevo la mia vita in Europa  e allora l'Europa era molto diversa, e poi non ho mai amato Tulear, città troppo calda dove non piove mai. Io amo Tamatave dal clima mite e i viali alberati. Per lungo tempo mi sono pentito della mia scelta ma vedendo come è cambiato il Madagascar forse non ho sbagliato. Giravo per i quartieri e vedevo la povertà estrema degli abitanti, montagne di spazzatura per strada con bambini che giocavano intorno e capanne in cui le camere erano fatte da lenzuola appese a corde, in un angolo  una grossa pentola piena di riso, niente mobili, solo cose appese alle pareti.

Tulear è sempre stata una città povera. Mi dicevano che l'età media era intorno ai quarant'anni, mentre a Tamatave era di 54. Una cosa bella del Madagascar: anche i politici muoiono giovani, superano di poco i sessant'anni, vedi l'ultimo candidato alla presidenza morto a 61 anni. Solo Ratziraka, il vecchio dittatore, prima di Ravalomanana, è ancora vivo, ha forse ottant'anni, ma vive in Francia. E visto quello che hanno portato i presidenti democratici era meglio se rimaneva. C'era ancora Dino, un italiano simpaticissimo che aveva il suo piccolo tavolino di fronte al televisore al ristorante di Giancarlò, dove mangiava a mezzogiorno e sera. Da qualche anno è ritornato in Italia, dicono  per problemi alle gambe, io penso che sia stato stroncato dalla cucina del vecchio caro Giancarlò.

Allora ero libero da legami per cui alla sera prendevo il pousse-pousse andavo al Mozambicò, il ritrovo del dopo cena e poi verso le undici tutti, vazaha e malgasci, migravamo a piedi verso lo Zaza club. Il Mozambicò e lo Zaza club sono all'estremità del lungo mare, la promenade allora quasi buia. Verso le tre di notte, da solo o in compagnia ritornavo a piedi al les Palmitiers, camminando per le viette buie di Tulear sotto lo splendido cielo stellato del Madagascar. L'ultima volta che sono stato a Tulear, nel 2006 con Pascaline, abbiamo dovuto prendere il taxi per andare e ritornare sul lungomare dal tuo albergo Al Shame allo Zaza Club. Neanche il pousse-pousse era sicuro, figuriamoci attraversare a piedi Tulear di notte. Anche noi abbiamo combattuto con la razza bastarda dei pousse-pousse. Prezzi fatti in franchi malgasci alla partenza e diventati ariary all'arrivo, corsa pagata due volte, Pascaline scendeva da una parte pagava, poi il pousse-pousse mi chiedeva ancora i soldi quando scendevo io.

Gino un altro italiano assaltato nel buio da un pousse-pousse che seguiva il suo. Più pousse-pousse che di sera si coalizzavano contro il vazaha  per chiedere più soldi, fino, a quanto so, all'omicidio. (Nota: prima del 2003 in Madagascar c'erano i Franchi malgasci, poi Ravalomanana il presidente  dopo Ratziraka, introdusse l'Ariary che vale 5 volte il franco malgascio. C'era la guerra quindi con taxisti e pousse-pousse, perché alla partenza si parlava in Franchi e all'arrivo si parlava di Ariary, pretendendo quindi 5 volte quanto concordato, anche perché in Madagascar non c'è un prezzo fisso, ogni volta si contratta il prezzo della corsa. Nel caso del pousse-pousse con Pascaline (qui in foto) il prezzo era alla partenza di 5000 franchi e all'arrivo di 5000 ariary quindi 25000 franchi).

Ritorniamo al vecchio Madagascar. Non sono una persona con una grande morale, mangio carne di tutti i tipi, adesso un po' meno, ho mangiato il topo delle Ande arrostito al  Tiahuanaco, che però sembra un coniglio; il lama, buono come il maiale e ho mangiato anche insieme ai maiali sulle Ande; il montone a volte buono a volte immangiabile, in Marocco; la tartaruga ad Ifati; i piccoli di coccodrillo all'allevamento di Tana e il coccodrillo a Mahanoro, squali, mante,  gli insetti, solo uno però, a Cap est e la sause  creola della mamma di Pascaline con le larve di vespa selvatica, e quindi non mi sono mai fatto scrupolo di usare un pousse-pousse. L'innominabile di Tana diceva che è disonorevole farsi trainare da un altro uomo, io l'ho sempre visto come la possibilità di dare dei soldi a chi ne ha bisogno e poi in Madagascar era la norma.

Voglio solo ricordare la storia degli insetti a Cap est. Eravamo in viaggio con Pascaline sulla pista che da Antalha  porta a Cap Est (mamma Anthala! il regno del polpo, arrivavi all'aeroporto e c'erano le persone a vendere i polpi appena sceso dall'aereo, io mi sono preso anche un’irritazione alla pelle mangiando i polpi rossi), un viaggio lentissimo sulla pista sabbiosa, dove ho imparato che le foglie di palma servono per far uscire la Renault 4 dall'insabbiamento, e sarà un'altra storia. Ad un certo punto, durante una sosta, vedo Pascaline che parla tutta contenta con una vecchietta vicino ad una capanna. Aveva comprato degli insetti fritti, dentro una foglia di palma. All'arrivo all'unico alberghetto, deserto perché nessuno prima andava a Cap Est, la donna che stava lì è corsa a prendere il limone e hanno fatto festa con gli insetti fritti. Io ne ho mangiato uno, sapeva di patata farinosa.

Torniamo a Tulear. I pousse-pousse costavano poco, 2/3000,  forse 4000 franchi, erano tutti tranquilli, come era tranquilla Tulear, non ho mai avuto problemi. E ho conosciuto Roland. La prima volta mi ha portato dal mercato al Les Palminters. Non correva, andava piano, era un animale stanco. All'arrivo l'ho osservato in viso, era un vecchio, sicuramente non vecchio, ma l'aspetto era quello di un uomo di 50 anni, aveva un viso dolce, al contrario di molti Antandroy  e sorridente senza denti, e indicando le ginocchia diceva in francese  "ginos". Mia mamma non era ancora ammalata e non sembrava vecchia, per cui non vedevo negli occhi di Roland gli occhi di mia madre come mi sarebbe sempre successo in futuro con i vecchi che avrei incontrato. Mi rimaneva dentro questo vecchietto con il viso dolce e sorridente che mi trainava. Nei giorni a venire lo cercavo con gli occhi dovunque andassi per farmi portare da lui, e anche lui mi cercava, gli davo sempre 20.000 franchi e gli dicevo  " Roland, azafady mora mora" (Roland per piacere vai piano). Forse avrei fatto meglio a dargli i soldi e prendere un altro pousse-pousse ma i rimorsi vengono sempre dopo. Quando sono ritornato a Tulear l'ho cercato, mi hanno detto che lavorava vicino all'ospedale ma non l'ho più rivisto. Io spero che sia ritornato dalla sua famiglia ma in Madagascar non è così.

Dicembre 2006. Con Pascaline, dunque, eravamo a Tulear nel nostro viaggio verso sud. Nathalia era già partita verso la terra e io non lo sapevo, ma Pascaline sì. Tulear era insolitamente fresca sotto il ciclone. Non c'erano più l'Apache, il Mozambicò e Les Palmiters con i fratelli creoli era in malora. Bisognava viaggiare in taxi, si lottava con i pousse-pousse, la notte non era più sicura. Di nuovo c'era il  Melita, (in foto) adesso non c'è più, costruito dagli italiani e gestito da un italiano. Un bar ristorante di lusso a livello europeo, e qui abbiamo fatto l'ultimo dell'anno. Quella notte la promenade era invasa da macchine sopratutto pick up e i pochi pousse-pousse si aggiravano spaesati. Non era più il loro mondo. Come ti saresti sentito tu Roberto poussoir in quel mondo? Ti massacri i piedi e la vita per poche migliaia di franchi mentre tout le monde si diverte con milioni di franchi o di ariary? Non vuoi anche tu avere la tua parte di felicità? Tu hai visto quale era la vita di un poussoir in Madagascar? Sopratutto a Tulear?

Non avevano una casa, una famiglia, dormivano sulle assi dei mercati o sui loro pousse-pousse. Erano vestiti di stracci mangiavano le soupe chinoise nei peggiori ristoranti malgasci. Molti non erano proprietari dei loro pousse-pousse, alla sera dovevano pagare l'affitto e alla fine gli rimanevano pochi soldi, e le riparazioni erano a carico loro. Hai mai visto i pousse-pousse trascinare il loro carico di merci sulla salita di Antsirabe? E portare all'alba sotto la pioggia tutte le masserizie delle casotte delle brochette a Tamatave? E a Natale e al primo dell'anno carichi di gente che fa festa e loro devono spezzarsi la schiena perché sono gli unici giorni che possono guadagnare qualcosa in più? Hai visto i pousse-pousse portare gente o merci nella sabbia? Hai visto i pousse-pousse lucidi di sudore dal collo alle caviglie sotto il sole delle 11 a Tulear? E i piedi dei pousse-pousse?  Hai visto il pousse-pousse a Tulear e a Tamatave terrorizzati perché avevano spaccato il loro pousse-pousse e avevano paura a tornare dal loro padrone? Hai visto i pousse-pousse che ti portano sotto la pioggia battente mentre tu stai tutto riparato sopra? Hai visto i pousse-pousse davanti all'hotel Plage, dove ci sono sedute quattro stracci di troie e due vazaha imbecilli e loro ti dicono che quella è la "Belle vie"? Hai visto le puttane per pousse-pousse a Majanga da 5000 franchi vicino al porto? Hai visto un pousse-pousse portare un armadio da Bazarkely a Tahity kely, vicino all'aeroporto a Tamatave,  e sono chilometri,  per 50.000 franchi, poco più di 3 euro, e per fortuna c'ero io perché Pascaline aveva concordato 50.000 franchi e voleva dargli 50.000 franchi?

Sono Antandroy, gente forte, Marcello, qui a destra, diceva  che non erano uomini erano cavalli, gente che lasciava il loro villaggio al sud da ragazzo per andare, senza famiglia, nelle città del Madagascar a guadagnare qualcosa che non avrebbero mai avuto nella loro povera brousse. Non erano intelligenti, forse, erano cattivi e scontrosi, ma tu saresti stato diverso? Quale era il loro unico piacere? Una bottiglia di birra fredda che gli regalava qualche vazaha perché loro non potevano permettersela. Marcello diceva che lavoravano tutta la vita per comprare uno zebù da sacrificare alla loro morte. Noi non vedevamo la loro sofferenza per la mancanza di una vita decente, una capanna con moglie e figli e litigavamo per 1000 o 2000 franchi, oggi 7 o 14 centesimi di euro. Con Marcello facevamo questo conto: Cosa penseresti di un turista che spende 60 milioni di lire di biglietto aereo per venire in vacanza in Italia, al ristorante mangia con 200.000 lire dorme con 300.000 lire e lasciamo stare le donne, è un delitto rubargli 10.000 lire?

Giancarlò diceva per un malgascio rubare ad un vazaha è come per un italiano rubare a Berlusconi. Una volta in Madagascar non c'era niente, auto scassate, niente televisione, scooter, frigoriferi, scarpe, vestiti, il Madagascar era tutto povero e il pousse-pousse viveva tranquillo da povero con i poveri,  poi è arrivata la Cina e tutto è cambiato eccetto le tariffe dei pousse-pousse. E allora il più povero dei poveri è diventato cattivo. A Tamatave ho conosciuto anche pousse-pousse Betsimisaraka, (l'etnia della costa est e in particolare da Tamatave a Fenerife est, Pascaline è Betsimisaraka St. Marien)  con casa e famiglia, ho conosciuto pousse-pousse onesti, simpatici e anche belli, ma Tamatave è la città più ricca del Madagascar, ricca per il Madagascar. Ho conosciuto i pousse-pousse insistenti di Antisarabe che ti seguono in tre mentre cammini. Sono persone che ti sfiorano la vita e tu nel tuo egoismo non riesci a vedere che i pochi soldi che puoi dargli sono la loro giornata di lavoro, e se non riescono a rubare qualche migliaio di franchi al vazaha, a chi lo rubano, ai malgasci?

Come tutti i malgasci anche i pousse-pousse sono diventati cattivi, perché vedono che ci sono tante cose belle e sentono il diritto di averle anche loro. Io e Marcello una volta ci lamentavamo con Andrea, un altro mito del Madagascar di cui in futuro sicuramente parlerò. Andrea vive veramente da malgascio ma non perché ama  la vita malgascia ma perché è di Genova. Dicevo ci lamentavamo perché stavano facendo le strade e i ponti, e sentivamo sfuggire il vecchio Madagascar e lui disse: "Non possono lasciare il Madagascar nell'arretratezza per fare contenti noi". E diceva: "Come può sentirsi un malgascio che vede il vazaha con le ragazze più belle, che va al ristorante per vazaha, che va negli hotel per vazaha, che ha in tasca i biglietti da 50.000 franchi (oggi 3 euro e qualcosa),  mentre lui guadagna 10.000 franchi al giorno, che sta in piscine per vazaha,  che sta seduto al bar con la birra da 8.000 franchi?". Ecco tutto questo lo stiamo pagando. E dimmi adesso chi è la razza bastarda. 

Adesso, con l'arrivo della Cina e delle biciclette, i vecchi pousse-pousse "marchè à pied" sono scomparsi. Ci sono pousse-pousse bicyclette, con i led e le trombe. Ma io ripenso sempre al vecchio Madagascar quando stavo sulle terrazze del vecchio Hotel Plage a Tamatave e l'unico rumore che si sentiva era quello delle ruote dei pousse-pousse sulla strada  con l'asfalto quasi scomparso, un rumore come di legno picchiato per terra. E di notte, nel silenzio, vedevi solo le piccole luci dei pousse-pousse, candele infilate dentro bottiglie di plastica legate dietro, come tante lucciole, come una volta, quando eravamo bambini, da noi in estate.

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