Testo e foto (esclusa l'ultima) di Francesco Spizzirri
Caro
Roberto, vedo che stai combattendo con i pousse-pousse, ormai è la norma. E' vero i pousse-pousse sono una razza bastarda. Ti parlo della vecchia
Tulear, la polverosa Tulear. A Tulear non c'erano le strade asfaltate come
oggi, vivevi nella polvere. C'era polvere dappertutto, non sabbia come
Morondava, anche a Fort Dauphin c'era la polvere, ma essendo sulla costa
est pioveva spesso per cui avevi periodi in cui respiravi. Vendevano ancora il
ghiaccio per strada, alla gelateria italiana i gelati costavano poco, per noi vazaha, per i malgasci sono sempre stati cari, poi con
l'arrivo dell'euro le materie prime sono raddoppiate e anche i gelati sono
diventati cari. Tulear era la città meno cara e più tranquilla di tutto il
Madagascar, la periferia dell'impero: Tana era lontana, non si sentiva
l'influenza politica ed economica della capitale come a Tamatave o a Majanga.
La strada per arrivare da Tana era lunga, si viaggiava di notte, non c'erano
ancora i banditi che assaltavano i taxi-brousse, la nuova Ilakaka, simile a Las Vegas, stava
nascendo, un pezzo dell'Isalo si faceva su una pista di erba.
Fara
diceva di Tulear, la città con "beacoup de filles", non essendoci mai stata ma conoscendone la
fama. Il tuo albergo Al Shame si chiamava Apache, era un albergo malgascio e
vicino c'era il piccolo bar discoteca Mozambicò. Io stavo al Les
Palmiters, un piccolo alberghetto bellissimo, con 5 camere, della sorella,
malgascia, della moglie di un italiano padrone delle miniere di Labradorite,
poi espulso dal Madagascar. L'albergo era vicino al cimitero, dopo la gelateria
quindi lontano dal mare, e lontano dalle discoteche Mozanbicò e Zaza
Club. La padrona era di un etnia, di cui non ricordo il nome, che veniva da una
zona a sud di Tulear verso Fort Dauphin, fatta da poche persone discendente
forse da guerrieri indonesiani, che, cosa unica in Madagascar, non
mangiava tartarughe, considerandole sacre. Poi l'albergo è passato a due fratelli
creoli reunionesi sempre ubriachi di Pernod ed è andato in rovina come tutto il
Madagascar. Io cucinavo sempre e la padrona, una ragazza intelligente e figlia
della padrona delle saline di Ifaty, mi aveva offerto di entrare in società,
per avere un vazaha che attirasse
clienti europei, per di più c'era del terreno vicino e si poteva ingrandire
l'albergo. Io non ho accettato perché avevo la mia vita in Europa e
allora l'Europa era molto diversa, e poi non ho mai amato Tulear, città troppo
calda dove non piove mai. Io amo Tamatave dal clima mite e i viali alberati.
Per lungo tempo mi sono pentito della mia scelta ma vedendo come è cambiato il
Madagascar forse non ho sbagliato. Giravo per i quartieri e vedevo la povertà
estrema degli abitanti, montagne di spazzatura per strada con bambini che
giocavano intorno e capanne in cui le camere erano fatte da lenzuola appese a
corde, in un angolo una grossa pentola piena di riso, niente mobili, solo
cose appese alle pareti.
Tulear
è sempre stata una città povera. Mi dicevano che l'età media era intorno ai
quarant'anni, mentre a Tamatave era di 54. Una cosa bella del Madagascar: anche
i politici muoiono giovani, superano di poco i sessant'anni, vedi l'ultimo
candidato alla presidenza morto a 61 anni. Solo Ratziraka, il vecchio
dittatore, prima di Ravalomanana, è ancora vivo, ha forse ottant'anni, ma vive
in Francia. E visto quello che hanno portato i presidenti democratici era
meglio se rimaneva. C'era ancora Dino, un italiano simpaticissimo che aveva il
suo piccolo tavolino di fronte al televisore al ristorante di Giancarlò, dove
mangiava a mezzogiorno e sera. Da qualche anno è ritornato in Italia, dicono
per problemi alle gambe, io penso che sia stato stroncato dalla cucina
del vecchio caro Giancarlò.
Allora
ero libero da legami per cui alla sera prendevo il pousse-pousse andavo al Mozambicò, il ritrovo del dopo cena e poi
verso le undici tutti, vazaha e
malgasci, migravamo a piedi verso lo Zaza club. Il Mozambicò e lo Zaza club
sono all'estremità del lungo mare, la promenade allora quasi buia. Verso le tre
di notte, da solo o in compagnia ritornavo a piedi al les Palmitiers,
camminando per le viette buie di Tulear sotto lo splendido cielo stellato del
Madagascar. L'ultima volta che sono stato a Tulear, nel 2006 con Pascaline,
abbiamo dovuto prendere il taxi per andare e ritornare sul lungomare dal tuo
albergo Al Shame allo Zaza Club. Neanche il pousse-pousse era sicuro, figuriamoci attraversare a piedi Tulear
di notte. Anche noi abbiamo combattuto con la razza bastarda dei pousse-pousse. Prezzi fatti in franchi malgasci alla partenza e
diventati ariary all'arrivo, corsa pagata due volte, Pascaline scendeva da una
parte pagava, poi il pousse-pousse
mi chiedeva ancora i soldi quando scendevo io.
Gino
un altro italiano assaltato nel buio da un pousse-pousse che seguiva il suo. Più pousse-pousse che di sera si coalizzavano contro il vazaha per chiedere più soldi, fino, a quanto so,
all'omicidio. (Nota: prima del 2003 in Madagascar c'erano i Franchi malgasci,
poi Ravalomanana il presidente dopo Ratziraka, introdusse l'Ariary che
vale 5 volte il franco malgascio. C'era la guerra quindi con taxisti e pousse-pousse, perché alla partenza si parlava in Franchi e
all'arrivo si parlava di Ariary, pretendendo quindi 5 volte quanto concordato,
anche perché in Madagascar non c'è un prezzo fisso, ogni volta si contratta il
prezzo della corsa. Nel caso del pousse-pousse con Pascaline (qui in foto) il prezzo era alla partenza di 5000
franchi e all'arrivo di 5000 ariary quindi 25000 franchi).
Ritorniamo al vecchio Madagascar. Non sono una persona con una grande morale,
mangio carne di tutti i tipi, adesso un po' meno, ho mangiato il topo delle
Ande arrostito al Tiahuanaco, che però sembra un coniglio; il lama, buono
come il maiale e ho mangiato anche insieme ai maiali sulle Ande; il montone a
volte buono a volte immangiabile, in Marocco; la tartaruga ad Ifati; i piccoli
di coccodrillo all'allevamento di Tana e il coccodrillo a Mahanoro, squali,
mante, gli insetti, solo uno però, a Cap est e la sause creola della mamma di Pascaline con le larve
di vespa selvatica, e quindi non mi sono mai fatto scrupolo di usare un pousse-pousse. L'innominabile di Tana diceva che è disonorevole
farsi trainare da un altro uomo, io l'ho sempre visto come la possibilità di
dare dei soldi a chi ne ha bisogno e poi in Madagascar era la norma.
Voglio
solo ricordare la storia degli insetti a Cap est. Eravamo in viaggio con
Pascaline sulla pista che da Antalha porta a Cap Est (mamma Anthala! il
regno del polpo, arrivavi all'aeroporto e c'erano le persone a vendere i polpi
appena sceso dall'aereo, io mi sono preso anche un’irritazione alla pelle
mangiando i polpi rossi), un viaggio lentissimo sulla pista sabbiosa, dove ho
imparato che le foglie di palma servono per far uscire la Renault 4
dall'insabbiamento, e sarà un'altra storia. Ad un certo punto, durante una
sosta, vedo Pascaline che parla tutta contenta con una vecchietta vicino ad una
capanna. Aveva comprato degli insetti fritti, dentro una foglia di palma. All'arrivo
all'unico alberghetto, deserto perché nessuno prima andava a Cap Est, la donna
che stava lì è corsa a prendere il limone e hanno fatto festa con gli insetti
fritti. Io ne ho mangiato uno, sapeva di patata farinosa.
Torniamo
a Tulear. I pousse-pousse
costavano poco, 2/3000, forse 4000 franchi, erano tutti tranquilli, come
era tranquilla Tulear, non ho mai avuto problemi. E ho conosciuto Roland. La
prima volta mi ha portato dal mercato al Les Palminters. Non correva, andava
piano, era un animale stanco. All'arrivo l'ho osservato in viso, era un
vecchio, sicuramente non vecchio, ma l'aspetto era quello di un uomo di 50
anni, aveva un viso dolce, al contrario di molti Antandroy e sorridente
senza denti, e indicando le ginocchia diceva in francese "ginos".
Mia mamma non era ancora ammalata e non sembrava vecchia, per cui non vedevo
negli occhi di Roland gli occhi di mia madre come mi sarebbe sempre successo in
futuro con i vecchi che avrei incontrato. Mi rimaneva dentro questo vecchietto
con il viso dolce e sorridente che mi trainava. Nei giorni a venire lo cercavo
con gli occhi dovunque andassi per farmi portare da lui, e anche lui mi
cercava, gli davo sempre 20.000 franchi e gli dicevo " Roland,
azafady mora mora" (Roland per piacere vai piano). Forse avrei fatto
meglio a dargli i soldi e prendere un altro pousse-pousse ma i rimorsi vengono sempre dopo. Quando sono
ritornato a Tulear l'ho cercato, mi hanno detto che lavorava vicino
all'ospedale ma non l'ho più rivisto. Io spero che sia ritornato dalla sua
famiglia ma in Madagascar non è così.
Dicembre
2006. Con Pascaline, dunque, eravamo a Tulear nel nostro viaggio verso sud.
Nathalia era già partita verso la terra e io non lo sapevo, ma Pascaline sì.
Tulear era insolitamente fresca sotto il ciclone. Non c'erano più l'Apache, il
Mozambicò e Les Palmiters con i fratelli creoli era in malora. Bisognava
viaggiare in taxi, si lottava con i pousse-pousse, la notte non era più sicura. Di nuovo c'era il
Melita, (in foto) adesso non c'è più, costruito dagli italiani e gestito da un
italiano. Un bar ristorante di lusso a livello europeo, e qui abbiamo fatto
l'ultimo dell'anno. Quella notte la promenade era invasa da macchine sopratutto
pick up e i pochi pousse-pousse
si aggiravano spaesati. Non era più il loro mondo. Come ti saresti sentito tu
Roberto poussoir in quel mondo?
Ti massacri i piedi e la vita per poche migliaia di franchi mentre tout le
monde si diverte con milioni di
franchi o di ariary? Non vuoi anche tu avere la tua parte di felicità? Tu hai
visto quale era la vita di un poussoir in Madagascar? Sopratutto a Tulear?
Non avevano una casa, una famiglia, dormivano sulle assi dei mercati o sui loro
pousse-pousse. Erano vestiti di
stracci mangiavano le soupe chinoise nei peggiori ristoranti malgasci. Molti non erano proprietari dei loro pousse-pousse, alla sera dovevano pagare l'affitto e alla fine gli
rimanevano pochi soldi, e le riparazioni erano a carico loro. Hai mai visto i pousse-pousse trascinare il loro carico di merci sulla salita di
Antsirabe? E portare all'alba sotto la pioggia tutte le masserizie delle
casotte delle brochette a
Tamatave? E a Natale e al primo dell'anno carichi di gente che fa festa e loro
devono spezzarsi la schiena perché sono gli unici giorni che possono guadagnare
qualcosa in più? Hai visto i pousse-pousse portare gente o merci nella sabbia? Hai visto i pousse-pousse lucidi di sudore dal collo alle caviglie sotto il
sole delle 11 a Tulear? E i piedi dei pousse-pousse? Hai visto il pousse-pousse a Tulear e a Tamatave terrorizzati perché avevano
spaccato il loro pousse-pousse e avevano paura a tornare dal loro padrone? Hai
visto i pousse-pousse che ti
portano sotto la pioggia battente mentre tu stai tutto riparato sopra? Hai
visto i pousse-pousse davanti
all'hotel Plage, dove ci sono sedute quattro stracci di troie e due vazaha imbecilli e loro ti dicono che quella è la
"Belle vie"? Hai visto le puttane per pousse-pousse a Majanga da 5000 franchi vicino al porto? Hai visto
un pousse-pousse portare un
armadio da Bazarkely a Tahity kely, vicino all'aeroporto a Tamatave, e
sono chilometri, per 50.000 franchi, poco più di 3 euro, e per fortuna
c'ero io perché Pascaline aveva concordato 50.000 franchi e voleva dargli
50.000 franchi?
Sono Antandroy, gente forte, Marcello, qui a destra, diceva che non erano
uomini erano cavalli, gente che lasciava il loro villaggio al sud da ragazzo
per andare, senza famiglia, nelle città del Madagascar a guadagnare qualcosa
che non avrebbero mai avuto nella loro povera brousse. Non erano intelligenti, forse, erano cattivi e
scontrosi, ma tu saresti stato diverso? Quale era il loro unico piacere? Una
bottiglia di birra fredda che gli regalava qualche vazaha perché loro non potevano permettersela. Marcello
diceva che lavoravano tutta la vita per comprare uno zebù da sacrificare alla
loro morte. Noi non vedevamo la loro sofferenza per la mancanza di una vita
decente, una capanna con moglie e figli e litigavamo per 1000 o 2000 franchi,
oggi 7 o 14 centesimi di euro. Con Marcello facevamo questo conto: Cosa
penseresti di un turista che spende 60 milioni di lire di biglietto aereo per
venire in vacanza in Italia, al ristorante mangia con 200.000 lire dorme con
300.000 lire e lasciamo stare le donne, è un delitto rubargli 10.000 lire?
Giancarlò
diceva per un malgascio rubare ad un vazaha è come per un italiano rubare a Berlusconi. Una
volta in Madagascar non c'era niente, auto scassate, niente televisione,
scooter, frigoriferi, scarpe, vestiti, il Madagascar era tutto povero e il pousse-pousse viveva tranquillo da povero con i poveri, poi
è arrivata la Cina e tutto è cambiato eccetto le tariffe dei pousse-pousse. E allora il più povero dei poveri è diventato
cattivo. A Tamatave ho conosciuto anche pousse-pousse Betsimisaraka, (l'etnia della costa est e in
particolare da Tamatave a Fenerife est, Pascaline è Betsimisaraka St. Marien)
con casa e famiglia, ho conosciuto pousse-pousse onesti, simpatici e anche belli, ma Tamatave è la
città più ricca del Madagascar, ricca per il Madagascar. Ho conosciuto i pousse-pousse insistenti di Antisarabe che ti seguono in tre
mentre cammini. Sono persone che ti sfiorano la vita e tu nel tuo egoismo non
riesci a vedere che i pochi soldi che puoi dargli sono la loro giornata di
lavoro, e se non riescono a rubare qualche migliaio di franchi al vazaha, a chi lo rubano, ai malgasci?
Come
tutti i malgasci anche i pousse-pousse sono diventati cattivi, perché vedono che ci sono tante cose belle e
sentono il diritto di averle anche loro. Io e Marcello una volta ci lamentavamo
con Andrea, un altro mito del Madagascar di cui in futuro sicuramente parlerò.
Andrea vive veramente da malgascio ma non perché ama la vita malgascia ma
perché è di Genova. Dicevo ci lamentavamo perché stavano facendo le strade e i
ponti, e sentivamo sfuggire il vecchio Madagascar e lui disse: "Non
possono lasciare il Madagascar nell'arretratezza per fare contenti noi". E
diceva: "Come può sentirsi un malgascio che vede il vazaha con le ragazze più belle, che va al ristorante per vazaha, che va negli hotel per vazaha, che ha in tasca i biglietti da 50.000 franchi (oggi
3 euro e qualcosa), mentre lui guadagna 10.000 franchi al giorno, che sta
in piscine per vazaha, che
sta seduto al bar con la birra da 8.000 franchi?". Ecco tutto questo lo
stiamo pagando. E dimmi adesso chi è la razza bastarda.
Adesso,
con l'arrivo della Cina e delle biciclette, i vecchi pousse-pousse "marchè à pied" sono scomparsi. Ci sono pousse-pousse bicyclette, con i led e le trombe. Ma io ripenso
sempre al vecchio Madagascar quando stavo sulle terrazze del vecchio Hotel
Plage a Tamatave e l'unico rumore che si sentiva era quello delle ruote dei pousse-pousse sulla strada con l'asfalto quasi scomparso, un
rumore come di legno picchiato per terra. E di notte, nel silenzio, vedevi solo
le piccole luci dei pousse-pousse,
candele infilate dentro bottiglie di plastica legate dietro, come tante
lucciole, come una volta, quando eravamo bambini, da noi in estate.
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