giovedì 14 agosto 2014

I miei tabù


Stiamo per partire per Itampolo con il camion-brousse. Tempo di percorrenza previsto: 15 ore. Ci siamo chiesti dove pernottare, poiché abbiamo tre possibilità. La prima, la più comoda, al Sud Sud di Itampolo, con birra ghiacciata, bungalow privato che si affaccia sul mare, a 20 euro a notte. Un furto! La seconda, a Besely Nord, da suo nonno Fanolihany, che si può vedere nella prossima foto, che ci mette a disposizione il letto matrimoniale e dove siamo già stati due volte, l’ultima nel dicembre scorso ed è gratis. La terza, a Koritsiky, dalla madre naturale di Tina, madame Zenizy, dove non sono mai stato, in cui però non c’è da dormire e ci toccherebbe portarci dietro materasso di gommapiuma e tenda. In entrambe le ultime due opzioni, non ci sono latrine, ma solo comodi, accoglienti fichi d’India a fare da riparo, fuori dai villaggi, dove espellere i propri cataboliti solidi (per quelli liquidi basta allontanarsi di qualche metro dalle capanne). A Besely Nord non ci sono prese elettriche, mentre a Koritsiky c’è un professore che ha il fotovoltaico e che sarebbe una manna dal cielo per il mio computer, volendo tenere aggiornato il blog, e ne potrei approfittare ovviamente a pagamento.

 
Ci sono però altre difficoltà di tipo logistico. Io e Tina non abbiamo un mezzo proprio e dobbiamo usare o il cavallo di San Francesco o i carretti trainati dagli zebù. Ma quando per esempio andiamo al ristorante, un po’ per celia, un po’ per farci capire senza suscitare scandalo, diciamo che io non mangio carne perché per me è tabù, fady in malgascio, così le cameriere non si permettono di fare commenti sprezzanti come il gestore del Sud Sud. Però, il non mangiare carne, pesce, formaggi, latte e uova, non è l’unico tabù che mi contraddistingue. Un altro è quello di non poter salire sulle carrette tirate dai poveri omby bastonati e pungolati. Detto per inciso, in Italia sono andato a cavallo una sola volta da giovane e poi ho smesso. In ossequio a questo mio tabù, nel 2009, la prima volta che mi trovai da quelle parti, feci una dozzina di Km da Besely Nord a Itampolo a piedi, con Tina, sua madre, la mia valigia e alcuni bambini comodamente seduti dentro il carretto, con uno zio che faceva da conducente. Io camminavo sulla pista sabbiosa, a volte davanti a volte dietro, a seconda delle fermate fatte dalla carretta.

Sulla sabbia si cammina a fatica perché il piede affonda e tutti abbiamo fatto questa esperienza andando al mare. Calzare scarpe o camminare scalzi non fa differenza, in termini di energie profuse e io quel giorno arrivai a Itampolo che non mi reggevo in piedi. Feci gli ultimi cento metri verso il bungalow barcollando, con Tina, sua madre e i bambini che si divertivano un sacco a vedere il vazaha in difficoltà. Io temevo che mi venisse un infarto.

Ora, i chilometri tra Koritsiky e Besely Nord non sono una dozzina, ma potrebbero essere anche 30, poiché Tina non sa quale sia la distanza giusta: forse 30 o forse 25. Fatto sta che io non voglio salire a bordo della carretta, ma non voglio neanche morire in Madagascar, con il mio corpo che verrebbe sepolto nel cimitero dei vazaha, a Tulear, se non addirittura in piena brousse. Sarei tentato di andare a Koritsiky, presso la madre naturale di Tina, dando ascolto alla voce dell’avventura, ma quei 30 Km proprio non mi vanno giù. Sperare nel passaggio di qualche macchina di turisti è come sperare di vincere un terno al lotto. E poi gli autisti e le guide malgasce hanno l’ordine di non far salire a bordo gli sconosciuti, vazaha moribondi compresi. Quindi come si potrebbe fare?

2 commenti:

  1. secondo me potreste prendere due biciclette a nolleggio

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    1. E' vero, non ci avevo pensato!

      Purtroppo, sulle piste sabbiose, quello che vale per le scarpe vale anche per le ruote delle bici e ci toccherebbe fare molti tratti spingendole a mano. La fatica aumenterebbe.

      Ho già provato 27 Km da Tulear a Mangily e stavo per farmi venire un collasso.

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