venerdì 8 agosto 2014

Il nostro guardiano


Avendo deciso di partire per tre giorni di vacanza a Mangily e non potendo lasciare incustodita la casa, anche se dotata di inferriate alle finestre, sita nel quartiere di Ambolanahomby in cui pullulano i ladri di polli, Tina ha cercato un guardiano. E l’ha trovato in Nary Soavinera, un 43enne delle sua etnia che normalmente fa lo scaricatore di sacchi. La crisi economica mondiale scatenata da una combriccola di potentissimi criminali ha colpito anche lui, giacché, che si tratti di scaricare balle di cotone o sacchi di riso da 50 Kg, Nary e gli altri facchini suoi colleghi ultimamente passano molte giornate senza lavorare. Se poi si pensa che, quando c’è da scaricare un camion, a fine giornata la loro paga è di 1500 ariary (50 centesimi di euro) si è presi da un indicibile sdegno per come degli esseri umani possano essere ridotti a livello di schiavi, ma questa situazione ci fa almeno capire perché quando Tina gli ha offerto 25.000 ariary per farci da guardiano per due settimane (di ritorno da Mangily abbiamo intenzione di andare a Itampolo), Nary è stato felicissimo di trasferirsi giorno e notte nel cortile di casa nostra, dove ci sono due casette da affittare. Lui si è sistemato in quella di lamiera. Si è portato dietro un coltellaccio con una lama da 40 centimetri e una fionda, ma per il lavoro di guardiano sono ammessi anche il famaky, la scure, e il lefo, la lancia, che lui però non aveva.


Quando giovedì sera 7 agosto è venuto a piedi da Analatsimavo, c’erano 5 poliziotti per strada, che lo hanno fermato chiedendogli dove se ne andasse con quel temibile coltello. Nary ha risposto che stava andando a prendere servizio come guardiano e i poliziotti si sono limitati a dirgli di metterlo nella borsa che aveva con sé. Da noi sarebbe scattato immediatamente il sequestro e la denuncia per porto abusivo d’arma. Ho chiesto a Tina, mentre cenavamo tutti insieme in cortile alla luce della luna, cosa succederebbe se qualcuno s’intrufolasse in cortile e Nary lo uccidesse. Mi ha risposto che la polizia gli darebbe una medaglia. In senso figurato. Cioè non ci sarebbe nessuna conseguenza legale per Nary perché avrebbe solo fatto il suo dovere. I ladri, in Madagascar, fanno un lavoro molto pericoloso. Tuttavia, bisogna dire che se volessero fare le cose per bene, cioè se agissero in più persone, la prima cosa che in questi casi si fa è quella di uccidere il guardiano, per poi agire indisturbati e assaltare la casa. Quindi, anche Nary potrebbe temere per la sua vita se Ambolanahomby fosse un quartiere veramente pericoloso. Per fortuna, ci sono solo ladri di polli.

Cenando insieme, grazie a Tina che faceva da interprete, ho voluto sapere qualcosa di lui. Ha due figli, avuti da una donna che non ha mai ufficialmente sposato, cioè con cui non ha fatto fomba, forse perché è sempre stato troppo povero per comprare uno zebù da uccidere in questa tradizionale occasione. Ha già fatto il guardiano per un vazaha, in passato, e quindi sa cosa ci si aspetta da lui. Non si è portato la stuoia da casa perché si vergognava, così ha dormito sul cartone della specchiera che Tina aveva comprato il giorno prima. Ma quando torneremo da Mangily gli compreremo un materasso di gommapiuma, per le dieci notti in cui noi saremo a Itampolo. Quando, prima della nostra partenza, ho detto a Tina di lasciargli tavolo e sedie, mia moglie mi ha risposto che Nary è abituato a mangiare seduto per terra e che di una sedia non saprebbe che farsene. Non avrei immaginato che le abitudini acquisite nella brousse fin da bambini, si consolidassero così profondamente, poi, nella vita adulta.

La mattina della partenza lo vedo accarezzare un pollastro malandato. Mi spiega che è orfano e che i bambini ci stavano giocando. E’ visibilmente sofferente e Nary cerca di fargli mangiare un po’ di riso. Mi dice che gli darà anche il paracetamolo, sostanza miracolosa in Madagascar. Poi lo sento pronunciare la parola manitsi, freddo, ma io penso: “Avrà la febbre, piuttosto”. E invece, dopo qualche minuto di carezze, il pollo si dirige barcollando verso un punto del cortile dove il sole proiettava i suoi benefici raggi e vi si appisola. Potenza dell’istinto animale! Saggezza degli uomini della brousse! Speriamo che al nostro ritorno, lunedì prossimo, nel nostro cortile non ci sia stato nessun accoltellamento. Mi sentirei responsabile perché i vazaha, in quanto portatori sani di denaro, attirano la malavita. E ci vanno di mezzo anche gl’innocenti.

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