sabato 4 ottobre 2014

Per me la vita è male


“La gente di buon gusto – e ogni uomo e ogni donna che conosceva potevano essere definiti tali – aveva, naturalmente, orrore di tali argomenti”
Joseph Conrad “Il ritorno”

Prendo spunto da una lettera di disapprovazione che ho recentemente ricevuto da Daniela Andretta, che mi condannava perché secondo lei avrei forzato la mia seconda moglie, malgascia, ad abortire, per trattare un tema scabroso: l’aborto. O, più in generale, lo shakespeariano “essere o non essere”. Ecco le sue amare parole:

“La superficialità con cui ha aderito alla privazione dell'esperienza terrena di una creatura mi lascia basita!”


Siamo anime che vengono sulla Terra per fare esperienza, dice assurdamente qualcuno. Esperienza de che? Che siamo anime, staccatesi temporaneamente dall’Anima Mundi, ci può stare, ma non credo che lo si faccia di propria volontà, giacché l’esperienza che tali entità possono sperimentare qui è nella quasi totalità dei casi di tipo doloroso e spiacevole, per cui è più facile immaginare che si tratti di una condanna forzata che di una libera scelta della singola anima. La questione è se la Terra è un pianeta prigione o un paradiso. Non ci vuole molta fantasia per rispondere. Nel caso specifico, un bambino che avesse ereditato i miei geni, del tutto casualmente e contro la mia volontà, sarebbe nato in un paese dove ai bimbi si amputa il prepuzio, come si faceva nell’antico Israele e come fanno due o forse anche tre miliardi di arabi e africani. Mal comune, mezzo gaudio e nel suo contesto al bambino circonciso la violenza che gli viene fatta potrebbe anche essere di vanto anziché di vergogna, ma il Madagascar, come altri paesi africani, ha un’alta mortalità infantile al di sotto dei cinque anni.

Ho visto bambini fare il bagno la domenica nelle canalette di scolo ai lati dei campi, dove poco prima gli zebù al pascolo avevano defecato. Malattie come la febbre tifoide e il colera sono endemiche e l’acqua dei pozzi che molti malgasci utilizzano per usi domestici, è contaminata dai colibatteri fecali. Lo stereotipo familiare di tipo occidentale, con un padre una madre e la prole che vivono sotto lo stesso tetto, non è al primo posto nelle consuetudini culturali dei malgasci. Per cui, se una coppia non vuole o non ha i mezzi economici per dar da mangiare ai figli, possono subentrare i parenti nell’allevamento dei bambini. Si tratta di un utile ammortizzatore sociale e io l’ho visto con Sammy e Odillon, i cui genitori Toetra e Korety abitano a 15 ore di camion brousse da dove i due fratellini risiedono abitualmente. Nessuno ci trova niente di strano, nemmeno nel fatto che Sammy, di tre anni, stava per morire d’inedia perché sua madre Korety non gli dava da mangiare.

Quando nacque la mia prima e unica figlia, qui in Friuli, una zia dottoressa voleva ospedalizzarla perché mangiava poco ed era sotto la media del peso rispetto all’età. Non fu necessario e ora Orsetta ha quasi vent’anni e gode di ottima salute, benché io non la veda quasi mai. Ciò m’induce a pensare di non essere adatto a fare il padre, visto che con il primo matrimonio, durato un anno, le cose sono andate esattamente così: la bambina fu cresciuta dalla nonna a Trieste, perché la madre naturale lavorava, portando a casa lo stipendio, mentre io ho abitato a cento Km di distanza da moglie e figlia.

Nel caso della mia seconda moglie, Tina la malgascia, sposata 16 anni dopo la prima, le motivazioni per le quali voleva portare avanti la gravidanza erano di genere frivolo. Avere un figlio di carnagione chiara è per le donne malgasce una specie di status simbol, perché significa essere sposate con un vazaha, un europeo, o anche solo aver avuto rapporti con lui. Poiché nel caso di Tina sarebbe successo al bambino mai nato la stessa cosa che era successa a lei trentuno anni fa, di essere data in consegna dalla madre naturale Zenise, abitante a Koritsiky, alla sterile sorella Nohay (qui a destra), abitante a Tulear (le stesse 15 ore di camion brousse) e sarebbe successa la stessa cosa di Annika, prima ed unica figlia di Tina, ora undicenne, data da quest’ultima in consegna sempre alla zia Nohay, non mi è sembrato che il futuro del mio erede naturale fosse desiderabile, perché non è detto che la donna che ha allevato prima Tina e poi la figlia di questa, Annika, avrebbe avuto voglia di allevare anche il secondo figlio di Tina, cioè il mio mai nato pargolo.

Oltretutto, sapendo che Nohay prova risentimento verso di me, che in otto anni dacché frequento sua figlia adottiva, non sono stato capace di costruirle una casa in muratura, e nemmeno di comprarle del terreno, non penso che Nohay sarebbe stata ben disposta a tirar su un “bastardo”, pelle bianca o non pelle bianca. Tina, dall’indistruttibile indole, non ha i mezzi per allevare un bambino e, conoscendola, penso che non lo alleverebbe neanche se li avesse. Indi per cui, aver pensato di portare avanti la gravidanza è stato per lei solo un momento illusorio e passeggero, un capriccio, un baloccarsi con l’idea di possedere uno status simbol da esibire in società. Uno status simbol che caga, piscia, frigna, chiede da mangiare, prende i vermi intestinali, si ammala e ha alte probabilità di morire in giovanissima età, benché circondato da un clan disposto ad occuparsene occasionalmente, come consuetudine dei Tanalana e forse anche di altre etnie.

Non sono stato io quindi ad obbligare Tina ad abortire, perché da quando la conosco non ha mai fatto quello che le dicevo di fare. E’ stata invece lei a rendersi conto che non sarebbe stata una buona mossa, quella di portare avanti la gravidanza. Per fortuna, il suo cattolicesimo è all’acqua di rose, come quello di tutti i malgasci, essendo che lei nel profondo dell’anima è e resta un’animista. Come tutti gli altri. Tina ha già sperimentato il mio rifiuto di mandarle soldi dall’Italia, perché non posso permettermi di mantenerla visto che io stesso sono mantenuto da mia madre pensionata (in foto), in cambio dell’assistenza che le offro in qualità di badante. Quindi, per fortuna, Tina ha tenuto in considerazione che, come ho fatto con la prima moglie, a cui non ho dato mai nulla per il mantenimento di Orsetta, così avrei fatto con lei, per il mantenimento di un figlio X abitante oltretutto a 11.000 Km di distanza da me. Questa mancanza di finanziamenti da parte mia, molto più che ipotetica, deve aver convinto Tina della necessità di abortire, quale migliore scelta per lei e per me, tenuto conto che di me e delle mie esigenze non le è mai importato granché.

Viene spontaneo chiedere a questo punto, sapendo tutte queste cose, perché nel febbraio 2011 sono andato giù a sposarla? Risposta: per il semplice motivo che tutte queste cose all’epoca non le sapevo o, se lo sapevo a livello inconscio, facevo di tutto per non saperle. Solo dall’alto della mia esperienza – e quella di questi ultimi tre mesi è stata micidiale – posso ora sapere che non solo Tina non è la donna giusta per me (e non ci voleva molto a capirlo), ma neanche il Madagascar è il posto giusto in cui vivere, benché mi sia illuso per otto anni che lo fosse. Leonardo da Vinci ci mise trentasei anni a sorridere, nel senso artistico, passando dal sorriso di Ginevra de’ Benci, del 1474, a quello di Sant’Anna, del 1510, passando attraverso quello della Gioconda, del 1507. Io ci ho messo otto anni a capire che Tina in particolare e il Madagascar in generale non sono luoghi benefici per il mio equilibrio mentale e nemmeno per le mie tasche, più leggere ogni volta che incontro l’indomita Ravaotiana Manjaka Floreste Fanolihany Mampionona.

Ognuno ha bisogno del suo tempo per maturare e io ci ho messo tutti questi anni per maturare la convinzione che il Madagascar non è un paese per animalisti e Tina non è la donna più adatta a vivere al mio fianco, sempre che una simile chimerica creatura possa esistere. Ne consegue che, poiché filosoficamente ritengo che la qualità della vita sia infinitamente superiore alla quantità della medesima, la soppressione di un feto di due mesi, che secondo l’antroposofa Daniela Andretta avrei privato dell’esperienza terrena, sia stata la cosa giusta da fare. Tina lo ha fatto senza tante storie, mentre a me è costato pianto, angoscia e sensi di colpa, nonché aggravamento delle mie condizioni fisiche, sfociate stavolta in epatite a differenza degli anni scorsi in cui invece lo stress si sfogava su altri organi.

Mi sono di conforto e autogiustificazione le parole di Sileno, che così rispose a re Mida, quando questi gli domandava quale fosse la cosa più desiderabile per gli uomini:

“Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto”.

Anche se i bambini (a sinistra foto Spizzirri), in tutti i paesi del mondo, riescono per loro fortuna a giocare, divertirsi e trovare spensieratamente bella la vita, come espresso da un Benigni regista e filosionista, mi trovo concorde con il pensiero leopardiano espresso nelle Operette Morali, più precisamente nel Dialogo di un fisico e di un metafisico:

“Perché se la vita non è felice, che fino a ora non è stata, meglio ci torna averla breve che lunga”.

I bambini in Madagascar, dopo pochi anni di spensieratezza, sono costretti a lavorare come gli adulti, in violazione dei diritti dell’uomo, e non sarebbe stato un bel regalo per il mio feto farlo venire al mondo. Se non è il posto giusto in cui vivere per me, animalista contraddittorio ma desideroso di rispettare il più possibile della vita, non lo è in definitiva neanche per gli altri esseri umani, destinati ad essere ineluttabilmente o vittime o carnefici o più probabilmente entrambi. Non avrei sopportato l’idea di vivere il resto dei miei giorni sapendo che a migliaia di chilometri da qui c’è una parte di me che avrebbe forse avuto bisogno di assistenza o che anche solamente si sarebbe prima o poi posto la fatidica domanda: “Chi è mio padre?”. Forse io ragiono come un occidentale o sono troppo romantico. Forse dovrei scrollarmi di dosso queste idee, che sono solo sovrastrutture di matrice cristiana, ma resto convinto al 100% di aver fatto la scelta giusta, benché dolorosa. Tina ha ripreso la sua solita vita: balla, canta, guarda la televisione, s’intrattiene molte ore con le amiche e fa business di vestiti, con i finanziamenti da me regolarmente ricevuti a fondo perduto. Anche lei è convinta di aver fatto la cosa giusta. Solo Daniela Andretta, studiosa, insieme al marito Giorgio, di scienze dello spirito, non è dello stesso parere.

22 commenti:

  1. Anche per me la vita è male.
    Quello che fai, hai fatto e vai facendo è ben fatto.
    Perchè segue la via del cuore. Ma sarebbe bel fatto anche senza alcun perché. Perchè la vita non ha alcun perché.
    Bentornato!

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    1. Grazie Gianni!

      Hai sempre belle parole per me.

      La vita non ha molto senso, infatti, ma proprio per questo dobbiamo dargliene uno noi e il senso più grande che possiamo darle è amarla in tutte le sue forme.

      Nella difficile scelta che ho dovuto fare recentemente, visto che il piccolo feto non voleva saperne di arrendersi, ho preferito amare me stesso, la mia vita di adulto, anziché la sua di uomo in fieri.

      Sembra egoistico e forse un poco lo è, ma non mi piaceva lasciare niente in sospeso laggiù, proprio perché desidero la massima qualità di vita possibile per un essere umano e laggiù questo non è garantito.

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  2. Uno che non ha occhi non vada al cinema.

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    1. Bel proverbio! Originale!

      Anni fa ho conosciuto un vecchio cacciatore siciliano cieco, che si faceva portare in cima al Monte Ciccia (ME) nel mese di maggio, per ascoltare gli spari dei suoi colleghi bracconieri mentre sparavano ai falchi pecchiaioli in migrazione.

      Morale: lo spirito umano è più forte di qualsiasi limitazione e anche se non avessi occhi vorrei andare al cinema, a teatro, alla partita di pallone, sul Monte Ciccia e pure in Madagascar, perché così vogliono gli spiriti indomiti.

      Finché anch'io non mi arrenderò a causa di forza maggiore.

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  3. Roberto... Hai fatto una ESPERIENZA, hai capito molte cose... In questo MALE dunque c'è del BENE, o sono tutte e due le cose contemporaneamente...? Giovanni

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    1. Probabilmente, bene e male viaggiano insieme, come hanno capito i taoisti con il loro cerchio diviso in due parti, con macchie di colore opposto dall'altra parte. Noi occidentali siamo zucconi e ci dobbiamo sbattere il muso.

      Verrebbe quasi da credere a quelli che dicono che siamo anime venute sulla Terra a fare esperienza. Come Gianni, non vedo alcun senso logico in ciò.

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  4. Billy ieri sono andata a Parma ad una conferenza di Marco Ferrini, lui sostiene che (ma sono arrivata a pensarlo anch'io):
    "Solo nella prospettiva dell’eternità noi ci realizziamo, perché essa ci trasporta in un altro stato d’animo. ..... Per questo dovremmo ampliare la nostra prospettiva e porre ogni esperienza in relazione all’eternità."

    Non ho potuto ascoltare tutta la conferenza soprattutto quella più interessante riservata alle domande/risposte dei partecipanti... ma le domande a cui lui cercava di rispondere sono tra le più complesse e profonde: "Chi nasce, arriva dal nulla? E le tendenze che mostra sin dai primi mesi, dipendono dal caso o da fatti precedenti di cui sono l'innegabile conseguenza? I significati indovedici di vita, morte e immortalità ci guidano a conoscere le radici dell'essere umano e delle leggi universali che regolano il suo andare, il morire e il rivivere: un viaggio affascinante verso l'espansione della propria coscienza e la conquista della consapevolezza della propria eternità. ...E prendere coscienza della preesistenza dell'essere alla propria incarnazione nonché della realtà di mondi che sfuggono alla percezione sensoriale. (https://www.youtube.com/watch?v=1yycE5kHN9Q)

    Tra l'altro è vegetariano e dovrebbe riscuotere anche le simpatie di Roberto, dice infatti: "Diventare vegetariani non è una questione di gusto o di eccentricità, ma l’unico modo per evitare l’uccisione e la sofferenza di altre creature."( http://www.marcoferrini.net/home/item/non-violenza.html ).

    E' una persona che parla al cuore: https://www.youtube.com/watch?v=wdWOclEpkiY non ha atteggiamenti di condanna verso le scelte delle persone.... si esprime così:
    "La vita è un viaggio. Ognuno di noi, se si guarda alle spalle, ovvero se guarda indietro fino alla propria infanzia o adolescenza, vede che ha fatto un viaggio, bello o brutto che sia a seconda della natura delle esperienze compiute. Nessuno di noi si trova più dove è iniziato il viaggio. Sappiamo da dove siamo partiti ma non dove arriviamo. Per identificare la meta e raggiungerla, occorre acquisire conoscenza profonda di noi stessi e fare dei piani o progetti evolutivi, non semplicemente essere attratti dal piacevole o dal bello, perché a volte per evolvere dobbiamo passare in situazioni che non ci appaiono affatto piacevoli, ma che in realtà sono necessarie."


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    1. Mi sembra che dica cose scontate che qualunque parroco di campagna potrebbe dire.

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  5. I parroci non mi sembra che parlino di Karma e di reincarnazione.... forse non si capisce dalle frasi che ho postato, ma l'argomento é quello.

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    1. Forse che questo non lo dicono anche i preti?

      ....."Solo nella prospettiva dell’eternità noi ci realizziamo".

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    2. E allora perché ha bandito la reincarnazione? In che modo ci realizziamo se non in tante vite?

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    3. Volevo scrivere: "E allora perché la Chiesa ha bandito la reincarnazione?"

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  6. Io invece domenica sono stato alla conferenza di Malanga. Mi pare che lui e Ferrini in fondo dicano la stessa cosa: siamo qui per fare l'esperienza che ci siamo scelti. Certo non è un discorso logico, perché la logica pertiene all'emisfero sinistro, per così dire, mentre la parte animica SENZA TEMPO sta nell'emisfero destro. Siamo stati per vari millenni intossicati dalla prevalenza dell'emisfero sinistro, adesso dobbiamo riequilibrare. Almeno anche io la penso così. Più prosaicamente chiedo a Roberto: ma hai una figlia? Che bello! Quella nella foto con te? g

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    1. Sì, ha 19 anni ed è sempre vissuta con la madre, lontano da me.

      Forse per questo in Madagascar ho preferito che Tina abortisse: perché non volevo ripetere l'esperienza negativa di svolgere il mero ruolo di riproduttore, privandomi della gioia di veder crescere un figlio.

      Orsetta (e sua madre) mi hanno fatto soffrire abbastanza, in questi ultimi 19 anni.
      Ho già dato.

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  7. I parroci, come tutta la Chiesa, spingono l'acceleratore sull'idea (capitalista...) di tempo lineare, mentre il tempo è circolare, ritorna sempre, dunque "non esiste"... Sono sempre più convinto che il vero antidoto contro il Capitalismo...sia solo e soltanto il Paganesimo. g

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  8. Ci vorrebbe un reset dai vari condizionamenti/indottinamenti... e comunque anche Ferrini porta avanti il famoso "conosci te stesso"... infatti scrive: "La scoperta di noi stessi, la ricerca del sé, baricentro della nostra personalità, consiste nel riappropriarsi della nostra realtà. ... Attraverso la conoscenza dei meccanismi mentali che strutturano la realtà attorno a noi, possiamo progettare la nostra vita. Noi non siamo la mente e possiamo, attraverso la volontà, gestire e governare tutte le funzioni psichiche..... Dobbiamo agire come un re che decidesse di ascoltare i propri sudditi, facendone entrare solo pochi per volta. Così dovremmo ascoltare ad una ad una tutte le istanze inconsce che sono state bistrattate...."

    Insomma ascoltarci... dare attenzione a ogni nostro anche piccolo disagio... lo dicono in tanti in questo periodo di osservarsi senza reprimere niente...

    Quando scrive "noi non siamo la nostra mente" non ti ricorda Giordano Bruno?

    Ti puoi immaginare chi metterei oggi al rogo io... la vita può essere compresa solo alla luce del Karma... ma per la religione di Stato ciò é eresia...

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    1. Ci sono però due differenze rispetto al pensiero di Malanga. Quest'ultimo afferma la non esistenza del karma e la contemporaneità di tutte le vite in un unico presente, dato che il tempo stesso non esiste. Seconda cosa afferma che la mente non va sminuita, e che essa è parte della nostra Coscienza assieme alla parte spirituale e quella Animica, ovvero quella inconscia. Servirebbe a ben collegare la parte conscia con quella inconscia e viceversa, dunque un compito fondamentale... Ora io non voglio affermare che l'uno dice giusto e l'altro dice sbagliato. Dipende da come queste affermazioni siano consonanti rispetto alla nostra stessa Coscienza individuale... g

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    2. Diciamo che in una vita riviviamo e attiriamo situazioni di vite precedenti...(come la storia che si ripete, ma non nella stessa "forma") i condizionamenti non sono solo quelli dell'ambiente in cui viviamo, ma vengono anche da vite precedenti e da situazioni a volte traumatiche.
      La mente sono d'accordo, non va sminuita, ma come sai funziona come un ricevitore di una radio e spesso la frequenza su cui ci sintonizziamo ci porta fuori strada... cerca di ostacolare gli obiettivi che ci siamo posti.... e comunque sia Ferrini che altri dicono che con forte volontà possiamo rimetterci in carreggiata e capire cosa vogliamo veramente... e questo é possibile solo con una profonda conoscenza di noi stessi.

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  9. Quelli del "Non Uccidere" del "porgi l'altra guancia" e del "ama il prossimo tuo come te stesso".

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  10. Ho sempre pensato che l'idea del "porgere l'altra guancia", invece che rappresentare il massimo dell'altruismo, rappresenti la forma più perversa e abnorme di egoismo. Perché è come se quello che porge la guancia dicesse: ecco, vedi io invece quanto sono MIGLIORE DI TE? Io che sono buono, SONO ANGELO e non stupido animale come te che mi hai schiaffeggiato? E costringe l'altro a provare un senso di colpa e di inferiorità...tremendo...è una delle più subdole e sistematiche metodologie di dominio, di DISTACCO DALLA NATURA!! g

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    1. Konrad Lorenz ne ha dato un'interpretazione etologica, ma gli induisti da secoli dicono: "Siate come il legno di sandalo, che profuma la scure che lo taglia".

      C'è, nel "porgi l'altra guancia", un mistero sublime che noi comuni mortali non riusciamo a capire e che solo i martiri hanno compreso e accettato, finendo la loro stramba vita nel proprio sangue.

      Io resto stupefatto di fronte ai malvagi e al loro comportamento.
      E non me ne capacito.

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    2. Le frasi sopra le ho riportate in senso ironico.... nel senso che la storia sulle malefatte della Chiesa parla da sola, quando mai ha rispettato il "NON UCCIDERE" e il resto...

      Il "porgi l'altra guancia" secondo me serve per disperdere le "energie" che ti aggrediscono (anche sotto forma di persone) ma non deve essere una cosa forzata la non reazione.... deve essere una scelta, se invece la non reazione é forzata si traduce in un trauma per il "sé"....

      Anche il "senso di colpa" é un'emozione che va osservata e con la semplice osservazione piano piano sparisce... sono cose complesse e non facili da spiegare non per niente ci scrivono libri su libri....

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