Fonte: Corriere della sera
Prima del 1908 il principale mezzo di
trasporto a New York erano i cavalli. Nel 1894 nella città ne
circolavano circa 175 mila. Nonostante le denunce dell’Aspa
(American Society for the Prevention of Cruelty to Animal) sui
maltrattamenti e le torture che gli animali subivano, le carrozzelle
avevano continuato a circolare senza problemi. Poi tutto cambiò in
pochissimo tempo: nel 1912 per le strade della Grande Mela c’erano
ormai più auto che cavalli. “A convincere i newyorkesi ad
abbandonare quel mezzo di trasporto violento verso gli animali non
era stato il tema etico ma la tecnologia: la Ford Model T, la
prima auto prodotta in serie negli Usa”, racconta Bruce Friedrich,
47 anni, direttore esecutivo di The Good Food Institute, in
un’intervista a Vox in cui spiega come a suo parere lo stesso accadrà col cibo. “Così come oggi sarebbe assurdo usare
un cavallo per andare a un appuntamento di lavoro, in un futuro
abbastanza prossimo sarà assurdo allevare gli animali per mangiarli,
con tutto lo spreco di risorse e sofferenze che comporta, e
sarà invece normale e logico mangiare vegetali o carne sintetica”.
Che gli allevamenti intensivi siano
crudeli verso gli animali e che la produzione di pesce, carne e
derivati sia insostenibile è un fatto ormai appurato. Gli studi che
lo certificano si sono moltiplicati negli ultimi anni così come gli
articoli sull’argomento sui maggiori media mondiali. “Saremo 9,5
miliardi di persone nel mondo nel 2050 e non possiamo sfamare un
pianeta con una dieta come quella attuale – ricorda sempre
Friedrich snocciolando dati e cifre che riassumo quanto finora
certificato a livello scientifico – il tipo di carne più
efficiente è quella di pollo ma per avere una caloria da questo cibo
se ne devono bruciare 9 che vanno nella coltivazione dei cereali e
acqua che servono per la sua alimentazione. Il rapporto è di 15 a 1
per il maiale e di 25 a 1 per il manzo. Parliamo tanto di sprechi
alimentari perché il 40% del nostro cibo finisce nella spazzatura ma
qui si tratta di gettare nella spazzatura l’800% del cibo che
produciamo. Ci sono circa 800 milioni di persone nel mondo che
soffrono la fame e noi continuiamo a usare la maggior parte dei
cereali che produciamo per sfamare gli animali. L’80% della soia
prodotta livello mondiale serve all’allevamento. E almeno il 18%
dei gas serra derivano dalla produzione animale. L’unico modo per
salvare il pianeta è ridurre il consumo di derivati animali”.
Eppure – nonostante la crescita della
popolazione vegana e vegetariana sia in aumento nel mondo – la
stragrande maggioranza della popolazione non vuole cambiare le
proprie abitudini alimentari. Anche questo sembra un dato di fatto.
Sappiamo che gli animali soffrono e subiscono abusi, sappiamo che
mangiare un paio di bistecche è come guidare un auto per tre ore,
avendo lasciato accese tutte le luci di casa, eppure non smettiamo di
farlo. “Abbiamo imparato a convivere con le nostri contraddizioni”,
commenta, sempre su Vox, Sean Illin. Ma come è accaduto col
passaggio dai cavalli alle auto – per tornare all’esempio
iniziale – a convincere miliardi di persone nel mondo a
cambiare rotta secondo molti osservatori non saranno le
motivazioni ambientali ed etiche ma la tecnologia: lo sviluppo di un
cibo sostenibile dal punto di vista ambientale, che però abbia lo
stesso identico gusto di quello che sono abituati a mangiare adesso e
che sia ovviamente economico. “Al Good Food Institute – spiega
Friedrich- pensiamo che il modo migliore per ridurre il consumo di
derivati animali sia proporre delle alternative competitive sulla
base dei fattori che adesso guidano le scelte dei consumatori e per
questo a nostro avviso dobbiamo tenere fuori le considerazioni etiche
e ambientali. Vogliamo che i consumatori scelgano i nostri prodotti
semplicemente perché sono la scelta migliore: cioè sono gustosi ed
economici”.
Insomma parliamo di carne “sintetica”
(anche se il termine non viene considerato appropriato): o meglio di
sostituti della carne prodotti partendo da sostanze vegetali,
oppure realizzati in laboratorio da cellule animali, ma anche di
sostituti più tradizionali, simili al seitan o al tofu. Le
alternative sono molte e possibili. Qualcuno storcerà il naso ma
certo è che negli ultimi anni si sono moltiplicati gli investimenti
in questo settore. Basti pensare a realtà come Beyond Meat (fondata
nel 2009 da Bill Gates e Biz Stone) o Impossible Food (che ha
ricevuto 180 milioni di dollari di finanziamenti da investitori della
Silicon Valley). “Adesso pensare alla carne senza animali ci fa
impressione – conclude Friedrich – ma stimiamo che nel giro di
5-10 anni non sarà più così. La stragrande maggioranza delle
persone non si preoccupa di come è prodotto il cibo che mangia, non
sanno neppure da dove arrivi. Questi prodotti convinceranno tutti.
Proprio come accade con la Ford Model T”.
Una soluzione, dunque, che soddisfa
tutti? La produzione di cibo è certamente la principale fonte di
sofferenza e morte per almeno 70 miliardi di animali da allevamento
all’anno. Ma se l’etica rimane fuori dal nostro piatto,
resta aperto in tutti gli altri ambiti della nostra vita il tema
dello sfruttamento e del dominio dell’uomo sugli altri animali e
sulla natura. Lo affronteremo in qualche modo? Come abbiamo detto
all’inizio nel 1884 a New York 175 mila cavalli venivano
sfruttati come mezzo di trasporto. Oggi ce ne sono “ancora” o
“solo” – dipende dai punti di vista - un’ottantina.
[N.d.R. Articolo segnalato da Francesco Spizzirri]
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