venerdì 14 ottobre 2016

Ben venga la tecnologia!



Prima del 1908 il principale mezzo di trasporto a New York erano i cavalli. Nel 1894 nella città ne circolavano circa 175 mila. Nonostante le denunce dell’Aspa (American Society for the Prevention of Cruelty to Animal) sui maltrattamenti e le torture che gli animali subivano, le carrozzelle avevano continuato a circolare senza problemi. Poi tutto cambiò in pochissimo tempo: nel 1912 per le strade della Grande Mela c’erano ormai più auto che cavalli. “A convincere i newyorkesi ad abbandonare quel mezzo di trasporto violento verso gli animali non era stato il tema etico ma la tecnologia: la Ford Model T, la prima auto prodotta in serie negli Usa”, racconta Bruce Friedrich, 47 anni, direttore esecutivo di The Good Food Institute, in un’intervista a Vox  in cui spiega come  a suo parere lo stesso accadrà col cibo. “Così come oggi sarebbe assurdo usare un cavallo per andare a un appuntamento di lavoro, in un futuro abbastanza prossimo sarà assurdo allevare gli animali per mangiarli, con tutto lo spreco di risorse e sofferenze che comporta,  e sarà invece normale e logico mangiare vegetali o carne sintetica”.



Che gli allevamenti intensivi siano crudeli verso gli animali e che la produzione di pesce, carne e derivati sia insostenibile è un fatto ormai appurato. Gli studi che lo certificano si sono moltiplicati negli ultimi anni così come gli articoli sull’argomento sui maggiori media mondiali. “Saremo 9,5 miliardi di persone nel mondo nel 2050 e non possiamo sfamare un pianeta con una dieta come quella attuale – ricorda sempre Friedrich snocciolando dati e cifre che riassumo quanto finora certificato a livello scientifico – il tipo di carne più efficiente è quella di pollo ma per avere una caloria da questo cibo se ne devono bruciare 9 che vanno nella coltivazione dei cereali e acqua che servono per la sua alimentazione. Il rapporto è di 15 a 1 per il maiale e di 25 a 1 per il manzo. Parliamo tanto di sprechi alimentari perché il 40% del nostro cibo finisce nella spazzatura ma qui si tratta di gettare nella spazzatura l’800% del cibo che produciamo. Ci sono circa 800 milioni di persone nel mondo che soffrono la fame e noi continuiamo a usare la maggior parte dei cereali che produciamo per sfamare gli animali. L’80% della soia prodotta livello mondiale serve all’allevamento. E almeno il 18% dei gas serra derivano dalla produzione animale. L’unico modo per salvare il pianeta è ridurre il consumo di derivati animali”.


Eppure – nonostante la crescita della popolazione vegana e vegetariana sia in aumento nel mondo – la stragrande maggioranza della popolazione non vuole cambiare le proprie abitudini alimentari. Anche questo sembra un dato di fatto. Sappiamo che gli animali soffrono e subiscono abusi, sappiamo che mangiare un paio di bistecche è come guidare un auto per tre ore, avendo lasciato accese tutte le luci di casa, eppure non smettiamo di farlo. “Abbiamo imparato a convivere con le nostri contraddizioni”, commenta, sempre su Vox, Sean Illin. Ma come è accaduto col passaggio dai cavalli alle auto – per tornare all’esempio iniziale –  a convincere miliardi di persone nel mondo a cambiare rotta secondo molti osservatori non saranno le motivazioni ambientali ed etiche ma la tecnologia: lo sviluppo di un cibo sostenibile dal punto di vista ambientale, che però abbia lo stesso identico gusto di quello che sono abituati a mangiare adesso e che sia ovviamente economico. “Al Good Food Institute – spiega Friedrich- pensiamo che il modo migliore per ridurre il consumo di derivati animali sia proporre delle alternative competitive sulla base dei fattori che adesso guidano le scelte dei consumatori e per questo a nostro avviso dobbiamo tenere fuori le considerazioni etiche e ambientali. Vogliamo che i consumatori scelgano i nostri prodotti semplicemente perché sono la scelta migliore: cioè sono gustosi ed economici”.


Insomma parliamo di carne “sintetica” (anche se il termine non viene considerato appropriato): o meglio di sostituti della carne prodotti partendo da sostanze vegetali, oppure realizzati in laboratorio da cellule animali, ma anche di sostituti più tradizionali, simili al seitan o al tofu. Le alternative sono molte e possibili. Qualcuno storcerà il naso ma certo è che negli ultimi anni si sono moltiplicati gli investimenti in questo settore. Basti pensare a realtà come Beyond Meat (fondata nel 2009 da Bill Gates e Biz Stone) o Impossible Food (che ha ricevuto 180 milioni di dollari di finanziamenti da investitori della Silicon Valley). “Adesso pensare alla carne senza animali ci fa impressione – conclude Friedrich – ma stimiamo che nel giro di 5-10 anni non sarà più così. La stragrande maggioranza delle persone non si preoccupa di come è prodotto il cibo che mangia, non sanno neppure da dove arrivi. Questi prodotti convinceranno tutti. Proprio come accade con la Ford Model T”.



Una soluzione, dunque, che soddisfa tutti? La produzione di cibo è certamente la principale fonte di sofferenza e morte per almeno 70 miliardi di animali da allevamento all’anno. Ma se l’etica rimane fuori dal nostro piatto, resta aperto in tutti gli altri ambiti della nostra vita il tema dello sfruttamento e del dominio dell’uomo sugli altri animali e sulla natura. Lo affronteremo in qualche modo? Come abbiamo detto all’inizio nel 1884 a New York 175 mila cavalli venivano sfruttati come mezzo di trasporto. Oggi ce ne sono “ancora” o “solo” – dipende dai punti di vista - un’ottantina.

[N.d.R. Articolo segnalato da Francesco Spizzirri]

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