venerdì 1 dicembre 2017

Perché un senegalese?


Voglio tornare sulla questione di Alioune Diuof, eletto recentemente Mister Friuli. E’ un bel ragazzo, sportivo e aitante, ma l’altra sera, intervistato da Belpietro, ha fatto la figura del ritardato mentale. Sembrava come se non riuscisse a trovare le parole o forse era solo un problema di ritorno di voce. Sui giornali spiega che l’accanimento nei suoi confronti sui social si è verificato a causa del colore della sua pelle, ma questo non è vero, secondo me. Non è colpa sua essere stato eletto, né di essere nato con una quantità notevole di melanina epidermica. Ci mancherebbe! Se di colpe si deve parlare, dobbiamo ricercarle in chi lo ha proposto per la gara, in chi lo ha accettato e in chi lo ha votato, tutta gente di razza caucasica, presumo. Lui, Alioune, è solo stato strumentalizzato. Al limite, poteva partecipare a Mister Senegal o a Mister Addominali, oppure a Mister Basket, che è il suo sport preferito, ma Mister Friuli per me è un’altra cosa. E’ vero che in tale genere di manifestazioni si valuta il fisico ma non l’anima, l’esteriorità anziché l’interiorità, ma il sacro non va confuso con il profano. Tutti devono sciacquarsi la bocca prima di pronunciare la parola Friuli, almeno fintanto che si trovano nostri ospiti. E’ una questione di rispetto. Se io vado in Sicilia, mi sento obbligato a portare rispetto per quella bellissima isola. E così per ogni altro territorio con un vissuto suo particolare. Qui, ad aver mancato di rispetto per il Friuli, sono stati gli organizzatori della competizione, con le loro regole smaccatamente mondialiste, globaliste e multiculturali.


Troppi segnali, provenienti da tutta Europa, ci dicono che l’integrazione è una chimera, che il multiculturalismo non esiste e che la mescolanza multietnica reca con sé grattacapi e sciagure. E gli organizzatori insistono a farci credere che costringere etnie diverse a vivere insieme sia cosa bella e giusta. Tali individui hanno una matrice culturale e politica ben definita: o sono cattolici bergogliani o appartengono alla Sinistra capitalista, quel mostro che fa ribaltare il povero Berlinguer nella tomba. Dei primi rigettiamo l’interferenza nella vita laica dell’Italia, dei secondi le manovre falsamente proletarie che facilitano i piani del capitalismo sionista globalizzatore. Noi, persone sensate e attaccate ai valori tradizionali, belli o brutti che siano, della nostra giovinezza, come rifiutiamo la globalizzazione delle merci, così rifiutiamo quella delle etnie. Ma i cattocomunisti, per sintetizzare le due categorie politiche suesposte, non ci sentono da quell’orecchio.

Ad Alioune vorrei fare un semplice test. Un'interrogazione, da ex maestro. Visto che è da cinque anni in Italia, mi piacerebbe parlare con i suoi professori delle medie e con le maestre delle elementari, sempre che abbia fatto le scuole a Cividale. Ad essi vorrei chiedere se aveva buoni voti, se era un alunno attento e volenteroso. A lui vorrei chiedere in primis di parlarmi dei Longobardi, se sa che proprio Cividale ha dato il nome al Friuli, poiché si chiamava “Forum Julii”. Se sa dirmi qualcosa del Patriarcato di Aquileia e dell’assassinio del patriarca Bertrando a San Giorgio della Richinvelda. Se sa dirmi qualcosa degli Unni, degli Ungari e soprattutto dei Celti. Se mi può dire qualcosa di Palmanova, la città stellata, e perché è stata costruita. Se ha letto Ippolito Nievo, che definì il Friuli un piccolo compendio dell’universo. Se ha letto Carlo Sgorlon, con particolare riferimento a “L’armata dei fiumi perduti”. Se ha sentito parlare di Guido Pasolini e della strage di Porzus. Se ha sentito parlare di Riccardo Di Giusto, il primo morto della Prima Guerra Mondiale. Se ha sentito parlare della Julia, di Caporetto e del perché il Friuli è stato considerato a lungo il “Confine Orientale”.


Insomma, al di là dei suoi addominali scolpiti, questi dovrebbero essere gli argomenti, se vogliamo tirare in ballo il Friuli. Per me, la stessa Serracchiani è un’abusiva, in quanto romana, ma non mi stupisco perché nella nostra storia siamo sempre stati invasi da qualcuno, in questo caso dal Partito Democratico che l’ha fatta eleggere governatore della mia regione. Al limite, avrei preferito perfino un triestino, come governatore, ma perché una romana? Perché un senegalese? Che ci azzecca, direbbe Antonio Di Pietro!

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