Voglio tornare sulla
questione di Alioune Diuof, eletto recentemente Mister Friuli. E’
un bel ragazzo, sportivo e aitante, ma l’altra sera, intervistato
da Belpietro, ha fatto la figura del ritardato mentale. Sembrava come
se non riuscisse a trovare le parole o forse era solo un problema di
ritorno di voce. Sui giornali spiega che l’accanimento nei suoi
confronti sui social si è verificato a causa del colore della sua
pelle, ma questo non è vero, secondo me. Non è colpa sua essere
stato eletto, né di essere nato con una quantità notevole di
melanina epidermica.
Ci mancherebbe!
Se di colpe si deve parlare, dobbiamo ricercarle in chi lo ha
proposto per la gara, in chi lo ha accettato e in chi lo ha votato,
tutta gente di razza caucasica, presumo. Lui, Alioune, è solo stato
strumentalizzato. Al limite, poteva partecipare a Mister Senegal o a
Mister Addominali, oppure a Mister Basket, che è il suo sport
preferito, ma Mister Friuli per me è un’altra cosa. E’ vero che
in tale genere di manifestazioni si valuta il fisico ma non l’anima,
l’esteriorità anziché
l’interiorità, ma il sacro non va confuso con il profano. Tutti
devono sciacquarsi la bocca prima di pronunciare la parola Friuli,
almeno
fintanto che si trovano nostri ospiti. E’ una questione di
rispetto. Se io vado in Sicilia, mi sento obbligato a portare
rispetto per quella bellissima isola. E così per ogni altro
territorio con un vissuto suo particolare. Qui, ad aver mancato di
rispetto per il Friuli, sono stati gli organizzatori della
competizione, con le loro regole smaccatamente mondialiste,
globaliste e multiculturali.
Troppi segnali,
provenienti da tutta Europa, ci dicono che l’integrazione è una
chimera, che il multiculturalismo non esiste e che la mescolanza
multietnica reca con sé grattacapi e sciagure. E gli organizzatori
insistono a farci credere che costringere etnie diverse a vivere
insieme sia cosa bella e giusta. Tali individui hanno una matrice
culturale e politica ben definita: o sono cattolici bergogliani o
appartengono alla Sinistra capitalista, quel
mostro che fa ribaltare il povero Berlinguer nella tomba.
Dei primi rigettiamo l’interferenza nella vita laica dell’Italia,
dei secondi le manovre falsamente proletarie che facilitano i piani
del capitalismo sionista globalizzatore. Noi, persone sensate e
attaccate ai valori tradizionali, belli o brutti che siano, della
nostra giovinezza, come rifiutiamo la globalizzazione delle merci,
così rifiutiamo quella delle etnie. Ma i cattocomunisti, per
sintetizzare le due categorie politiche suesposte, non ci sentono da
quell’orecchio.
Ad Alioune vorrei fare
un semplice test. Un'interrogazione, da ex maestro. Visto che è da cinque anni in Italia, mi
piacerebbe parlare con i suoi professori delle medie e con le maestre
delle elementari, sempre che abbia fatto le scuole a Cividale. Ad essi vorrei chiedere se aveva buoni voti, se era un alunno attento e volenteroso. A lui vorrei
chiedere in primis di parlarmi dei Longobardi, se sa che proprio
Cividale ha dato il nome al Friuli, poiché si chiamava “Forum
Julii”. Se sa dirmi qualcosa del Patriarcato
di Aquileia e dell’assassinio del patriarca
Bertrando a San Giorgio della Richinvelda. Se sa dirmi qualcosa degli
Unni, degli Ungari e
soprattutto dei Celti.
Se mi può dire qualcosa di Palmanova, la città stellata, e
perché è stata costruita.
Se ha letto Ippolito Nievo, che definì il Friuli un piccolo
compendio dell’universo. Se
ha letto Carlo Sgorlon, con
particolare riferimento a “L’armata dei fiumi perduti”.
Se ha
sentito parlare di Guido Pasolini e della strage di Porzus. Se ha
sentito parlare di Riccardo Di Giusto, il primo morto della Prima
Guerra Mondiale. Se ha sentito parlare della Julia, di
Caporetto e del perché il Friuli è stato considerato a lungo il
“Confine Orientale”.
Insomma, al di là dei
suoi addominali scolpiti, questi dovrebbero essere gli argomenti, se
vogliamo tirare in ballo il Friuli. Per me, la stessa Serracchiani è
un’abusiva, in quanto romana, ma non mi stupisco perché nella
nostra storia siamo sempre stati invasi da qualcuno, in
questo caso
dal Partito
Democratico
che l’ha fatta eleggere governatore della mia regione. Al limite,
avrei preferito perfino un triestino, come
governatore, ma
perché una romana? Perché un senegalese? Che ci azzecca, direbbe Antonio Di Pietro!
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