lunedì 4 dicembre 2017

Profughi di bassa statura macellati e mangiati


Fonte: Vox News

Confermando che non abbiamo informazioni per dire che i familiari di Cecile Kyenge siano o non siano stati cannibali, e del resto non ce ne siamo occupati, abbiamo invece la certezza che i suoi connazionali lo sono. Ancora oggi. Secondo una recente ricerca del quotidiano britannico The Sun, sembrerebbe proprio che il cannibalismo, sia durante ritualità tribali, sia come semplice supporto alimentare, esista ancora in varie parti del pianeta ed è fortemente radicato nelle abitudini e nei costumi di chi lo pratica. I Paesi in cui il ripugnante uso di cibarsi di carne umana sembra essere più diffuso, sono prevalentemente asiatici: India, Papua Nuova Guinea ed Isole Fiji, ma non ne sarebbero estranei anche molti paesi africani, tra i quali il Congo e la Liberia. Si ricorderà, inoltre, che il dittatore Ugandese Idi Amin Dadà e quello della Repubblica Centro Africana, Jean-Bédel Bokassa, conservavano in frigorifero il cuore ed altri organi dei nemici uccisi per cibarsene ed appropriarsi così delle loro energie spirituali. Il cannibalismo, a scopi rituali, permane peraltro anche sulla costa del Kenya, per propiziare, per esempio, un buon raccolto.



E particolarmente pregiata, in Congo, è la carne di un tipo umano, il Pigmeo. Minority Rights Group International – un gruppo che difende veramente le minoranze perseguitate, non come quelli da noi che difendono le minoranze privilegiate – raccolse nel 2004 prove di un secolare genocidio. Più di 600.000 pigmei – gli ultimi cacciatori raccoglitori sopravvissuti allo sterminio attuato nei secoli dalla razza bantù (negri), che è la razza maggioritaria nell’Africa sub-sahariana – vivono nelle enormi foreste della Repubblica Democratica del Congo, dove sopravvivono cacciando animali selvatici e raccogliendo frutta. Tuttavia, i congolesi bantù li considerano come “subumani” e molti credono che la loro carne conferisca poteri magici. “Ci sono stati stupri sistematici e uccisioni su larga scala”, riferì il direttore del gruppo, Mark Latimer, alla BBC Africa. “La violenza che è stata perpetrata contro i pigmei è parte, o era parte, di una campagna volta a sterminarli”.

Secondo il Guardian i pigmei vengono cacciati e massacrati come animali, perché considerati scimmie – e in Congo le scimmie si mangiano – e nelle foreste del nord-est del Congo, funzionari ONU indagano le accuse di cannibalismo nella provincia dell’Ituri, dove la lotta tra diversi gruppi di ribelli nel 2003 sfollò circa 150.000 profughiMolti dei profughi sfollati hanno testimoniato di veri e propri macelli dove altri pigmei vengono macellati, secondo la testimonianza di Manoddje Mounoubai, portavoce per la missione di monitoraggio dell’ONU in Congo. Non basta. I vari gruppi etnici che si scontrano nella zona schiavizzano ordinariamente i pigmei perché procurino il foraggio e l’alimentazione e li utilizzano nello sfruttamento dei minerali, riferì un funzionario delle Nazioni Unite.



Quando i cacciatori pigmei tornano a mani vuote vengono uccisi e mangiati. Sudi Alimasi, un funzionario filogovernativo, testimoniò di rapporti nei quali si parla di cannibalismo da parte di persone sfollate. “Sentiamo i rapporti dei comandanti sull’alimentazione di organi sessuali dei pigmei, credendo a quanto pare che questo darebbe loro forza,” disse. Abbiamo anche rapporti di pigmei costretti a nutrirsi di resti cotti di altri pigmei”. Il cannibalismo è riemerso nel Congo orientale non appena le ultime vestigia di influenza coloniale sono state erose. Gran parte della vasta area boschiva era controllata nel 2003-2004 dai Mayi-Mayi, un raggruppamento sciolto delle milizie tribali le cui credenze magiche e il gusto per la carne umana sono note. Molti combattenti Mayi-Mayi indossando parti dei corpi dei loro nemici, nella convinzione che ciò li renderebbe invincibili. “Ci sono rapporti di orrori indicibili nell’Ituri,” disse Wyger Wentholt, di Médecins sans Frontières.

Ecco, noi ora, questi orrori li importiamo. Non c’è da meravigliarsi se poi Butungu stupra in modo brutale una turista a Rimini.


Kyenge, c’è bisogno di qualcuno che si occupi dei profughi, in Congo.

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