mercoledì 21 febbraio 2018

Il Ku Klux Klan a Palermo


Nei primi anni della sua fondazione, il KKK non era così feroce come si sarebbe dimostrato in seguito. Poiché erano appena stati emancipati dalla vittoria nordista, i bianchi anglosassoni del sud intendevano spaventare i neri per spingerli a lavorare di nuovo nelle piantagioni, in condizioni di semischiavitù. C’è stato il caso in cui un afro-americano che si era fatto vedere in compagnia di una donna bianca del nord, fu preso e immerso in un fiumiciattolo gelato e rimandato a casa bagnato fradicio. I pestaggi, tuttavia, non mancarono, in quei primi anni, finché non si fece il salto di qualità con le impiccagioni indiscriminate di neri. Due di loro lo furono perché pare avessero dato fuoco a tre fienili e l’opinione pubblica trovò equo che due vite venissero spezzate per ripagare il danno dell’incendio di tre fienili. A Palermo, in pieno centro, almeno sei persone incappucciate (come i membri del KKK) hanno aggredito Massimiliano Ursino, di Forza Nuova, gli hanno legato mani e piedi e lo hanno massacrato di botte.




Il discrimine usato come pretesto dai membri del KKK del Diciannovesimo secolo era di tipo razziale: il negro veniva considerato per definizione inferiore al bianco. Il discrimine usato dai militanti dei centri sociali responsabili del pestaggio di Ursino è di tipo ideologico, poiché il colore della pelle di vittima e carnefici è lo stesso. Se l’unica colpa degli africani fu quella di essere stati legalmente liberati dalla schiavitù, quella del rappresentante di Forza Nuova è di partecipare al gioco elettorale, ovvero quella tanto sbandierata democrazia, sulla base di un’ideologia vecchia di quasi un secolo, il fascismo. Dal punto di vista antropologico, secondo me si tratta di guerra fra clan (e con il Klan infatti ci sono molte similitudini). Nella testa dei compagni comunisti che si sono sentiti in dovere di dare una lezione a Massimiliano Ursino, comportandosi in perfetto stile da squadraccia fascista, agiscono meccanismi tribali ancestrali, vecchi di milioni d’anni. 

Oserei dire che più che lavorare con la corteccia cerebrale, che è la parte evoluzionisticamente più recente, i ragazzi dei centri sociali ragionano con il cervello rettiliano, più antico e primitivo. E questo succede anche quando fanno a botte con i poliziotti. Se il cervello rettiliano ha avuto la sua ragion d’essere nei milioni di anni passati, ai fini della sopravvivenza della nostra specie, oggi è fuori tempo, obsoleto e controproducente. Ma gli attivisti dei centri sociali non lo sanno e nessuno glielo spiega. Anzi, mi viene il sospetto che a qualcuno di molto in alto vada bene così: acuire lo scontro, senza badare all’intrinseca contraddizione di chi vuole combattere il fascismo adottando metodi fascisti, per tenere la società divisa e facilmente manipolabile. Il “divide et impera” è un vecchio metodo collaudato e altamente efficiente. Quando la gente – gli elettori – lo capiranno, forse non cadranno più in questa trappola. E staranno più attenti quando si tratterà di votare. Intanto, la mia solidarietà va al signor Ursino, vittima di ottusi razzisti del KKK palermitano.   

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