Testo di Mario Anzil
A chi, per compensare la glicemica overdose di canzonette
dolciastre di Sanremo, volesse gradire una pietanza rancida e acida,
consiglio di guardarsi subito sul sito de La Repubblica la diretta
della odierna sfilata antifascista. La sinistra italiana,
perversamente masochista, divisa su tutto, anche alle elezioni, ha
infatti astutamente ponderato di riunirsi a Macerata, dove una
ragazza diciottenne è stata tagliata a pezzetti ed eviscerata, parrebbe da alcuni nigeriani irregolari (attenzione però: nel nostro
ordinamento chiunque fino a condanna definitiva è considerato
innocente). Per protestare contro questo ennesimo inammissibile
orrido femminicidio, penserete voi. Eh, no! La sinistra, come ai
vecchi tempi, marcia unita contro il fascismo e il razzismo! E
contro Salvini, che, grato dell’omaggio, a breve passerà
all’incasso (elettorale).
Sempre belle e colorate le oceaniche
manifestazioni unitarie della sinistra: i soliti giovani annoiati
ricchi figli di papà, carnascialescamente travestiti da poveri
(male) e sporchi (bene), qualche antico reperto del comunismo reale
orgogliosamente sventolante bandiera rossa con falce e martello (non
ditegli che il muro è crollato trent’anni fa: lasciamogli per
contrappasso, come fosse un soldato ancora fedele al patto
Roma-Berlino-Tokyo, far la figura dell’odiato ultimo giapponese),
qualche sindacalista con eskimo e barba (ma senza più l’Unità o
La Repubblica sottobraccio), qualche dirigente di cooperativa
(rossa), qualche renziano (ma quelli son per lo più presenti con il
cuore, essendo occupati altrove), qualche cattocomunista (adesso a
braccetto con i seguaci della Bonino), qualche seguace della Lorenzin
(ma forse anche no: ne esistono davvero?), tanti immigrati,
soprattutto di colore, accolti in trionfo più dei campioni beniamini
dello sport preferito.
Ah, le oceaniche manifestazioni
unitarie della sinistra: sempre belle e colorate e-dimenticavo-
allegramente chiassose. Rullii armoniosi di tamburi, ultimamente
accompagnati dai ritmici bonghisti, e scoppi di petardi, e slogan
proletari. Sempre poetici e originalmente nuovi gli slogan delle
manifestazioni unitarie della sinistra: dal tradizionale “cacceremo
via fascisti e polizia”, già vietato per vetustà da Mao durante
la lunga marcia, al sentimental-neomelodico “odio la lega” fino
al gran classico “vedi nero, spara a vista, o è un prete o un
fascista”. Che, scandito in mezzo a extracomunitari di colore, fa
un certo che...
Paese di merda, popolo di merda! Scusate lo sfogo!
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