Fonte: L’Antidiplomatico
Campagne elettorali
minacciate da fake news? Complotti di tenebrose potenze straniere
“attestati” da enigmatici diagrammi sventolati
da debunker di regime? Buffonate! Finalmente una ricerca seria - e,
sopratutto, basata su dati facilmente verificabili – fa piazza
pulita della paranoia e dalla campagna maccartista Boldrini&company
che sta comportando l’esclusione dai social di innumerevoli
articoli non in riga con la narrazione dominante. Come
quelli de l’Antidiplomatico. La ricerca “Measuring
the reach of "fake news" and online disinformation in
Europe”, commissionata dal Reuters
Institute for the study of Journalism dell’Università di
Oxford analizza il percorso, in Francia e in Italia, di post prodotti
da siti “acchiappa-click”, specializzati, cioè, nella diffusione
di clamorose quanto inverosimili “notizie” destinate a veicolare
un fiume di pubblicità. Secondo la ricerca, questi siti hanno avuto,
nel 2017, una davvero bassa copertura media mensile oscillante
intorno all’1%; in confronto, siti come Le Figaro, in Francia, e
Repubblica, in Italia, hanno avuto, rispettivamente, una copertura
media mensile del 22,3% e del 50,9%.
Analogo divario confrontando il
tempo speso a leggere “notizie” clamorosamente false (diffuse dai
20 più importanti siti acchiappa-click) con notizie, per lo più
false, diffuse da blasonati siti main stream: appena 10 milioni di
minuti al mese per i primi ; sul solo Le Monde, ogni mese, 178
milioni di minuti; 443 milioni di minuti su La Repubblica.
Conclusione della ricerca (che qui potete
leggere integralmente in lingua inglese): “le notizie false hanno
una portata più limitata di quanto talvolta si presuma”.
La ricerca, nonostante sia
stata commissionata dalla Reuters (forse, la
più importante agenzia giornalistica del mondo), è stata
quasi ignorata dai media italiani. E al di là di
un servizio pubblicato da Dagospia (dal
pacato titolo: “Avete rotto il cazzo con le fake news:
le ”bufale” raggiungono solo il 3% degli italiani
online”) gli articoli a riguardo, finora, sono sostanzialmente due.
Il primo è clamorosamente equilibrato, considerato che viene
pubblicato da “Il
Corriere della Sera”; auguriamo, quindi al coraggioso redattore
una sorte migliore di quella toccata al suo collega di Repubblica
colpevole di avere infranto un
altro dogma. Il secondo articolo - pubblicato dal sito filo
PD Giornalettismo –
invece, si arrampica sugli specchi per contestare la ricerca: “Il
problema, però, è rappresentato dalle interazioni sui social
network. Qui le cose cambiano e non poco. Ben otto siti tra i venti
presi in considerazione dalla ricerca superano il numero delle
interazioni mensili di un sito «certificato» come quello di
rainews24.it.” Ma è ovvio che “notizie”, a dir poco,
improbabili e certamente clamorose, create solo per raccattare click
e pubblicità, spingano innumerevoli sempliciotti a scambiarsele con
loro pari su Facebook. Se mai, Giornalettismo avrebbe fatto meglio a
chiedersi perché mai il sito rainews24.it (che imbarca legioni
di giornalisti capaci di pubblicare “notizie”
come questa o questa o questa)
raccolga “solo 160.00 interazioni al mese su Facebook”.
Ma vuoi vedere che anche
la crisi
dei quotidiani e dei siti di regime è colpa delle fake
news?
Nessun commento:
Posta un commento