lunedì 26 febbraio 2018

L'antisemitismo è una reazione all'arroganza degli ebrei



Sulla RAI, in un programma del primo pomeriggio, si dibatteva il tema del razzismo e più specificatamente quello dell’antisemitismo. La tesi di tutti gli intervenuti (stranamente non c’erano opinioni contrastanti) era che in definitiva il razzismo oggi si esprime quasi unicamente nell’antisemitismo e che questo è un’ideologia strisciante che sta ottenebrando ed avvelenando le menti dei nostri giovani. A parte la sciocchezza semantica di definire semiti solo gli ebrei mentre lo sono anche gli arabi, per cui l'antisemitismo sarebbe anche il razzismo anti arabo, nessuno che abbia fatto presente che esistono anche altri razzismi come per esempio quello contro i negri, quello contro gli Armeni, quello contro i pellirossa, quello contro gli arabi (proprio da parte dei sionisti di Israele), quello contro gli zingari, quello contro i Tutsi, ecc. ecc. Pareva quasi di essere in sinagoga anziché alla RAI.



A nessuno è venuto in mente di citare passi della “sacra” Bibbia, della Thorà o peggio del Thalmud dove si spande razzismo a piene mani in nome di Javhé e dove gli ebrei sono definiti “Adam” e cioè Uomini mentre i non ebrei sono definiti “goym” o “non umani” come se nessuno dei dotti partecipanti avesse mai avuto notizia di ciò. Né a nessuno è venuto in mente di notare quanto dolore e quante ingiuste persecuzioni queste assurde affermazioni abbiano prodotto ai Palestinesi, vittime incolpevoli di una propaganda religiosa fanatica. L’ipocrisia e la falsità ideologica con le quali si discuteva erano talmente palesi e concrete da  indurre lo schifo più profondo in chi ascoltava.

Naturalmente a nessuno dei partecipanti è venuto in mente di chiedere e di chiedersi perché l’antisemitismo sia nato ed abbia continuato a svilupparsi per quattromila anni, né se esso potesse forse essere la risposta emotiva e sociologica al razzismo esasperato del popolo ebreo che in questi quattromila anni mai si è integrato con le popolazioni con le quali viveva, ma sempre si è sdegnosamente tenuto da parte considerando degradante il mescolarsi con altri popoli. Tutti sappiamo bene quale sia il trattamento riservato dalle comunità ebraiche all'ebreo o all’ebrea che si sposi con un “Goym”. Ė l’ostracismo sociale, la scomunica, l’anatema! E se questo non è razzismo, che cosa è mai?

Esempi storici nell’uno e nell’altro senso li abbiamo sotto gli occhi. Da una parte l’integrazione delle popolazioni indie del sud America con i conquistatori spagnoli, tanto che oggi in quelle terre esiste una razza mista che è la sintesi delle due razze. Dall’altra il rifiuto d’integrazione dei protestanti puritani bianchi con gli indiani del Nord America che ha prodotto il genocidio dei nativi e l’annichilimento di una popolazione. Fortunatamente, gli ebrei in diaspora non hanno mai avuto la superiorità militare che hanno avuto gli Yankee del nord America perché se no Poveri “Goym”!

Quanto a noi, siamo sicuri che se gli ebrei avessero la forza e la saggezza di gettare nel fuoco la Bibbia, la Thorà ed il Thalmud, di rinnegare il razzismo che questi libracci contengono e di comportarsi di conseguenza nei rapporti con gli altri, tempo poche generazioni ogni antisemitismo scomparirebbe, perché ne verrebbe a mancare la causa che è soprattutto una reazione a quel razzismo!
Ne saranno capaci?

Nutriamo qualche serio dubbio.

4 commenti:

  1. Caro Roberto,
    sta' attento. Questo è un pezzo da codice penale, potrebbe intervenire la polizia postale. Melis è stato condannato per qualcosa di simile, l'hanno accusato di antisemitismo (in realtà egli è un grande ammiratore degli ebrei colti, artisti, scienziati, agnostici).
    Sì, non si riesce ad andare alla radice di un certo diffuso antisemitismo anche oggi che è in fondo una normale o naturale reazione a chi si ritiene speciale o diverso come fanno gli ebrei che si dichiarano senza scherzi popolo eletto. Eletto? Da chi? Da Giove Pluvio? Sarebbero i beniamini dell'orco veterotestamentario che ordina lo sterminio di altri popoli, compresi donne e bambini. Questa storia di sentirsi diversi, non assimilabili ad altri popoli, e poi la meraviglia di essere considerati tali anche dagli altri, diversi, speciali appunto. Una cosa che però m'intriga è perché gli ebrei intellettuali e agnostici si dicano ancora ebrei, insomma mi piacerebbe finalmente sapere in che cavolo consista questa essenza ebraica. Anche Freud era ebreo, ma un perfetto occidentale ed europeo, in più agnostico. Stessa cosa per tanti altri ebrei ormai occidentalizzati, come per es. anche Stefan Zweig, tutti agnostici che non sapevano nemmeno l'ebraico. Anche questi si sentivano ebrei? Bah, boh!
    P.S. Inutile dire che anche questi miei pensierini saranno bollati da qualcuno (Mattarella, Boldrini, il papa) come disgustosi sintomi di antisemitismo. Niente da fare, se hai da ridire sul giorno della memoria o sul numero delle vittime dell'olocausto (furono davvero sei milioni, non forse cinque e mezzo o quattro?), ecco che sei un antisemita. Il bello è poi che la stragrande maggioranza degli italiani non ha mai incontrato un ebreo vero in tutta la loro vita. Io ne ho conosciuti due, uno era un reduce della Guerra dei sei giorni, Nahum, pure simpatico. L'altro un francese visibilmente affetto da paranoia.

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    1. Io non la farei così tragica: l'antisemitismo è una barzelletta.

      Anzi, un grimaldello per mettere a tacere l'interlocutore, una tecnica vigliacca di PNL (programmazione neuro linguistica).

      A me interessa la verità che, come disse il Manzoni, non può essere disgiunta dal torto con un taglio netto, tutta la verità da una parte e tutto il torto dall'altra.

      Il 75 % dei cosiddetti ebrei sono Askenaziti, cioè caucasici. Il resto sono Sefarditi e una minoranza invisa di etiopi. Considerati paria.

      E' tutta una grande montatura.

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    2. Penso che la risposta alla tua domanda sia che l'ebraismo è per loro un fatto culturale e non solo religioso. Probabilmente anche per noi il cattolicesimo è tale ma non tutti ne abbiamo coscienza, possiamo mettere in pratica nella vita quotidiana i precetti religiosi del cattolicesimo anche senza essere credenti, perché per qualcuno restano sono radicati, condivisi e desiderabili (perdono, misericordia, pazienza, porgere l'altra guancia, credere nell'importanza dell'amore etc) che non provengono dalla legge italiana o da altre fonti culturali, provengono semplicemente dalla nostra cultura religiosa, diciamo una "morale culturale"; e loro hanno la loro, diversa.

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