martedì 13 febbraio 2018

L’uomo del Monte Sion ha detto: “Non se ne parli più!”


Testo di Paolo Sensini

Per i delitti di Cogne, Garlasco, Avetrana o Erba, tanto per citare i casi più noti, hanno dedicato anni e anni di trasmissioni, approfondimenti e prime pagine dei giornaloni. Con l'unico scopo di solleticare la morbosità compulsiva dei video-dipendenti e tenerli inchiodati davanti alla tv. Nel caso del mostruoso omicidio di Pamela a Macerata, è come se invece la notizia fosse evaporata e non esistesse già più. Gli assassini? Un generico "branco", senza alcuna ulteriore specifica, e non un gruppo di malavitosi nigeriani dediti allo spaccio abituale di droga. Non parliamo poi del mitico "femminicidio", neanche evocato per sbaglio da coloro che ci speculano sopra da anni facendone il loro argomento preferito, e neppure del rito di macellazione rituale a cui è stato sottoposto il corpo straziato della giovane. Un semplice "omicidio". Punto. 


Figuriamoci poi a discutere del fatto che alcuni organi come il cuore, il fegato e i genitali della povera ragazza, mai trovati tra gli altri rimasugli stipati nelle valigie, siano stati assai verosimilmente mangiati da questi cannibali o da altri loro sodali nigeriani. Insomma, ci sarebbero tutti gli ingredienti tali da renderlo un boccone di cui lo spettacolo televisivo è ghiottissimo, ma c'è solo un inconveniente: si tratta d'immigrati africani, che per di più non avevano alcun diritto a rimanere in Italia per i numerosi reati già compiuti, quindi è calato dall'alto l'ordine di non parlarne più. Se gli assassini fossero stati italiani sarebbe tutt'altro discorso, ma trattandosi di "migranti" i termini della questione cambiano radicalmente. O parli di loro "alla Favino" con le lacrime agli occhi, oppure rischi di essere in odore di razzismo-fascismo-xenofobia, con tutto ciò che questo significa. Quindi fine del discorso e caso archiviato!

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