Il fascismo nasce il 23 marzo 1919, ma è solo cinque anni più
tardi, e precisamente il 10 giugno 1924, che diventa una dittatura,
allorquando fu ucciso Giacomo Matteotti. Non è stato mai provato che
Mussolini fosse il mandante, ma non avendo neanche preso troppo le
distanze dall’omicidio, non si può dire che il Duce fosse
eccessivamente dispiaciuto. Stelvio Dal Piaz rivela alcuni aspetti del fascismo per me inediti. Per esempio, non
viene citata abbastanza la grande cura che il regime inizialmente
pose nei confronti della salute fisica dei bambini, che venivano
mandati alle colonie montane o a quelle elioterapiche, per combattere
soprattutto la tubercolosi. In quei primi anni il fascismo era tutto
fuorché una dittatura. Giovanni Gentile attuò una riforma
dell’ordinamento scolastico che ci fu invidiata in tutto il mondo e
che rimase valida anche dopo la fine della seconda guerra mondiale. I
libri di Benedetto Croce, antifascista, vennero tranquillamente
pubblicati, senza nessuna censura. Antonio Gramsci, che aveva un
fratello nella milizia, fu mandato al confino e quando si ammalò gli
furono fornite le migliori cure mediche. Lo stipendio di Gramsci e
degli altri oppositori del regime era superiore a quello dei
carcerieri che li dovevano sorvegliare, tanto che costoro a un certo
punto si lamentarono della cosa.
Il Duce per sua natura aborriva il
sangue. Era restio a comminare la pena di morte, tanto è vero che di
una trentina di condanne a morte, sotto la sua “dittatura”, ne
furono eseguite soltanto due e, soprattutto, non voleva trascinare
gli italiani in un’avventura bellica rischiosa, benché condotta al
fianco della potentissima Germania. L’Italia infatti entrò
ufficialmente in guerra nel 1940, dopo un anno, e solo perché era il
popolo italiano che spingeva per l’interventismo. Il pensiero
fascista non era scritto, consolidato e codificato, ma si proponeva
come un’azione che si fa pensiero in itinere. Non viceversa. Cioè
non esisteva una teoria da cui scaturissero le azioni cosiddette
fasciste. Sia la Francia che l’Italia avevano, al momento di
entrare in guerra, concezioni ottocentesche dell’arte militare.
Perciò erano destinate a perdere, ma se noi resistemmo cinque anni,
in virtù del fatto di avere un alleato potentissimo, la Francia
capitolò in quindici giorni. Poi venne il 25 luglio del 1943 e,
sciaguratamente, l’otto settembre successivo. Da quella data
infausta fu tutto un susseguirsi di sconfitte per Mussolini e
reciproche rappresaglie, da una parte e dall’altra, una vera guerra
civile, proseguita fino al gennaio del 1949, a repubblica già
istituita.
salve
RispondiEliminasul delitto Matteotti mi permetto di inserire questo link
https://controhistoria.wordpress.com/2017/05/26/delitto-matteotti-parla-il-figlio-fu-uno-sporco-affare-di-petrolio-mussolini-non-aveva-alcun-interesse-a-farlo-uccidereo-della-corona/
è un'intervista rilasciata dal figlio dell'onorevole socialista ucciso al giornalista Marcello Staglieno, intrevista dove si evince che Mussolini fosse estraneo alla morte di Matteotti, ucciso si per mano di sicari fascisti, ma per far tacere lo scandalo di tangenti e corruzioni (affare Sinclair/Standard Oil) nel quale erano coinvolti il Re e altri vicini al sovrano.
Oltretutto, Mussolini e gran parte dei fascisti
stavano tessendo, con buon successo, una trama che poteva portare i socialisti al governo (cosa invisa a casa savoia)
un saluto
Piero e famiglia
Grazie.
EliminaLa leggo spesso su Blondet.
Stelvio Dal Piaz pone l'omicidio Matteotti come spartiacque tra un fascismo "buono" e un fascismo "cattivo".
Se non ci fossero tutti quegli intrallazzi da servizi segreti, la storia dovrebbe registrare cose molto diverse.
Del resto, anche la Corona Britannica pare abbia eliminato Diana Spencer per motivi molto più futili del petrolio e degli scandali connessi in cui erano implicati i Savoia.
Son tutte cose sottoposte alla "damnatio memoriae", ma qualcosa trapela sempre.