domenica 11 marzo 2018

Il Male non del tutto assoluto


Il fascismo nasce il 23 marzo 1919, ma è solo cinque anni più tardi, e precisamente il 10 giugno 1924, che diventa una dittatura, allorquando fu ucciso Giacomo Matteotti. Non è stato mai provato che Mussolini fosse il mandante, ma non avendo neanche preso troppo le distanze dall’omicidio, non si può dire che il Duce fosse eccessivamente dispiaciuto. Stelvio Dal Piaz  rivela alcuni aspetti del fascismo per me inediti. Per esempio, non viene citata abbastanza la grande cura che il regime inizialmente pose nei confronti della salute fisica dei bambini, che venivano mandati alle colonie montane o a quelle elioterapiche, per combattere soprattutto la tubercolosi. In quei primi anni il fascismo era tutto fuorché una dittatura. Giovanni Gentile attuò una riforma dell’ordinamento scolastico che ci fu invidiata in tutto il mondo e che rimase valida anche dopo la fine della seconda guerra mondiale. I libri di Benedetto Croce, antifascista, vennero tranquillamente pubblicati, senza nessuna censura. Antonio Gramsci, che aveva un fratello nella milizia, fu mandato al confino e quando si ammalò gli furono fornite le migliori cure mediche. Lo stipendio di Gramsci e degli altri oppositori del regime era superiore a quello dei carcerieri che li dovevano sorvegliare, tanto che costoro a un certo punto si lamentarono della cosa. 


Il Duce per sua natura aborriva il sangue. Era restio a comminare la pena di morte, tanto è vero che di una trentina di condanne a morte, sotto la sua “dittatura”, ne furono eseguite soltanto due e, soprattutto, non voleva trascinare gli italiani in un’avventura bellica rischiosa, benché condotta al fianco della potentissima Germania. L’Italia infatti entrò ufficialmente in guerra nel 1940, dopo un anno, e solo perché era il popolo italiano che spingeva per l’interventismo. Il pensiero fascista non era scritto, consolidato e codificato, ma si proponeva come un’azione che si fa pensiero in itinere. Non viceversa. Cioè non esisteva una teoria da cui scaturissero le azioni cosiddette fasciste. Sia la Francia che l’Italia avevano, al momento di entrare in guerra, concezioni ottocentesche dell’arte militare. Perciò erano destinate a perdere, ma se noi resistemmo cinque anni, in virtù del fatto di avere un alleato potentissimo, la Francia capitolò in quindici giorni. Poi venne il 25 luglio del 1943 e, sciaguratamente, l’otto settembre successivo. Da quella data infausta fu tutto un susseguirsi di sconfitte per Mussolini e reciproche rappresaglie, da una parte e dall’altra, una vera guerra civile, proseguita fino al gennaio del 1949, a repubblica già istituita.

2 commenti:

  1. salve
    sul delitto Matteotti mi permetto di inserire questo link
    https://controhistoria.wordpress.com/2017/05/26/delitto-matteotti-parla-il-figlio-fu-uno-sporco-affare-di-petrolio-mussolini-non-aveva-alcun-interesse-a-farlo-uccidereo-della-corona/
    è un'intervista rilasciata dal figlio dell'onorevole socialista ucciso al giornalista Marcello Staglieno, intrevista dove si evince che Mussolini fosse estraneo alla morte di Matteotti, ucciso si per mano di sicari fascisti, ma per far tacere lo scandalo di tangenti e corruzioni (affare Sinclair/Standard Oil) nel quale erano coinvolti il Re e altri vicini al sovrano.
    Oltretutto, Mussolini e gran parte dei fascisti
    stavano tessendo, con buon successo, una trama che poteva portare i socialisti al governo (cosa invisa a casa savoia)
    un saluto
    Piero e famiglia

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    1. Grazie.

      La leggo spesso su Blondet.

      Stelvio Dal Piaz pone l'omicidio Matteotti come spartiacque tra un fascismo "buono" e un fascismo "cattivo".

      Se non ci fossero tutti quegli intrallazzi da servizi segreti, la storia dovrebbe registrare cose molto diverse.

      Del resto, anche la Corona Britannica pare abbia eliminato Diana Spencer per motivi molto più futili del petrolio e degli scandali connessi in cui erano implicati i Savoia.

      Son tutte cose sottoposte alla "damnatio memoriae", ma qualcosa trapela sempre.

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