Testo di Concita De Gregorio
La maestra africana di mia figlia – abito in Tanzania da un anno
e mezzo – è una stupenda ragazza di 28 anni. Ha una laurea, un
lavoro, una famiglia e parla perfettamente l’inglese. La invito in
Italia per le vacanze di Pasqua e Anna è contenta ed emozionata; è
la prima volta che lascia il suo paese! Presentiamo tutto quanto
dovuto all’ambasciata italiana di Dar es Salaam per l’ottenimento
del visto turistico: dal suo contratto di lavoro al suo estratto
conto, dall’assicurazione medica a una mia lettera che garantisce
vitto e alloggio per il periodo della sua permanenza in Italia nonché
il biglietto aereo (andata e ritorno). Anna si reca in ambasciata
quattro volte e attende ogni volta per tre ore. Ogni volta aggiungono
un documento, una copia, una contestazione. Vado con lei, veniamo
trattate con una maleducazione e una mancanza di rispetto di cui
ancora non mi capacito e di cui, da italiana, mi vergogno
profondamente. Tralascio la mancanza di professionalità e
competenza: il front man allo sportello non parla inglese (e tanto
meno swahili), quindi si esprime poco e a gesti; nei casi estremi,
chiama una collega incattivita che traduce con impazienza e
irritazione.
Il visto di Anna viene negato perché le
informazioni fornite per giustificare lo scopo e le condizioni del
soggiorno previsto non sono affidabili. Nelle osservazioni finali si
menziona (solo in italiano): rischio migratorio. E’ una storia come
tante e solleverà scarso interesse. Personalmente mi ha riempito di
tristezza e di indignazione. Anna è una persona che è contenta di
stare dove sta e, alla fine della sua settimana di vacanza in Italia
sarebbe tornata molto volentieri nel suo paese, dove ha famiglia,
amici e lavoro. Quanta arroganza, quanto egoismo, quanta paura nel
modo di pensare generalizzato e nell’agire delle istituzioni. Mi
preoccupano, e anzi mi disgustano, questa paura generalizzata del
diverso, questo terrore a condividere il nostro benessere e questo
continuo erigere muri e protezioni. La nostra società sta diventando
terribilmente disumana, con mille nefaste conseguenze sulla pace
sociale.
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