domenica 5 aprile 2020

Nei mercati umidi cinesi avviene il salto di specie dei virus


Fonte: Vegolosi

Inger Andersen è il direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente UNEP. In un’intervista al quotidiano “The Guardian” ha spiegato la sua posizione rispetto al tema della relazione fra l’attuale pandemia e il ruolo dell’uomo: “Stiamo giocando con il fuoco. La continua pressione che stiamo esercitando sulla Natura, credendo di non farne parte è pericolosissima. Per prevenire ulteriori epidemie, come hanno detto gli esperti, sia il riscaldamento globale che la distruzione del mondo naturale ai fini dell’agricoltura, l’estrazione mineraria e l’edilizia abitativa devono finire, in quanto entrambi spingono la fauna selvatica a contatto con le persone. Se non ci prendiamo cura della natura, non potremo prenderci cura di noi stessi”.


Paul Shapiro, vice presidente dell’associazione per i diritti animali Humane Society for the United States, è intervenuto sulla questione sulle pagine online della rivista Scientific America. “Mentre biasimiamo la Cina, e dal nostro Occidente scuotiamo la testa con fare moralista nei confronti dei mercati umidi cinesi (luoghi affollatissimi e all’aperto nei quali animali di tutte le specie, soprattutto selvatici ma non solo, vengono venduti vivi e poi macellati al momento) – scrive Shapiro – ciò che ci è più difficile fare è essere onesti con noi stessi su quali tipi di pandemie possiamo provocare anche noi con le nostre pratiche di utilizzo degli animali“. 

Insomma la sintesi è: inutile spostare il problema sui pipistrelli o i pangolini, cacciati illegalmente da 70 anni, se poi non ci ricordiamo che Aviaria e Sars sono arrivate da polli e suini da allevamento. Shapiro conclude: “Diversificare i nostri metodi di produzione della carne non solo ci offrirebbe la possibilità di ridurre il rischio di pandemia riducendo il numero di animali vivi che dobbiamo allevare per il cibo, ma potrebbe anche contribuire a mitigare numerosi altri rischi. Che si tratti di cambiamento climatico, resistenza agli antibiotici, deforestazione, benessere degli animali o altro ancora, i vantaggi dell’ampliare il nostro portafoglio proteico sono molteplici”.
Anche il naturalista e geologo Mario Tozzi, un una recente intervista al quotidiano “La Repubblica” ha spiegato la medesima questione: “Le pandemie degli ultimi anni sono determinati dalle nostre azioni scriteriate: è indubbio. Non lo dico io, bensì gli articoli delle riviste scientifiche internazionali, mettendo in luce dei passaggi caratteristici. Il primo passo sono le deforestazioni: quando tagli le foreste per fare spazio agli allevamenti intensivi o alle periferie delle grandi città, liberi gli animali che vanno verso le aree urbane o dove ci sono animali da allevamento o che sono allevati, macellati e venduti per l’alimentazione: è lì che avviene il famoso salto di specie”. Questi sono casi certificati, dice Tozzi, non c’è ironia da fare: “E’ davvero così: pensiamo alla Mers, alla Sars, ad Ebola. L’origine è sempre il nostro allargamento in zone che non ci competono. E’ tutto determimato da noi”.

In una recente diretta insieme a Marco Montemagno, la professoressa Ilaria Capua, virologa e docente presso l’Università della Florida in merito alla situazione SARS-CoV-2, ha spiegato: “Noi siamo parte del problema, siamo entrati in luoghi che per noi dovrebbero rimanere inaccessibili, abbiamo catturato degli animali, li abbiamo messi a convivere, vivi, con specie con le quali non sarebbero mai entrati in contatto, li abbiamo macellati, ed ecco che un virus che era tipico di quegli animali ha fatto quello per cui è stato programmato: propagarsi, ma ad una velocità concessagli solo da noi, dal nostro continuo spostarsi ed essere in contatto”.

Anche l’autore del libro più gettonato del momento, “Spillover“, il divulgatore scientifico David Quammen in una recente intervista su Rai2, ha spiegato chiaramente che dopo i suoi 6 anni di ricerche per scrivere un libro dedicato alle pandemie e al modo in cui dagli animali i virus arrivano all’uomo, la sola conclusione è che la responsabilità è della nostra specie: “Noi siamo tutti parte della natura e dell’ecosistema, il nuovo virus arriva da animali non umani selvatici che fanno parte di un sistema diverso dal nostro e che hanno una pletora di virus che però sono singoli e specifici per ogni specie. Quando noi mescoliamo ambienti diversi, specie diverse, deforestiamo, sconvolgendo gli ecosistemi, noi umani diventiamo degli ospiti alternativi per questi virus”.

Sul giornale Independent, Steve Blake rappresentante capo di WildAid a Pechino, associazione internazionale che si occupa di cercare di porre un freno al traffico di animali selvatici cacciati e portati spesso all’estinzione a fini anche alimentari, ha spiegato chiaramente la connessione fra SARS-CoV-2 e le modalità predatorie dell’uomo: “I mercati umidi cinesi, dove animali di specie diversissime vengono messi insieme e macellati sul posto, sono vere bombe epidemiologiche. Il 60% delle malattie infettive registrate a livello mondiale, arriva dagli animali e dei 30 nuovi patogeni scoperti negli ultimi 30 anni dai ricercatori, il 75% arriva proprio dagli animali“.

Quello che mangio è una scelta personale? Ora più che mai diventa chiarissimo che quello che decidiamo di mangiare e la catena di attività che sono necessarie per produrre quel cibo, non è affatto una scelta personale e che questo ha conseguenze gravissime anche su di noi. Il virus dell’attuale pandemia, è stato confermato, arriva dai pipistrelli, animali ritenuti prelibatezze culinarie insieme a serpenti, topi e pangolini nella cultura alimentare asiatica. Ma ricordiamoci che l’influenza Aviaria del 2003 così come la Suina del 2009 arrivano da animali allevati e considerati “edibili” dalla nostra cultura, quella occidentale. Gli animali allevati o detenuti in condizioni completamente innaturali dal punto di vista etologico e ecosistemico, sono una delle fonti di virus che possono mettere a repentaglio non solo la nostra vita, ma anche la nostra intera economia.

A spiegare il modello è proprio WWF che in un recente documento pubblicato online, “Pandemie e distruzione degli ecosistemi”: quando distruggiamo le foreste mettiamo in modo una catena di conseguenze incredibili. Gli animali sono costretti a cambiare habitat, oppure si estinguono costringendo i propri predatori a spostarsi in cerca di cibo; migliaia di batteri e virus vengono liberati nell’aria quando tagliamo alberi e sconvolgiamo i panorami; quando mescoliamo fra loro specie che in natura non si incontrerebbero mai, violiamo un patto e un equilibrio precario e fragilissimo, all’interno del quale viviamo anche noi.

Il professor Stefano Mancuso che dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, in una recente diretta per la maratona Instagram “Prendiamola con filosofia”, organizzata dalla casa editrice Tlon, ha spiegato che “Queste epidemie sono frutto della nostra sconsideratezza, del nostro atteggiamento predatorio, che è tipicamente animale, nei confronti della natura. Noi abbiamo la presunzione di essere i dominatori del pianeta, ma non c’è una base biologica che confermi questo punto di vista. Il nostro grande cervello non ha senso se grazie ad esso non creiamo un miglioramento delle condizioni per il nostro propagarsi. Noi siamo una specie giovane, 300 mila anni rispetto ad una vita media sul pianeta di 5 milioni di anni delle altre forme di vita. Il nostro più grande errore è stato quello di pensare di essere astratti dalla Natura, che ne possiamo fare a meno, idea sbagliatissima. Basta un piccolo virus per farci capire che il nostro posto è immerso dalla Natura. La vita è solo una questione di reti e di relazioni, tutti siamo collegati: ciò che va salvaguardato è la comunità. Crediamo che sia la competizione a governare il mondo, ma non è affatto così. L’evoluzione funziona per cooperazione, invece”.

Questa pandemia ci sta mettendo davanti una realtà che non volevamo vedere: sfruttare risorse finite e che non abbiamo per produrre in modo infinito non è un modello possibile. La crisi (climatica e ora pandemica) è già in atto e dobbiamo cambiare la nostre abitudini di tutti i giorni per fare in modo di tornare lentamente a cooperare con la Natura. Uno dei primi passi è smettere di mangiare carne e derivati che sono una delle produzioni più insensate e pericolose per il nostro pianeta in assoluto, creando una catena di conseguenze che vanno dalla deforestazione selvaggia ai fini di recuperare spazio per allevamenti e coltivazioni per foraggiare gli animali da “reddito”, passando per l’inquinamento atmosferico, dei terreni e delle acque causato proprio dall’allevamento e dalla produzione dei questi alimenti.

10 commenti:

  1. ormai, anche i piu' duri si son resi conto che la natura comincia a proteggersi, perche' questa palla di merda non puo' resistere all'incremento demografico pazzesco a cui e' sottoposta dai mortidifame. Per il futuro solo i piu' forti resteranno, niente cambia invece per i ricchi, gli over 70.000

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    1. Dunque, gli Illuminati hanno ragione a proporre, per questo Pianeta, la cifra di 500 milioni di umani e non oltre?

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  2. La natura si ribella certo.
    Ma anche i ricchi iniziano a lamentarsi per davvero.
    Se senti un ricco parlare del mondo dirà che non ne può più di avere tra i piedi questo popolo puzzolente.
    Gli schiavi sono ormai sfrido di produzione, calcinacci da portare in discarica, quasi del tutto inutili e pretenziosi.
    Oggi ne bastano davvero pochi e ne serviranno sempre meno.
    La robotizzazione informatica tecnologia sta facendo il suo corso.
    I ricchi, o illuminati, vogliono un mondo più pulito. Vogliono poter inquinare solo loro. Vogliono fare quello che gli pare senza dover subire critiche da nessuno.
    in un attimo sono diventati tutti bravi a lavorare da casa, non usare l'auto, comunicare con Skype, comprare su Amazon, fare le pizze a casa.
    Niente auto, niente vacanze, niente treni, niente autobus, niente aperitivo, passeggiate, aerei.... Tutto inutile, tutto non indispensabile.
    Zero inquinamento, mare pulito, niente traffico.
    Anche i semafori sono diventati inutili.
    E lo stanno diventando anche i politici.
    Non se ne cura più nessuno se non i propri sodali, assimilati, dipendenti.
    Le forze dell'ordine, con i mitra spianati, si divertono a mettere multe a persone con le buste della spesa, mamme con bambino, ragazze che portano il cane a fare i bisogni. Lasciando liberi gli spacciatori ad esempio.
    Agli illuminati non servono neanche più i camerieri (politici). Vorranno direttamente dare ordini loro senza intermediari.
    Insomma sembrano le prove generali di un nuova commedia da mettere in scena.
    Si sta provando.
    Ecco tutto. Oggi è il coronavirus, domani sarà un attentato, poi una fuga radioattiva, avvelenamento dell'acqua, alluvione, terremoto etc.
    Ogni occasione è buona.
    Credo che manchi poco.
    Si sta dando una brusca accelerata.
    I tempi sono maturi.
    Gli illuminati si stanno preparando a perseguire il loro vero grande ed impronunciabile obiettivo:
    la vita eterna.
    Ci stanno arrivando. L'ingegneria genetica fa molti progressi. Manca poco.

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    1. Lei mi pare appaia di rado. Quando lo fa lascia il segno. Concordo in larga misura sulla sua analisi

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    2. Gianni, hai scritto un commento favoloso!

      Domani lo pubblico.


      Grazie, grazie.


      :-)

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  3. Perché bandire i mercati e tenere aperti gli allevamenti intensivi, che sono anche peggio?

    Mi si spieghi questa schizofrenia.

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  4. Un brutto articolo sinofobo. Non me ne vogliano i friulani del blog, ma non vedo alcuna differenza tra il loro prosciutto San Daniele e la zuppa di sorcio cinese. Se vedete differenze, è specismo.

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    1. Per me, specismo ha un altro significato.

      Lo specismo sta al razzismo come le specie stanno alle razze.

      Ovvero, oltre ad essere razzisti verso le altre razze, si può essere specisti verso le altre specie, ma sempre l'uomo è protagonista.

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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