Mi chiedo come abbiano potuto, animali così goffi, impacciati e lenti nei movimenti, ad attraversare i millenni, per non dire i milioni d’anni, e giungere fino a noi, in un numero piuttosto grande di specie. L’unica spiegazione è che, nel loro caso, l’evoluzione abbia puntato sulla difesa passiva piuttosto che sulla fuga, quando ci si trova in presenza di un predatore. A questa categoria appartengono anche mammiferi come l’armadillo, il pangolino, il riccio, e l’istrice, segno che la formula della difesa anziché della fuga è vincente. Prima ancora dei rettili come le tartarughe, fra gli invertebrati la stessa tecnica difensiva è stata adottata dai molluschi, sia bivalvi che gasteropodi, e qui le specie sono davvero tantissime. Poiché la vita è nata nel mare, la difesa passiva di fronte ai predatori è risultata vantaggiosa, in quanto si otteneva (e si ottiene ancora) il massimo risultato con il minimo sforzo e, in natura, risparmiare energie è importante perché offre un vantaggio in più ai fini della sopravvivenza. Poi, dipende da quale tipo di predatore ci si trova ad aver a che fare, poiché ve ne sono anche di quelli che hanno una potenza di mandibole più forte di qualsiasi carapace o nicchio o altro genere di protezione. E allora, fine dei giochi!
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