martedì 2 luglio 2013

Cento anni da pecorella


Fonte: TODAY


Chiamò "pecorella" un carabiniere: così è cambiata la vita di Marco, No Tav.
Marco Bruno era balzato agli onori della cronaca all'inizio del 2012.
Durante una manifestazione del variegato movimento No Tav in Val di Susa, si era rivolto a un carabiniere chiamandolo “pecorella”. Da allora la sua vita è stata un percorso a ostacoli. Il collettivo Wu Ming sul sito di Internazionale ripercorre le tappe di una vicenda che merita di essere raccontata.
Ha ricevuto duecento lettere anonime, con minacce esplicite e molto pesanti. Vive insieme alla sua compagna a Giaveno, in provincia di Torino. La coppia ha una figlia piccola. Marco lavora in una cooperativa sociale, che si chiama “Amico”.

Ha sede ad Almese e il magazzino a Sant’Ambrogio. Si occupano di varie cose: verde pubblico, giardinaggio, ingegneria naturalistica, opere murarie, manutenzione di sentieri.

“Come la maggioranza di chi vive qui, sono un No Tav. La nostra terra sono anni che è in stato d’assedio e io, come tutta la mia famiglia e i miei amici, partecipo alle lotte contro un’opera che ci viene imposta con la forza e che è costosissima, inutile, pericolosa”.

Ha partecipato a varie manifestazioni nel corso degli anni. Ma è quella di quel giorno di fine febbraio a cambiargli un po' la vita: "Ho visto quei carabinieri, tutti bardati, a volto coperto. Erano quattro o cinque. Mi sono appoggiato al guardrail e ho iniziato a chiacchierare con due di loro, prima con uno, poi con l’altro. In realtà parlavo solo io, loro mi guardavano fermi e zitti. Beh, la pappardella la conoscete. C’era una troupe di Corriere Tv che riprendeva, per quello mi ha visto quasi tutta Italia."
Il video fa il giro del web, nei telegiornali è la notizia di apertura.

A tutt’oggi, rimane in buona parte un mistero come mai quei pochi minuti di confronto
(carpiti, tagliati, resi avulsi da tutto) abbiano scatenato l’inferno. Non si capisce perché, di tutte le scene che s’erano viste sulla lotta No Tav, proprio quella abbia fatto il giro della rete e delle tv, suscitando odio e violenza nei forum, negli spazi commenti dei giornali, nei condotti fognari di Facebook.
Lo attaccano tutti, Marco. Un grande nome del giornalismo d’inchiesta come Carlo Bonini definiva il discorso di Marco “birignao squadrista”. Al Tg1 Pier Luigi Bersani dichiarava: “Ci sono formazioni anarco-insurrezionaliste che cercano acqua su cui navigare”. Mario Sechi sul Tempo: “In Val di Susa stiamo assistendo ad una prova tecnica di squadrismo vecchio e nuovo, ferraglia e hi-tech, all’eruzione di un magma anarco-fascio-comunista che si sta organizzando per fare il salto di qualità”.

Per tre o quattro mesi Marco ha ricevuto lettere minatorie, lettere di insulti da tutta Italia: Genova, Catania, Bergamo, Milano…

“Ma nessuna dalla Valle. Tutte da fuori. Io e Maurizio abbiamo continuato a girare porta a porta per consegnare i bidoni, la gente vedeva che ero io e ci offriva il caffé, una bibita… Ho ricevuto tanta solidarietà. Non è che conosco tutti i No Tav della valle, siamo decine di migliaia, però si è tutti No Tav e chi mi riconosceva mi ha dato solidarietà”.
Il 17 luglio 2013, al tribunale di Torino, si terrà la prima udienza del processo a Marco Bruno “per il reato di cui agli artt. 81 cpv., 341 bis c.p. perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in luogo pubblico e in presenza di più persone, in occasione della manifestazione di protesta del movimento NO TAV, presso le carreggiate dell’Autostrada A32 Torino-Bardonecchia all’altezza dello svincolo di Chianocco, offendeva l’onore e il prestigio del brigadiere MACRI’ Alessandro proferendo la frase: ‘che pecorella che sei…’

6 commenti:

  1. Veramente a vedere il video non si è trattato solo di dire "pecorella", la cosa è durata un po....
    http://www.youtube.com/watch?v=CuxUxk6EsuE
    io ci ho visto provocazione e offesa anche se poi Marco ha motivato così il perché del suo atteggiamento:
    http://www.youtube.com/watch?v=rzBIKECUcSo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel finale del secondo video il giornalista di Santoro voleva che Marco chiedesse scusa al carabiniere, ma il suo capo lo ha interrotto dicendo che bastava così.


      Ieri su Blob ho visto Pippo Baudo, con un altro presentatore, che voleva che Aldo Busi chiedesse scusa alla deputata Rivetto del PDL.

      Come sono buoni questi giornalisti!


      La televisione serve a confondere le vittime con i carnefici, nella mente dei telespettatori.

      Lo stesso baffuto intervistatore ha fatto notare che Peppino Impastato, idolo di Marco, se la prendeva con la Mafia, mentre lui se l'è presa con un rappresentante dello Stato.



      Capirai la differenza!!!

      Elimina
  2. Sui rapporti Stato-Mafia ora ci si mette anche Totò Riina http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/toto-riina/

    Però secondo me il ragazzino carabiniere è stato bravo a rimanere calmo....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non reagiscono se non gli viene ordinato; fa parte dell'addestramento.


      Il che rende il soggetto un "minus habens" e dimostra in pieno che.....l'uomo finisce dove comincia il soldato.

      Elimina
  3. Comunque non vorrei essere fraintesa, io solidarizzo con i No-Tav che hanno diritto di difendere le loro terre dai nuovi "barbari".
    Lo sai che sia Giulio Cesare ("Giulio Cesare, che dovette più volte attraversare le Alpi, preferì non attaccare queste popolazioni che sorvegliavano i passaggi delle Alpi" ) che Augusto rispettarono e trattarono con gli abitanti di queste valli... "Re Cozio era capo di una confederazione di tribù di entrambi i versanti alpini, Augusto, che sottomise le tribù della Valle d’Aosta e delle Alpi marittime, rispettò per diversi anni Re Cozio ed il suo piccolo regno,. Solo nel 13 a.C. sottomise queste valli e conferì a Re Cozio la nomina di “ prefetto delle Alpi”, lasciandogli ampia autonomia."


    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche con la popolazione dei Carni i romani preferirono venire a patti, ma questo non impedì loro di fondare Aquileia, su un villaggio celtico preesistente.

      Stragi, i romani, quando conveniva, ne hanno fatte comunque.

      Elimina