mercoledì 3 luglio 2013

Enrico Lecca




Dopo Fini, anche l’attuale Premier si è sottoposto alle Forche Caudine della visita a Gerusalemme e allo Yad Vashem. Perché non va anche a trovare la regina degli zingari in Camargue e a mettere un cero nella roulotte adibita a museo? Oppure, perché non vola a Brooklyn, nella sede dei Testimoni di Geova, a firmare il libro delle presenze nell’analogo tempietto olocaustico?
La risposta è che né gli zingari, né i rappresentanti della Watch Tower Society hanno la bomba atomica, né hanno voluto trarre profitto dalle persecuzioni naziste. Si capisce che è la forza delle armi a determinare chi comanda e a trasformare un’etnia petulante e fastidiosa in una potenza mondiale. Le altre due categorie di vittime dell’Olocausto sono rimaste semplici rompiballe, come lo erano gli ebrei nei secoli scorsi in quanto prestatori di denaro a usura. Poi, grazie allo sfoltimento delle loro fila, messo in atto soprattutto in Russia, ma anche nella cattolicissima Spagna, si sono emancipati, hanno usurpato la terra agli arabi, con la scusa che fosse la loro patria originaria, si sono alleati agli americani e ora si godono le visite dei capi di Stato europei piegati a novanta gradi.


In quest’ultimo esercizio i nostri governanti sono maestri, a differenza dei francesi che riescono a volte ad avere un guizzo di dignità. Penso a quando Mitterand, se non ricordo male, sceso dalla scaletta dell’aereo a New York restituì il cappello texano a un membro del comitato d’accoglienza che intendeva rendergli omaggio alla maniera dei taitiani che mettono al collo dell’ospite una collana di fiori.
Mitterand non gradì quel gesto, che sminuiva la sua identità di “mangiarane”, e mise prontamente in testa al funzionario quel buffo copricapo da cow boy. Letta, invece, come anche Napolitano e Fini, la papalina ebraica se l’è messa senza discutere, a testimoniare la nostra sottomissione di paese vassallo.
Io non l’avrei fatto, anche se capisco, a differenza di migliaia di marocchini qui da noi, che gli ospiti siano tenuti a mostrare rispetto verso chi li ospita. Non c’è bisogno di sottostare a rituali di alcun genere, per questo.

Dallo stantio rito dell’ammirazione dei reperti olocaustici si capisce anche che, per chi voglia sedere in parlamento, dimostrare ipocrita compunzione per quanto accaduto agli ebrei durante la seconda guerra mondiale è un passaggio obbligato, orientando così manicheisticamente il pensiero in un’unica direzione. Sarebbe come dire che, siccome abbiamo perso la guerra, eravamo noi i cattivi.
Dopo l’istituzione del 27 gennaio, come “giornata della memoria”, ora ci toccherà anche la data del 16 ottobre, come “giornata della deportazione degli ebrei romani”. Tanto vale che adottiamo in blocco le festività ebraiche, cancellando quelle cattoliche, così facciamo prima. Letta, comunque, sta solo eseguendo gli ordini del Vaticano, che da qualche tempo in qua
sta cedendo la propria sovranità ai cosiddetti “fratelli maggiori”, con il pretesto che il Vecchio Testamento è stato scritto prima del Nuovo, trascurando il fatto che gli attuali ebrei non hanno nulla a che fare con gli ebrei che scrissero la Bibbia, non essendone neanche i discendenti. Gli ebrei attuali sono biondi e con gli occhi azzurri, chiaro segnale di appartenenza a un’etnia non semitica. Stando a ricerche storiche di cui si è saputo solo recentemente, vengono dalla Kazaria, sono di razza “ariana”, hanno adottato lingua e religione ebraiche e si sono sparsi per il mondo, salvo poi farsi aiutare dagli inglesi ad usurpare le terre dei palestinesi.
Ne consegue che siamo stati ingannati sia dalla Chiesa cattolica, per secoli, sia dagli ebrei, che di originale non hanno nulla. Letta, per motivi di sopravvivenza politica, si è solo prestato a questo falso storico e fa finta di non sapere che a prestare soldi ai nazisti erano banchieri ebrei, per tacere del fatto che il cosiddetto antisemitismo non è cominciato con le leggi razziali, ma molti secoli prima, con le persecuzioni spagnole di Ferdinando di Aragona ai danni di marrani, ebrei e mori.

Sono antimilitarista convinto, e contrario al nucleare, ma se basta la bomba atomica a rendere un piccolo paese desertico una potenza mondiale, tanto varrebbe che anche l’Italia se ne costruisse di sue, oppure che si ribellasse alla madre patria americana rubandole quelle che sono ad Aviano, così i nostri presidenti del consiglio la smetterebbero di andare a Gerusalemme a baciare il culo agli ebrei, alla maniera delle streghe medievali che lo baciavano al diavolo.
Non c’è limite al peggio, e ormai la nostra dignità di nazione l’abbiamo persa da un pezzo,
da quando sono sbarcati gli americani e abbiamo accettato il piano Marshall, ma almeno potremmo smettere di farci ingannare da tutti, dai laici e dai religiosi. Sapere come stanno veramente le cose sarebbe già un buon inizio. La verità vi renderà liberi, disse quel tale. Non ragionare manicheisticamente dividendo il mondo in buoni e cattivi sarebbe già un buon punto di partenza. Capire che Stato e Mafia sono la stessa cosa, che anzi lo Stato si serve della Mafia per mantenere il proprio potere sui sudditi - esattamente come gli israeliani si servono dell’Olocausto per spillare denaro alla Germania - rappresenterebbe un salto di qualità nelle coscienze del popolo, che non avrebbe eguali. Se poi si arrivasse anche a capire che il terrorismo non esiste e che le bombe e gli attentati sono realizzati proprio da chi ci impone tasse e ci governa, farebbe forse scattare quella sana reazione di ribellione che ci renderebbe liberi e non più vessati dai balzelli governativi.

Ora siamo arrivati al punto che anche Totò Riina si lascia scappare commenti di un certo tipo, che, per esempio, fu lo Stato a cercarlo e non viceversa. Oppure che Cossiga era presente in Via Caetani tre ore prima che le BR facessero la famosa telefonata, come ha detto recentemente un artificiere della polizia in pensione.
Sono notizie che lasceranno indifferente il pubblico e arrivano, nel secondo caso, dopo trent’anni dalla morte di Moro, e solo pochi fra noi si renderanno conto delle conseguenze. Ovvero che dietro c’è l’apparato statale a uccidere i membri del proprio governo, nel caso di Moro su volere di Kissinger, e a strumentalizzare la criminalità organizzata per avere il pretesto di combatterla e di mantenere un sistema repressivo costosissimo fatto di sbirri, questori, questurini e macchine della polizia. Se non ci fossero i ladri, le guardie sarebbero disoccupate. Se non ci fossero gli incendi, lo sarebbero anche i pompieri e se non ci fosse il diavolo la Chiesa potrebbe chiudere baracca e burattini.
Alla gente si dirà che è in atto l’eterna battaglia tra luce e tenebre, mentre in realtà c’è un’unica regia a tirare le fila dei nostri destini, parassitandoci e traendo immensi benefici dalla nostra credulità.

Intendiamoci, che l’uomo sia naturalmente cattivo è un dato di fatto, che i siciliani siano figli
di buona donna è appurato. E prego i benpensanti di non fermarsi alle semplici parole, ma di leggere fra le righe. Che l’uomo pastore, come anche l’uomo cacciatore, sia un demonio in sembianze umane, non dovrebbe stupire nessuno e se si arriva al punto di sparare alle pecore di Emanuele Feltri, decapitandole per lanciare un messaggio mafioso, vuol dire che non c’è salvezza per la nostra specie, checché ne dica il Santo Padre. Che un mercenario arrivi a mangiare il fegato, per scopi dimostrativi, di un nemico ucciso, significa che alla barbarie artigianale dei nostri avi non vogliamo proprio rinunciare, a differenza della barbarie professionale dei nostri marines che invece è pura, santa e asettica.
Ciò non toglie che, sulla base fisiologica della cattiveria, qualcuno ci marci e ne tragga vantaggio. Qualcuno che magari è sbarcato su questo pianeta migliaia di anni fa e si è trovato bene, incistandosi nella nostra struttura sociale come un volgare verme solitario, ancora più odioso perché invisibile e quindi inestirpabile. Non è una giustificazione, perché quei picciotti che hanno sterminato il gregge di Emanuele Feltri avrebbero potuto limitarsi a bruciargli la masseria e invece hanno vigliaccamente ucciso le pecore sapendo che non finiranno in prigione per questo.
Mafiosi e criminali quindi sono non soltanto gli autori del gesto, ma anche quei poliziotti che non li arresteranno e quei giudici che non li processeranno. E anche Emanuele Feltri che le pecore le allevava.
Per non parlare della gente cosiddetta normale che si mangia l’abbacchio a Pasqua e  nelle altre feste comandate. E allora, quando la violenza si trasferisce dagli animali all’uomo, è giusto che sia così. E’ la Nemesi all’opera. Il carnefice diventa vittima: e cosa ci si aspettava?!?

Quando un bambino viene violentato, è giusto che succeda perché siamo una specie immonda e abietta, non va dimenticato. Quando una donna subisce femminicidio, è giusto che succeda perché siamo un popolo di barbari maschilisti, fallocrati fabbricanti di armi e appassionati delle medesime, rese prolungamento della potenza virile. Se spariamo a un fagiano, o se peschiamo una trota fuori dal suo fiume, è giusto sparare anche alla propria ex moglie. Scandalizzarsi, strapparsi le vesti e cospargersi il capo di cenere è ipocrita messinscena.
Se i palestinesi vengono bruciati dal napalm israeliano o i soldati governativi siriani vengono squartati e privati del fegato dal mercenario di turno, è giusto che succeda, perché la stessa cosa era stata fatta un attimo prima a un dromedario o a una pecora. Se due su tre dei pasciuti occidentali muoiono di cancro, è giusto che succeda, non tanto perché medici, becchini e farmacisti hanno da “campà pur issi”, come dicono a Napoli, quanto perché ai pasciuti occidentali non gliene frega un accidente di vivere in buona salute e preferiscono ingozzarsi di carne, pesce e malvagità.

Ogni cosa ha un prezzo. Chi semina vento raccoglie tempesta e chi si abbassa i pantaloni davanti a Nethanyau sarà dileggiato per il resto dei suoi giorni. Enrico Lecca potrà anche pavoneggiarsi davanti ai sudditi come il re nudo dalla favola, ma ci sarà sempre qualche bambino che ne denuncerà la ridicola nudità.


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