Fonte:
Libre
Costa
troppo, è lento, ha scarsa autonomia di volo e una capacità ridotta di caricare
armamenti. E soprattutto: non è così efficace nell’eludere i radar. Così, il
Canada rinuncia al controverso cacciabombardiere “stealth” F-35. Una decisione
clamorosa, destinata a frenare la diffusione della nuova “arma letale” dell’aviazione
Nato. «Quello che si avvia a diventare il programma militare più costoso della
storia subisce un nuovo duro colpo – scrive “La Stampa” – dopo la riduzione
delle commesse da parte della Gran Bretagna e dell’Italia, che dagli iniziali 131
esemplari ha deciso acquistare, per ora, soltanto 90 caccia “invisibili”. Il “Joint
Strike Fighter” era nato per diventare la spina dorsale dell’aviazione
statunitense e di una decina di paesi alleati, compresa la Turchia e Israele.
Concepito per trasformare la tecnologia “stealth” in un prodotto a basso costo,
finisce per scontare proprio il prezzo eccessivo, vero punto debole dell’intero
progetto.
Lanciato
all’inizio degli anni ’90, ricorda Giordano Stabile sul quotidiano torinese, l’F-35
doveva sfruttare le ricadute tecnologiche dell’F-22 Raptor, sviluppato dalla
stessa Lockheed Martin-Boeing: il Raptor era il primo caccia che utilizzava la
tecnologia dei caccia-fantasma invisibili ai radar (in pratica, un’esclusiva
statunitense), per creare una flotta multiruolo utilizzabile dall’aviazione e
dalla marina, con anche una versione speciale per il corpo dei Marines:
velivoli a decollo verticale, che interessano anche l’aeronautica militare
italiana. «Il gran numero previsto e la partecipazione degli alleati alle spese
di sviluppo – spiega Stabile – doveva abbattere il prezzo finale intorno ai 65
milioni di dollari a esemplare, un terzo di quello di un F-22». Ma in un
decennio di ritardo accumulato, il prezzo è salito a 150-180 milioni. «E i primi
caccia saranno operativi solo nel 2020». Con il ritiro del Canada dal progetto,
aggiunge “La Stampa”, i costi sono probabilmente destinati ad aumentare ancora,
col rischio del ripensamento di altri paesi, verso quello che gli analisti
descrivono come “death spiral”, avvitamento mortale.
Nella
decisione del Canada, annunciata dal ministro degli esteri Peter Gordon MacKay,
ha pesato anche la testimonianza di Steve Lucas, già capo dell’Air Staff dell’aviazione canadese, che ha rivelato
come la raccomandazione del caccia da parte dei vertici militari trascurò di
proposito «informazioni chiave». Ovvero: la decisione del governo canadese di
ordinare i 65 caccia F-35 venne presa nel 2006 senza nessuna gara con possibili
concorrenti: i principali sono l’Eurofighter Typhoon (in dotazione anche dell’Italia
e prodotto da un consorzio di aziende europee) e il Rafale della francese
Dassault, divenuto improvvisamente “popolare” nel 2011 – insieme ai Tornado
inglesi e italiani e agli F-16 statunitensi – per le ripetute missioni di
bombardamento sulla Libia di Gheddafi. Né l’Eurofighter né il Rafale sono
dotati di tecnologia “stealth”, ma proprio sull’effettiva “invisibilità” dell’F-35
sarebbero sorti i dubbi del Canada, già deluso per le prestazioni del velivolo,
giudicate inferiori a quelle del progenitore F-22. Questo, conclude “La Stampa”,
potrebbe ora spingere anche l’Australia a ritirarsi, insieme all’Olanda, mentre
nell’Italia in preda all’austerity le spese folli per l’F-35 suscitano forti
polemiche, nel silenzio totale del governo e del Parlamento bypartisan
che l’ha sostenuto.
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