Testo di Saverio Tommasi
Eritreo, viaggiava
chiuso in un trolley, con le gambe piegate strette al petto e la
testa fra le ginocchia che stavano quasi all’altezza del mento.
Stava lì e stava zitto perché voleva andare in Svizzera, partendo
dall'Eritrea. Io di solito nel trolley ci metto un pigiama non
piegato, una camicia piegata male e una maglietta in più rispetto al
numero dei giorni di trasferta perché in viaggio mi sudano le
ascelle e quando arrivo ho bisogno di cambiarmi. Il sudore è una
brutta bestia.
La parola "Eritrea"
deriva dal greco antico erythros, e da 21 anni non ci sono elezioni
democratiche. In Eritrea ci stava una colonia italiana e quell'uomo
scappava cercando libertà e lavoro in Svizzera. Scappare da una
condizione disperata è un dispetto a chi sta bene, secondo la legge.
Per questo considero la legalità l’ultimo rifugio degli imbecilli,
perché la legalità, quando è svincolata dalla dignità umana, è
solo un altro nome con cui l'oppressore chiede il conto
all'oppresso. Io non voglio legalità, io voglio giustizia; perché
anche gli amici del regime che denunciavano i bambini ebrei nascosti
nei solai, si comportavano secondo la legge, e addirittura la legge
li premiava con un contributo in denaro. Ma non era giusto,
esattamente come non è giusto aprire un trolley e trovarci un uomo
che scappa invece di una maglietta pulita contro il sudore da
viaggio. Io voglio le magliette pulite, i trolley usati come trolley,
e la giusta accoglienza per chi fugge.
Non mi sembrano richieste strane, mi sembrano richieste giuste.
Non mi sembrano richieste strane, mi sembrano richieste giuste.
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