Fonte: Corriere della sera
Le immagini degli angeli, quelli buoni,
riempiono la stanza dove padre Vincenzo, ogni giorno, si dedica a
scacciare il solo angelo cattivo, Satana, dal cuore degli uomini. Un
grande crocifisso sovrasta la scrivania al centro della stanza dove
lui riceve, in una chiesa a due passi dal Vaticano. E dove la fila di
persone in attesa di essere accolte dal sacerdote è sempre lunga:
«Ma io posso riceverne al massimo una trentina, tra mattina e sera -
dice Padre Vincenzo - ci sarebbe bisogno di altri sacerdoti come me
per venire incontro alle esigenze di tante famiglie che mi cercano».
Nove esorcisti
Cioè che si rivolgono all’esorcista:
uno dei pochissimi rimasti a Roma, «siamo nove in tutto, circa 250
in Italia», spiega. E uno degli ultimi, Padre Amorth, è scomparso
solo poche settimane fa, il 16 settembre. Così Padre Vincenzo si
augura che i Vescovi scelgano altri sacerdoti per questo delicato e
importante ministero. Ha gli occhi penetranti, è di poche parole. È
un religioso carmelitano e la sua è la storia di un lungo
sacerdozio, fin dal 1963. È stato anche parroco per 18 anni in tre
parrocchie del centro Italia e dal 1991 svolge quello che lui chiama
il «servizio» di esorcista nella diocesi di Roma. «Noi possiamo
fare esorcismi solo con l’autorizzazione della Chiesa - spiega -
perché il diritto è solo del Vescovo, ed è lui che può delegare».
Mostra così la lettera di delega - appesa nella sua stanza - che
porta la firma del cardinale Camillo Ruini. Ma come ha scoperto di
avere questi «poteri» per scacciare il demonio?
È un servizio
«Non sono “poteri” - risponde - è
solo un servizio che io posso fare perché ho ricevuto questa delega,
proprio in virtù del diritto canonico». Un leggero sorriso
accompagna il suo racconto. «Ogni giorno incontro tante tantissime
persone: sofferenti, sfiduciate, confuse, disturbate, tormentate;
persone bisognose di qualcuno che le aiuti, le illumini, le ascolti.
Molte sono cadute nelle mani di maghi, fattucchiere, cartomanti,
sensitivi che si sono approfittati di loro per soldi, offrendo false
soluzioni ai loro problemi, anzi peggiorandoli, perché la magia è
proprio il terreno del demonio. A tutti io cerco di dare un messaggio
di speranza e di fiducia. E ho la sensazione che stia crescendo il
bisogno di rivolgersi a figure come la mia: c’è carenza di
spiritualità, di unità familiare. Si pensa troppo solo ai beni
materiali di questo mondo».
Le vittime del demonio
Padre Vincenzo accoglie e spesso dà
anche solo una benedizione. Ma come fa a riconoscere che una persona
è vittima del demonio e non di qualche malattia, magari psicologica?
«Il segno più grande della “possessione” è il rifiuto del
sacro - risponde - cioè un senso di forte ribellione quando si
inizia a pregare o metto la mano sulla testa. Ci sono anche dei segni
particolari e riconoscibili negli occhi, nella mente e perfino nello
stomaco. Il rituale romano elenca alcuni criteri che dovrebbero
permettere all’esorcista di riconoscere chi è realmente
“posseduto”: dal parlare lingue sconosciute al rivelare cose
nascoste o lontane che la persona non può sapere». Parlare di
«demonio» negli anni Duemila sembra assurdo. È veramente difficile
credere alla sua esistenza.
Il residuo del Medioevo
Ma, secondo Padre Vincenzo, «le cause
di questa “incredulità” vengono da lontano, dall’affievolirsi
della Fede, da tanta dimenticanza o distanza dall’insegnamento
biblico-teologico della Chiesa. Gesù ha dato un mandato preciso:
“cacciate i demoni, guarite i malati”. Ma oggi il voler apparire
moderni porta a rifiutare la credenza nel demonio come residuo del
Medio Evo e segno di arretratezza intellettuale. Una mentalità
illuministica che ha influenzato e influenza anche tanti sacerdoti e
religiosi. Ma chi nega la sua esistenza si pone al di fuori
dell’insegnamento biblico». E oggi anzi il demonio è molto
attivo, secondo lui, trovando terreno fertile proprio nel calo della
fede e nella superstizione. «Le credenze magiche e superstiziose
sono una via che permette a tali forze “demoniache” di
schiavizzarci sempre più. Oggi c’è un enorme bisogno di ottimismo
e di speranza, di positività - conclude Padre Vincenzo - per
combattere la sfiducia e il pessimismo che sono dilaganti».
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