sabato 8 ottobre 2016

Non dobbiamo farci cloroformizzare dal fetore giudaico




Evidentemente è giunta l’ora di porre fine in Europa alla concezione ebraica della natura, almeno riguardo agli animali, e di riconoscere, ri­sparmiare e rispettare in quanto tale l’eterna essenza che, come in noi, vive anche in tutti gli animali. Sappiatelo! Ricordatelo! È una cosa seria e non si transige, doveste riempire l’Europa di sinagoghe. Bisogna essere ciechi in tutti i sensi oppure del tutto cloroformizzati dal foetor judaicus, per non riconoscere che l’anima­le, nelle cose es­senziali e principali, è assolutamente la stessa cosa che siamo noi, e che la differenza sta soltanto nelle cose accidentali, nell’intelletto, ma non nella sostanza, che è la volontà. 



Il mondo non è un’opera raffazzonata, né gli animali sono prodotti di fabbri­ca per nostro uso e consumo. Simili opinioni dovrebbero essere lasciate alle sinago­ghe e alle aule filosofiche, che in sostanza non sono tra loro molto diverse. La cono­scenza suindicata ci mette invece nelle mani a regola circa il giusto trattamento degli animali. Consiglio agli zeloti e ai preti di non contraddi­re qui: perché questa volta non soltanto la verità, ma anche la morale è dalla nostra parte.



A dispetto di ogni mitologia giudaica e intimidazio­ne dei preti, bisogna che anche in Europa, finalmen­te, si imponga una verità, immediata­mente certa e di per sé evidente per ogni persona di sano intelletto non obnubilato dal foetor judaicus, una verità che non può essere più a lungo celata: che, cioè, gli animali in tutti gli aspetti principali ed essenziali sono esattamente la stessa cosa che noi, e che la differenza risiede soltanto nel grado di intelligenza, cioè di attività cerebrale, che tuttavia ammette grandi differenze anche tra i veri generi di animali. La concezione ebraica del mondo anima­le dev’essere can­cellata dall’Europa per la sua immoralità: e che cosa è più evidente del fatto che, nelle cose principali ed essenziali, l’animale è la stessa cosa che siamo noi? Per mi­sco­noscere ciò bisogna essere ciechi in tutti i sensi, o piuttosto non voler vedere perché si preferisce alla verità una mancia in denaro. La presunta man­canza di diritti degli animali, l’opi­nione che il nostro comporta­men­to verso di loro non abbia valore etico, o che, come si dice nel linguaggio di quella morale, non ci siano doveri verso di loro, è una dottrina ributtante che appar­tiene alla brutalità e alla barbarie dell’Occi­dente e ha la sua fonte nel giudaismo.


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