venerdì 20 gennaio 2017

Pane che non è pane


Con il termine “mofo sakay”, letteralmente pane al peperoncino, si indicano alcuni piatti veloci che rientrano nella categoria “cibo di strada”, street food. In realtà non è pane, ma tortillas fritte nello stesso olio e quindi poco salutari, se si esagera. Quelle fatte subito, davanti agli occhi del cliente, hanno il vantaggio di non essersi caricate della polvere sollevata dai veicoli. Infatti, Tina tira dritto tutte le volte che passiamo davanti ai chioschi, ma se vediamo le donne all’opera sui fornelli (e non abbiamo fretta di fare quello che dobbiamo fare e andare dove dobbiamo andare) spesso ci fermiamo. A lei non interessano, mentre per me sono ovviamente una ghiotta novità.




Il pane al peperoncino, “mofo sakay”, si divide in due tipi, quello in cui il peperone è stato tagliato a strisce e quello dove invece è intero, come fanno a Fianarantsoa, e in tal caso si chiama “mofo poivron”, alla francese. Come amalgama si usa la farina, ma non l’uovo e quindi è un piatto adatto ai vegani. Le varianti sono: “mofo laiso”, pane al cappuccio, dove il cavolo è tagliato a strisce sottili; “mofo tsaka”, pane agli spinaci, che però non sono i nostri spinaci, ma una pianta simile mangiata anche con il riso, di cui Tina non ha saputo dirmi il nome francese, e il “mofo kida”, pane alla banana, il mio preferito, che conosco e apprezzo da molti anni. In questo caso la banana, di piccole dimensioni, è fritta intera in una pastella di acqua e farina.




Oggi Tina ha voluto cimentarsi ed era la prima volta per lei per questo tipo di piatto. Il risultato è stato accettabile, anche se vanno mangiate subito, ancora calde, perché altrimenti si impregnano d’olio, nonostante le abbiamo messe su tovaglioli di carta subito dopo averle tolte dalla padella. Meglio sarebbe la carta asciugante, che in casa non avevamo. Altro elemento necessario sono le spezie, tipo carry, che le avrebbero rese senz’altro più saporite. La prossima volta non mancheremo di mettercele, magari con un po’ di prezzemolo che, ai tropici come anche a più alte latitudini, sta bene dappertutto. Tenete comunque a portata di mano un buon amaro digestivo.

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