"Sei tornato, coglione!? Ti hanno fatto passare, testa di
cazzo!?”, così il mio testimone di nozze, oggi 17 gennaio 2017. Se
non avessi avuto la bocca piena di “mofo sakay”, che stavo
mangiando in piedi appoggiato a un muro aspettando che Tina uscisse
dal negozio di fronte, sicuramente avrei aperto la bocca dallo
stupore, giacché dopo quasi tre anni Aimone Del Ponte, originario di
Aviano dove faceva il macellaio, mi porta ancora rancore. Lui non sa
che l’odio avvelena l’anima, mentre il perdono guarisce tutti,
sia chi subisce un torto, sia chi lo fa. Che avesse qualche problema
di natura psichica, me n’ero accorto anche prima del 2014, quando
cioè intervistai Vittorio Conte scrivendo un articolo che lo riabilitava. Il litigio sussisteva tra i due e Aimone accusava
Vittorio di essere un truffatore. Avendo incontrato di persona il
presunto truffatore, scrissi un pezzo sulla base della fiducia che mi
aveva ispirato, facendo passare automaticamente Aimone per bugiardo
calunniatore. Questo non gli andò giù, quando lo lesse sul blog, e
una mattina si presentò nella casa di Ambolanahomby come una furia,
facendo una scenata e mettendo in imbarazzo il nostro guardiano Nary
che non sapeva cosa fare. Io, tra l’altro, ero malato di epatite e
vedere l’ex amico lanciarmi insulti, scagliandosi contro la porta
di ferro, che era ancora chiusa essendo mattino presto, come se
volesse aprirla e malmenarmi, non ha certo contribuito alla mia
guarigione.
Oggi che dall’epatite sono guarito, anche se non posso esagerare
con gli alcolici, essere insultato per strada non mi ha reso felice,
né Aimone si sarà sentito meglio, sfogandosi dopo due anni e mezzo.
Oltretutto, se è vero che scrissi un articolo che riabilitava il
signor Conte, è anche vero che i giornalisti sono o dovrebbero
essere neutrali, limitandosi a riferire i fatti. In latino si dice
“Relata refero” e nel linguaggio corrente “Ambasciator non
porta pena”. Io più di tanto non sono entrato nei dettagli della
loro disputa e mi sono limitato a dare voce alla cosiddetta altra
campana. Se questo ad Aimone Del Ponte non piace, sono affari suoi.
Si tratta di deontologia professionale, anche se io non sono un
professionista dell’informazione, ma solo un dilettante. Non sarà
certo un macellaio di Aviano in pensione, benché mio testimone di
nozze, a condizionarmi nelle mie scelte su cosa, come, quando e
perché scrivere articoli per il mio blog.
Quando ci fu la cerimonia in municipio a Tulear, nel 2011, e il
fotografo ci fece schierare in giardino, Aimone e la sua compagna
malgascia Ivonne si avvicinarono a Tina e le misero in mano una busta
con del denaro. Fu l’unico dei presenti a farlo e io gliene fui
grato, ma il comportamento che tenne in seguito, solo per il fatto
che prendevo le difese di uno dei suoi nemici, lo squalifica come
persona e neutralizza la generosità che ebbe con noi il giorno delle
nozze. Se a lui piace avere dei nemici, sono problemi suoi, è una
sua malsana scelta di vita. Non è igienico, né salutare, ma non
sono affari che mi possano interessare. Per quel che mi riguarda, può
anche lanciare il guanto di sfida a Vittorio Conte e convocarlo per
un duello all’ultimo sangue dietro il convento delle carmelitane
scalze, ma ho il sospetto che di nemici ne abbia più d’uno e non
gli basterebbero le proverbiali sette vite dei gatti per fare tutti i
duelli necessari. Vive male e fa danni psicologici al prossimo.
Ma, a parte questa spiegazione del tutto pragmatica, sarei tentato
di aggiungere anche un’altra spiegazione di tipo esoterico. Può un
animalista essere amico di un macellaio? E’ una contraddizione in
termini e se prima del settembre 2014 c’è stato un periodo in cui
tra me e Aimone sembrava esserci dell’amicizia, è perché si
trattava di una tregua. Poi, l’universo ha rimesso le cose a posto.
Oppure, se vogliamo essere ancora più esoterici, Satana ci ha messo
lo zampino e ha ricreato la logica inimicizia che DEVE
necessariamente intercorrere tra i buoni e i cattivi. O, meno
presuntuosamente, tra chi ammazza gli animali e chi non è d’accordo
nel farlo. Comunque sia, lui ha tirato dritto, passandomi davanti
mentre mangiavo il “mofo sakay”, io non ho profferito parola,
anzi lo stavo salutando con la mano libera e con un timido sorriso
sulle labbra, e forse proprio per questo è scattata in lui la
cattiveria.
Aimone non lo sa, ma è stato proprio fortunato. Se Tina fosse
stata presente, a quest’ora lui era in ospedale e Tina, dopo un
amichevole interrogatorio da parte della polizia, sarebbe stata
rilasciata. Quindi, caro il mio rancoroso testimone di nozze, ti
avverto: se devi insultarmi ancora, fallo quando sono solo e non in
presenza di Tina, perché lei non te la farebbe passare liscia.
Macellaio avvisato, mezzo salvato. Aimone Del Ponte, nella foto, è il più anziano del gruppo, all'estrema sinistra.
Caspita! Pare che siano le cronache dal far west più che non dal Madagascar ��
RispondiEliminaInvece della colt tu però hai Tina...
E non mi serve nemmeno il porto d'armi!
EliminaCiao da Vittorio Conte, contattami su FB
RispondiElimina