martedì 11 aprile 2017

La campionessa strumentalizzata



La campionessa paraolimpica Bebe Vio guadagna anche la copertina su Rolling Stone, in cui 'strilla' il suo invito alla vaccinazione. Vittima da bambina della meningite che le ha procurato i danni gravissimi che hanno portato alle amputazioni di braccia e gambe, appare in una foto che sprigiona tutta la sua energia: «Nel mio vocabolario la parola impossibile non esiste» (ha detto alle bodyguard che volevano impedirle di farsi un selfie con Obama). Aveva 11 anni quando i genitori chiesero al pediatra se fosse il caso di vaccinarla contro la meningite e lui rispose di lasciar perdere. Un anno dopo Bebe si ammalò della forma più grave e spietata, in ospedale lottò per 104 giorni contro la morte. Quella delle vaccinazioni, in Italia, oggi è una vera battaglia civile di cui Bebe Vio è una bandiera e su Rolling Stone la campionessa prende una posizione. A Rolling Stone, che le dedica la copertina - in edicola dall'11 aprile, fotografata da Giovanni Gastel, con abiti Dior realizzati in esclusiva per lei da Maria Grazia Chiuri - Bebe si racconta. «So solo che vorrei adottare dei bambini, che ne so, uno nero, uno cinese, uno amputato. Mi piacciono i bambini, so quanto nella vita conti avere una famiglia che funziona bene e vorrei dare loro questa opportunità».



Bebe esprime con chiarezza la sua posizione sui vaccini. «Mi fa arrabbiare che la gente si informi dagli articoli su Facebook e non da fonti vere, che creda alle dicerie più che ai medici. Io con la mia vitalità sembro una deficiente, ma il 95% delle persone che hanno avuto quello che ho avuto io muoiono, gli altri restano distrutti e depressi. Io so quanto hanno sofferto i miei genitori. Per questo dico a ogni mamma: fai il vaccino a tuo figlio, non per lui, ma per te stessa. Vuoi veramente soffrire così tanto?». E ora Bebe pensa al futuro: vincere l'oro a Tokyo, la candidatura come presidente del CONI (sono seria, dice). «Vorrei anche diventare il capo di Sky Sport».  

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