martedì 18 aprile 2017

Lo Stato italiano prodigo con gli stranieri e ostile verso gli italiani



Ciao Italia. 8500 migranti entrati in Italia in un solo weekend si aggiungono agli oltre 35.000 già arrivati dall'inizio del 2017. Giusto per avere un'idea è il numero di abitanti di un'intera cittadina italiana. Dove li metteranno, cosa faranno, come si manterranno, di che cosa vivranno? Sono le domande basiche che vengono poste a chiunque entri in un altro paese, persino a Cuba. La maggior parte di loro pare non abbia documenti o, se li aveva, li ha buttati poiché, a differenza dei paesi del resto del mondo, in Italia è più facile entrare senza essere identificati, così è più facile viaggiare su treni e autobus a gratis, nessuno ti può fermare né chiedere nulla, se nessuno sa chi sei, da dove vieni, cosa hai fatto nella tua vita, tutto diventa più semplice. Tanto che c'è chi si costruisce la professione "profugo". Male che ti vada, in Italia puoi sempre rimediare il riconoscimento di essere un "dono", una "risorsa", insomma una specie meritevole di protezione, qualunque cosa uno abbia fatto o non fatto nella sua vita precedente, prima di sbarcare in quella Disneylandia Italica che ai propri cittadini succhia sino al 60% e più di tasse, solo per il fatto di essere cittadini nel proprio paese e di cercare di costruire qualche attività per tenere in piedi il proprio paese.


La maggior parte delle nuove "risorse" sbarcate pare siano giovani tra i 20 e 30 anni, l'età con il testosterone a mille, molti si dichiarano minori, tanto i documenti mica li hanno, se son dovuti imbarcarsi di corsa sul primo barcone che partiva e poi in Italia è meglio sembrare "minori". Così tanti, a cominciare dalla terza carica dello stato italiano, si prodigano per trattamenti di favore e tanti italiani son contenti, si sentono utili all'umanità, se pagano per i figli degli altri. Intanto i propri si possono anche suicidare, tanto solo se sei sbarcato da un barcone da chissà dove potrai avere almeno una trasmissione televisiva dedicata. Se invece sei italiano, vai pure all'estero: pare siano oltre centomila i giovani che se ne vanno dall'Italia, ma nessuno se ne preoccupa tanto, sarà perché partono con un passaporto, una valigia e spesso una laurea in mano?!

Insomma, troppo regolari per costruirci sopra storie da pianti mediatici. E quelli che piangono, spesso in silenzio, sono i familiari e gli amici più cari. Sono parte di loro perché tante volte ho pianto in un aeroporto, nascondendo le lacrime dentro il cappuccio di una felpa, perché non è vero che andarsene dal proprio paese non costa un prezzo. Molti giovani italiani, miei compagni di viaggio, se ne sono andati per scelta, per questioni affettive o familiari, per crescita personale o professionale, molti se ne son dovuti andare per trovare un lavoro o per un guadagno decente, altri per un modo di vivere congeniale, tanti per realizzare un sogno negato nel loro paese. Ho conosciuto tanti italiani all'estero, giovani e meno giovani, ho ascoltato le loro storie, tutti portano nel cuore gli affetti più cari, gli amici, i ricordi o i profumi della loro terra, pochi tra quelli che ho incontrato torneranno in Italia, un paese prodigo con i figli altri, mentre non sa fare nulla per far tornare in patria i propri stessi figli.


Studiare e far esperienze in altri paese è una ricchezza ma è demenzialmente perduta poiché l'Italia e i suoi rappresentanti politici e mediatici sono tanto impegnati a spendere i soldi delle tasse dei cittadini italiani per investire su chiunque sbarchi da qualunque paese, mentre resta indifferente e assente nei confronti dei suoi stessi figli, per scelta o costretti ad emigrare.

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