I media ci avevano fatto sapere che venerdì scorso la portaerei
americana Carl Vinson si stava avvicinando alle coste della Corea del
nord e che, se ciò fosse successo, il presidente coreano dalla
faccia di porcello avrebbe sganciato la Bomba. E quando si dice “La
Bomba”, s’intende quella risolutiva e definitiva, che l’Italia
non ha mai avuto, se non quelle imposteci dai nostri padroni. Poi
venerdì è passato, sabato è passato e anche la domenica di Pasqua
è passata, ma non è successo niente. C’è stata, obiettivamente,
un’ondata di preoccupazione tra i blogger indipendenti, con
tendenze millenaristiche. Da tempo, tra un asteroide che sfiora la
terra, l’annuncio di una prossima era glaciale (il global warming
non ha molto seguito fra i ricercatori indipendenti) e un ipotetico
salto quantico dalla terza alla quarta dimensione, siamo tutti più o
meno in attesa di un grande evento che sistemi un po’ le cose e che
dia la scossa giusta per raddrizzarle.
Nei giorni della trepidante attesa della fine del mondo, sempre i
mass-media ci hanno fatto sapere che gli USA avevano sganciato una
superbomba in Afghanistan, chiamata “Moab” (la prossima si
chiamerà “Armagheddon”?) del costo di 14 milioni e mezzo di
dollari e che aveva ucciso 36 presunti terroristi. Il che significa
che ognuno di quei 36 combattenti è costato ai contribuenti
americani la bellezza di 400.000 dollari. Che spreco! Non li si
poteva far fuori con qualcosa di meno caro? Oppure, non poteva la
superbomba ammazzarne 36.000, già che c’era?
Poche ore dopo, il cosiddetto dittatore dalla faccia maialesca,
indice una parata militare, schierando tutto l’armamentario
nucleare in suo possesso. A far sfilate militari son capaci tutti, ma
quando poi si è trattato di lanciare un missile balistico, i
mass-media, ballistici per eccellenza, nel senso di conta-balle, ci
fanno sapere che è esploso in volo subito dopo il decollo. Se Kim
Jong Un aspettava qualche giorno a lanciarlo, che si calmassero le
acque e che si spegnessero i riflettori, non faceva una brutta
figura, dato che i suoi esperti lo avranno reso edotto della
percentuale di fallimento che era in ballo. M’immagino, se
veramente è un dittatore come lo dipingono i media (ballistici)
occidentali, che abbia dato in pasto ai cani qualche ingegnere
spaziale, come sembra abbia fatto con suo cognato che aveva tramato
contro di lui.
Invece, il porcello nordcoreano ha voluto lanciare l’arma mentre
aveva tutti gli occhi del mondo puntati addosso, e siccome nulla
avviene per caso, mi viene il sospetto che sia il lancio che il
fallimento del test balistico siano stati voluti. In altri termini,
Kim il grassoccio ha voluto farci sapere che non abbiamo nulla da
temere perché le sue armi sono spuntate e sono paragonabili a quelle
che nella seconda guerra mondiale erano in dotazione degli italiani:
si avvicina un aereo? Non preoccupatevi, è un “Macronì”, un
….maccheroni, un aereo italiano e quindi qualcosa si guasterà di
sicuro, dicevano gli ufficiali francesi o inglesi per tranquillizzare
le proprie truppe.
Kim Jong Un è a capo di un esercito che non fa paura a nessuno,
né ai suoi confinanti Cina e Giappone, né tanto meno agli Stati
Uniti. A meno che non riesumi la tecnica dei kamikaze del “vento
divino”, i marinai americani possono dormire sonni tranquilli nelle
loro cuccette.
Questa sua figuraccia non mi convince. Mi fa venire in mente
quella dei servizi segreti francesi e belgi subito dopo gli attentati
a suon di bombe e camion sulla folla. Anch’essi hanno accettato di
fare una figura barbina, per non aver fermato in tempo gli
attentatori, dai servizi segreti già conosciuti, purché le stragi
venissero portate a compimento. Il che mi induce a sospettare un
coinvolgimento dei servizi medesimi nella preparazione e attuazione
degli attentati, dando però all’opinione pubblica l’informazione
di una falla nel sistema di “intelligence”.
Il fallito esperimento balistico nordcoreano mi fa pensare la
stessa cosa: Kim sta al gioco delle parti. Fa il cattivo, ma per ora
non spaventa nessuno. Con i servizi francesi e belgi si è chiesta
più collaborazione, si è chiesta più Europa. Un giorno i media ci
faranno sapere che Kim Jong Un fa parte di una “Ur-lodge”, una
superloggia, magari la “Three eyes”, la stessa di cui fa parte
Napolitano, Sarkozy ed Erdogan. Oppure la “Athor Pentalfa” di cui
faceva parte Osama Bin Laden in compagnia di Bush Junior. E’ tutto
un gioco, una messinscena e i massoni di grosso calibro giocano con
le nostre paure.
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