Da più di sei mesi il disegno di legge sul testamento biologico è
impantanato in Parlamento nella Commissione Sanità del Senato. Una
legge attesa da decenni e che ha come obiettivo quello di dare
dignità alla persona malata. Quello del fine vita, infatti, è
una questione soprattutto di rispetto della volontà e di
libertà. Il nostro Appello al Presidente del Senato e ai
Capi gruppo parlamentari per l’approvazione della legge sul
testamento biologico.
Tra i compiti prioritari dello Stato
vi è quello di occuparsi dei suoi cittadini con particolare
attenzione ai più deboli, attraverso leggi eque e giuste capaci di
alleviarne le sofferenze e garantirne la libertà. Il recente appello
che Michele Gesualdi, uomo di fede ed ex presidente della Provincia
di Firenze, ha inviato ai presidenti della Camera e del Senato, ci ha
spinto a scendere in campo per chiedere di accelerare
l’approvazione della legge sul testamento biologico, con la
dichiarazione anticipata di volontà del malato colpito da patologie
degenerative che non hanno speranza di guarigione. La legge sarebbe
un atto di comprensione da parte dello Stato nei confronti di una
umanità sofferente e tale da garantire a ogni cittadino di poter
esprimere la propria autodeterminazione rispetto ai trattamenti
sanitari senza prospettiva, ovvero poter rifiutare l’accanimento
terapeutico. La rapida approvazione delle legge sul fine vita che
sembra essere messa in forse dalla imminente chiusura della
legislatura, con il rischio che poi vada dimenticata, sarebbe un atto
di rispetto, di civiltà e di salvaguardia della dignità umana che
non impone ma aiuta e non lascia sole tante persone e le loro
famiglie che vivono in solitudine il loro dramma. «Non si
tratta di favorire l’eutanasia – afferma Michele Gesualdi
– ma solo di lasciare libero l’interessato lucido e dotato
di volontà e fede, cosciente e consapevole, di essere giunto alla
tappa finale, di scegliere di non essere inutilmente torturato e di
levare dall’angoscia i suoi familiari che non desiderano sia
tradita la volontà del loro caro.
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