“Noi viviamo tutti a un passo dall’anno 2000. Esso è diventato un simbolo del fulgido e remoto futuro, quando guideremo automobili volanti e parleremo con i videotelefoni. L’anno 2010 suona ancora lontano, quasi irraggiungibilmente lontano. Se qualcuno viene a dirmi che qualcosa di terribile succederà nell’anno 2010, posso mostrarmi preoccupato, ma a livello subconscio accantono l’informazione come una faccenda da prendere in considerazione se mai in futuro. Quindi mi fa sempre impressione rendermi conto che il 2010 è vicino come il 1970 e che la fine del secolo non è più davanti a noi di quanto il 1980 sia alle nostre spalle. Noi viviamo all’ombra di un numero, e questo ci rende difficile prevedere il futuro.”
[Bill McKibben, “La fine della Natura” - Bompiani, 1989]
MC Kibben è uno scrittore che appartiene al genere " pessimista ".
RispondiEliminaFu il primo a trattare il tema del riscaldamento globale.
Quello che mi chiedo è perché i temi che poi vengono strumentalizzati e amplificati dai media siano messi sul piatto da americani , inglesi , francesi , qualche tedesco .... insomma da occidentali opulenti , come il tema , che sembra recente , ma è ancora più antico dell' ecologismo , del sovrappopolamento ( malthusanesimo).
Non riesco ad afferrare se sono in buona fede mettendo in mostra le contraddizioni della società in cui vivono , mostrando anche una sensibilità , o se tutto sia parte di un disegno a cui partecipano , più o meno consapevolmente .
Mi chiedo perché mai nessun centrafricano , vietnamita , boliviano , abbia mai scritto libri o saggi divenuti poi famosi sugli stessi argomenti.
Vorrei comunque rassicurarli e invitarli a vivere meglio la loro vita , come è accennato nel post sopra : inutile riandare al passato e preoccuparsi del futuro , la vita è il presente ; in più la natura ha tutte le risorse per rigenerarsi ed eliminare i parassiti che ostacolano il suo cammino.
Cerco di rispondere alla tua domanda forse in un modo un tantino razzista: perché la razza ariana è superiore alle altre razze e quindi dal punto di vista intellettuale siamo più creativi e più profondi. Freeanimals
EliminaSiamo talmente creativi che abbiamo creato il mondo storto che abbiamo sotto gli occhi e ci laviamo la coscienza facendo come il coccodrillo che piange dopo aver mangiato la preda.
EliminaCe la cantiamo e ce la suoniamo, siamo 1/5 della popolazione totale e consumiamo oltre i 4/5 , poi creiamo scuole di pensiero , facciamo conferenze , scriviamo libri e creiamo istituti per insegnare agli altri come vivere risparmiando , e magari vaccinarli per fare meno figli.
Già nel Medioevo era così.
EliminaProduceva prodotti del pensiero chi aveva tanto tempo a disposizione e non doveva passare la vita a zappare la terra.
Infatti, molte menti eminenti hanno potuto sbocciare in seno alla Chiesa, nei conventi e nei monasteri, fino al punto, in alcuni casi poco propensi al compromesso, a finire bruciati. Vedi Giordano Bruno.
Quindi lavoro e pensiero non vanno d'accordo? In effetti chi non ha nulla da fare durante la giornata ha più tempo per se stesso, per riflettere e se vuole per migliorare. Allora il lavoro è stato creato per distrarci? Per non farci prendere coscienza di certe cose? Per non farci raggiungere l'illuminazione?
RispondiEliminaG.
Per quello che mi riguarda è esattamente il contrario.
EliminaSono proprio i sofisti , gli intellettuali, i pensatori , insomma quelli che non hanno niente da fare che complicano la vita agli altri, perlopiù con teorie dove incolpano gli altri delle dissolutezze che li contraddistinguono.
Come i politici che si inventano gabelle continue, da cui loro sono esenti , o tutta quella schiera di studiosi delle dinamiche sociali che danno continue soluzioni di come la parte attiva deve vivere , comportarsi , curarsi , riprodursi ecc.
Soluzioni che per loro , ovviamente , non valgono.
sante parole !!
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