Prima parte
Quante probabilità ci sono che siano due esemplari diversi? Poche, se non nessuna. Alle ore 20.00 di domenica 22 settembre, mentre mi accingevo a dare la cena ai miei due cagnetti, Pablo esce sotto il portico, afferra qualcosa in bocca e scappa in mezzo al cortile. Capisco che ha preso un riccio. Lo raggiungo e, non senza un po’ di paura dei suoi morsi, poiché diventa pericolosamente possessivo quando ha la palla o un riccio in bocca, lo afferro con due mani, delicatamente, sulle guance, lo accarezzo sulla testa e sotto il mento, gli parlo con voce suadente, con tono tranquillo: “Non devi far del male ai ricci”, gli sussurro. E lui sembra capire. Si immobilizza, lo sento fremere, è combattuto interiormente, sa che non sono d’accordo e, sia questa scorsa estate, sia nelle due precedenti, ci siamo scontrati sulla questione dei ricci. Lo molla giù, io lo prendo in braccio e lo metto su un tavolo sotto il portico, lui è ancora eccitato e tenta di saltare giù, di sgusciare dalla mia presa. Prendo la decisione di portarlo in casa e lui accetta perché era ora di cena. Ha fatto, quindi, la sua scelta: meglio la cena sicura che un riccio spinoso da attaccare, facendosi anche male a causa delle spine. Mentre ha il muso affondato nella sua ciotola piena di croccantini, esco, infilo i guanti e porto il riccetto in stalla, dove gli faccio alcune foto. E’ un esemplare giovane, non più lungo di dieci centimetri. Lo chiudo all’esterno, sul retro della casa, dove c’è un fazzoletto di terra e dove Pablo non può arrivare. E mi compiaccio di aver fatto una buona azione.
Seconda parte
Alle ore 9.00 di lunedì 23 settembre, mentre mi accingevo ad uscire per andare al lavoro, faccio la macabra scoperta. Vicino a un tratto di terreno arato, come se fossero passati i cinghiali, i resti immangiabili di un riccetto delle stesse dimensioni del precedente. Per un attimo ho pensato che fosse un altro, e cioè che in cortile, la sera prima, fossero in due e che io mi fossi accorto solo di uno. Poi ho pensato che la notte è lunga e che lo stesso individuo da me salvato la sera prima avesse fatto un lungo giro, passando attraverso la proprietà del mio vicino a nord, per ritornare nel mio cortile, incurante del pericolo. I ricci, in quanto mammiferi primitivi, non sono molto intelligenti e sono noti per le loro capacità di arrampicarsi su reti e recinti. E di passare attraverso tutti i buchi. Ma, indipendentemente che sia lo stesso esemplare o un altro, le deduzioni che posso trarre sono identiche. Il bulldog francese di nome Pablo, che vive con me già da due anni, non è solo intelligente, ma anche astuto. Me presente, sa che non deve far del male ai ricci, me assente si sente in diritto di dare sfogo ai suoi atavici istinti di predatore. Della serie: via la gatta, i topi ballano. Lui non ha bisogno di quelle proteine, perché è ben pasciuto, ma vuole solo soddisfare i suoi belluini istinti di cacciatore, un po’ come i cacciatori a due zampe che non hanno bisogno delle lepri o dei fagiani che uccidono, ma vogliono solo soddisfare i loro istinti sadici, visto che il governo sadico e assassino glielo consente.
I miei sentimenti, ovviamente, sono quelli della frustrazione, del rimorso per non aver portato il riccetto fuori dalla proprietà, al di là della strada asfaltata, dove c’è il prato di una casa in vendita, ma avevo fretta di dar da mangiare ai cani e di mangiare, poi, io stesso, che ho ritenuto sufficiente chiudere il piccolo insettivoro salvato, sul retro della casa, oltre una porta di metallo che impedisce a Pablo di raggiungerlo. Non è così. Non è andata così. Non è sufficiente metterli nell’orto posteriore, ma vanno fatti uscire fuori dal cancello, benché in tal modo siano a rischio di investimento. Non è facile la vita dei ricci. E quella degli animalisti nemmeno, costellata com’è di frustrazioni e sensi di colpa.
Inutili sensi di colpa. La natura ha fatto il suo corso.
RispondiEliminaI miei cani sono sotto la mia responsabilità.
EliminaIo sono il loro capo branco, anche in senso morale.
Per estensione, anche gli animali che frequentano il mio cortile sono sotto la mia responsabilità.
Per esempio, il gatto rosso della vicina lo scopro spesso, al mattino, fare la posta agli uccellini che vengono nella mangiatoia a mangiare.
Ovviamente, lo scaccio via perché non deve far loro del male.
Anche quel gatto, come il mio Pablo (per tacere di Petra) è bello che pasciuto.
Pure io mi faccio sensi di colpa.......mi ritengo, in quanto manutentrice del giardino e dei "pupi" ( i gatti), responsabile delle loro malefatte.
RispondiEliminaNon se ne esce.
Zenzero
Istinto contro ragione: un conflitto che dura da millenni.
EliminaUn po' come la Donna (istinto) contro l'Uomo (ragione).
Non è il tuo caso, poiché sei molto...ragionevole.
Un tizio, anni fa, mi disse che io ero un connubio tra lo Sturm un Drang e Voltaire. Vedi tu....
RispondiEliminaZenzero
Sturm und Drang (mannaggia alla tastiera che ha perso la d per strada).
RispondiEliminaZenzero
Tempesta e assalto. Roba tedesca, mi pare del Romanticismo.
EliminaVoltaire, il campione della tolleranza.
Me gusta!
Alla natura non si comanda
RispondiEliminaIn realtà, è quello che l'uomo sta facendo fin dall'inizio dei tempi.
EliminaAbbiamo cominciato con il fuoco, la ruota, la leva e altre cosucce che sono venute dopo.
Oggi la chiamano tecnologia.