lunedì 16 settembre 2024

Tale madre, tale figlia!


Primparte

Vi voglio raccontare una mia storia personale, perché per esperienza ho imparato che tali racconti sono quelli che al pubblico piacciono di più, forse per una specie di identificazione nelle disgrazie, nelle gioie e nei dolori altrui, conosciuti e sperimentati un po’ da tutti gli esseri umani. Dunque, ventinove anni fa, la triestina che sposai nel 1995 ebbe un congedo per maternità di un anno, per partorire, al termine del quale doveva riprendere il lavoro a Trieste, come centralinista della Telecom. Abitavamo a Camino al Tagliamento, dove avevo anche il lavoro, nella locale scuola e tra Trieste e Camino intercorrono circa 100 Km. Avvicinandosi il momento in cui lei doveva riprendere a lavorare, cercammo casa a metà strada, nel goriziano, e in modo particolare a Sagrado, perché è un paese dotatdi stazione dei treni. Lei, di cui taccio volutamente il nome, avrebbe dovuto prendere il treno al mattino, nonché l’autobus fuori dalla stazione di Trieste, per recarsi al lavoro. Ogni cosa ha un prezzo, e se credi nell’idea di famiglia, accetti con rassegnazione anche i sacrifici che ne conseguono, come per esempio svegliarsi presto al mattino. Io, partendo da Sagrado, non avevo problemi a macinare chilometri con la macchina per andare a lavorare a Camino. Trovammo anche casa in affitto, ma purtroppo in mia moglie prevalse la pigrizia: l’idea di fare la pendolare, come milioni di altri “schiavoratori” nel mondo, non le piacque e preferì trasferirsi presso sua madre, a cui lasciare la bimba durante le ore lavorative. Se da una parte avremmo risparmiato la spesa della baby-sitter, dall’altra io entravo in crisi profonda perché non avrei più visto regolarmente mia figlia. Inutile dire che tale scelta, di ritornare presso la casa di sua madre a Trieste, fu l’inizio della fine, almeno per me, sul piano psicologico. Mi sentivo devastato e, trovandomi per la prima volta di fronte a un problema del genere, mi rivolsi a un avvocato. Il procedimento di divorzio durò dieci anni e io, oggi, non posso fare a meno di maledire il Femminismo e chi l’ha inventato.



Seconda parte

La settimana scorsa, ritornavo da Basaldella dopo aver consegnato i giornali. Feci una prima telefonata a mia figlia, di cui taccio volutamente il nome, ormai ventinovenne, stabilitasi a Codroipo, per annunciarle che stavo arrivando, volendo invitarla ad andare insieme “Da Pablo”, a berci un cappuccino e a mangiare una brioche. Non rispose, come capita spesso. Dopo dieci minuti, mi fermai, lasciando il motore acceso, a Campoformido, sulla SS 13, da dove la chiamai una seconda volta. Rispose. Le dissi che in dieci minuti sarei stato sotto casa sua e la invitai ad andare al bar. Protestò che stava dormendo e che dieci minuti non le bastavano. Le proposi venti minuti, affinché si lavasse la faccia e si vestisse, mentre io facevo un giro tra le bancarelle del mercatino, che si tiene ogni primo sabato del mese a Codroipo. Alle nove e mezza avevo un altro cliente e quindi avevo mezzora di buco. Mi rispose che non sarebbe venuta, e in lei prevalse la pigrizia, come ventinove anni prima era prevalsa in sua madre di fronte all’idea di fare la pendolare. Solo che qui si trattava di una cosa da niente, vestirsi e uscire, per fare colazione insieme. Ogni cosa ha un prezzo, e se vuoi mantenere un rapporto con tuo padre, ritrovato dopo molti anni, accetti con rassegnazione anche i sacrifici che ne conseguono, come per esempio essere svegliata alle nove del mattino e prepararsi in dieci minuti. Non so cosa mi prese ma, come si dice, mi salì l’embolo. Cominciai a urlare: “Ma chi sei, la principessa sul pisello? Sei una nobildonna? Non stare a discutere, ho il motore acceso, preparati che arrivo...”, dissi in tono perentorio. Rimasta irremovibile, testarda e determinata come dice di essere, mi oppose un netto rifiuto. E la mandai affanculo! 

Dicendomi “Stavo dormendo” mi ricordava la figlia del conte Mascetti, quando fu violata in mensa dal capo cuoco e, per scusarsi, ripeteva: “Sparecchiavo!”, con voce lacrimevole. Che non sia stata capace di prepararsi in dieci minuti è, per me, inconcepibile. Non c’è bisogno di truccarsi per andare al bar. Io l’ho vissuta come una mancanza di rispetto nei miei confronti, ed era la seconda volta che mi faceva quelle storie. Anche senza essere mafiosi, “Quando Mamma chiama, picciotto va e fa”, è un principio che va sempre bene, soprattutto quando è in piedi una relazione di tipo sentimentale, amore o amicizia, non esclusi i rapporti familiari tra genitori e figli. Per 17 anni ho avuto un amico che, quando mi telefonava dicendomi che era a Codroipo ed invitandomi ad uscire per un aperitivo, ero pronto in tre minuti, e anche Pupetta era pronta a scendere con me le due rampe di scale del condominio. Se al telefono, svegliandola, fosse stato il suo moroso, mia figlia sarebbe scattata in piedi come una molla, ma invece era quel rompiscatole di suo padre, che la invitava a bere un cappuccino e a mangiare un cornetto in ore antelucane, addirittura alle nove del mattino! 

Sono dieci giorni che non ci sentiamo e francamente me ne infischio, come disse Clark Gable in “Via col vento”. Non so come andrà a finire, perché stavolta mi sono veramente incazzato. Forse finirà com’è finita con sua madre, con la separazione. In Friuli abbiamo un modo di dire: “Tirà su frutz? Mior tirà su purcis, almancul tu li copis”. Allevare figli? Meglio allevare maiali, che almeno li puoi macellare!”.

32 commenti:

  1. E' UNA vicenda molto piu' comune di quanto si creda...

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  2. Non so bene cosa pensare. Ma è chiaro come il sole che quella figlia non le vuole bene, perciò la sua telefonata l'ha infastidita e poi si è negata. È inutile arrabbiarsi. Certo posso capire che lei ci sia rimasto male nel constatare che lei per sua figlia non conta molto. Se le faceva piacere bere un cappaccino e mangiarsi una brioche con lei ci metteva un attimo a vestirsi e a scendere. Non so in che rapporti stava con la sua figlia "ritrovata". Forse le avrà fatto piacere un attimo ritrovarsi con lei, vi sarete pure divertiti, avrete fatto qualcosa insieme. Ma poi lei ha la sua vita nella quale lei non ha un posto di riguardo. Bisogna farsene una ragione e ... rilassarsi, non pensarci più, mettere persino una pietra sopra quella speranza coltivata di poter avere di nuovo un rapporto cordiale con sua figlia. Un mio inquilino aveva una figlia lesbica con cui non era in buoni rapporti e a lui dispiaceva un po'. Quando è morto la figlia non ha voluto niente del padre, qualche ricordo (soldi non ce n'erano). Una dimostrazione di disamore e anche mancanza di rispetto verso suo padre, ma i rapporti genitori - figli sono credo raramente molto affettuosi. Si resta in contatto se ci sono nipoti, ci si frequenta magari, ma i genitori contano meno dei propri famigliari, è ovvio.

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    1. Siccome passa da un fidanzato all'altro, i primi tempi in cui ci frequentavamo (cominciando da sette anni fa) potevo spiegare i miei contrasti con lei con la...gelosia, da parte mia, ma ora che ho capito che deve gestire la sua sfera affettiva per conto suo, mi sono rassegnato.

      In tal caso, mi cito sempre il detto latino: "Ubi major, minor cessat" e io ho accettato il fatto di essere, per lei, il..."minor".

      E' la vita!

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    2. Certe volte alcuni genitori hanno la pretesa che i figli siano una loro dépendance, non è così...fra l'altro è quasi trentenne, mica ha 15 anni.
      Zenzero

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    3. Infatti, in questi ultimi sette anni, da quando la frequento, ho notato dei cambiamenti sia sul piano fisico che su quello psichico, nel senso di una maturazione.

      E' diventata più...donna, con un carattere ben preciso. Lei stessa ammette di essere "testarda e determinata".

      Forse io ho sbagliato a comportarmi, in sua presenza, come un pagliaccio, volendo sempre divertirla e farla ridere, ma lo facevo, credo, per neutralizzare l'imbarazzo che provavo in sua presenza.

      A volte mi chiedo se, a forza di agire come uno scemo, ora non sia colpa mia, e solo mia, se non riesco ad ottenere il suo rispetto.

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    4. On peut en parler vis- à- vis, de cela.
      Au revoir.
      Zenzero

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    5. Purtroppo, non è solo con mia figlia che, a volte, mi comporto come un pagliaccio.

      Credo dipenda dall'imbarazzo che mi sento di dover nascondere. E allora, faccio il...simpaticone!

      Riuscendo, probabilmente, patetico. Per non dire sgradevole.

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  3. Dato che Roberto ha messo in pubblico tale storia, si evince che una opinione in merito , da parte dei lettori, è lecita.
    Io non entro nelle dinamiche familiari perché delicatissime.
    La storia raccontata così, non si presta a frettolose conclusioni....nel senso che incomprensioni di tale tipo sono normalissime.
    Magari scocciano, certo, danno fastidio.
    Non mi pare affatto una mancanza di rispetto o un venir meno dell'affetto di una figlia nei confronti del genitore.
    E di conseguenza, pensare che la ragazza, come scrive l'utente qua sopra, e cito:

    "Ma è chiaro come il sole che quella figlia non le vuole bene"

    è una brutta uscita.
    Come fa a dire che la ragazza non vuole bene a suo padre?
    Basta un'inezia come questa per tirarne fuori un verdetto tanto netto e senza appello?
    Santo cielo!
    Zenzero

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    1. Come sai, sono stato un insegnante per molti anni e nei confronti di mia figlia, dovendo recuperare il tempo perduto, mi sento in dovere di darle qualche insegnamento, cioè di educarla.

      Tanto per cominciare, dovrebbe essere più responsabile ed evitare di essere inattendibile, altrimenti la gente, chiunque avrà a che fare con lei, prima o poi perderà la fiducia nei suoi confronti ed eviterà di frequentarla.


      Che i triestini siano ritardatari cronici, posso accettarlo: fa parte della loro cultura, come per i napoletani, ma che imposti la sua vita come un parassita, non glielo posso permettere.

      Per esempio, lasciare che siano sempre gli altri a pagare, la pizza, la colazione, le vacanze, non va bene e anche il suo attuale moroso, che è molto prodigo nei suoi confronti, potrebbe ad un certo punto infastidirsi.

      Che sia io a pagare i suoi affitti e le bollette, è una cosa che non va bene, anche se io lo accetto di buon grado perché dal punto di vista finanziario lei è precaria. Ma io non è che sia tanto meglio, comunque.

      Se capirà che non può vivere da parassita, io mi considererò soddisfatto. E se toglie l'anellino dal naso, ancora meglio!

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  4. Molto più comune di quanto si creda, verissimo, tale situazione di dissidio? fastidio? Allontanamento più o meno lungo, definitivo? Di solito i dissidi autunnali si compongono a Natale. Quelli lievi, altrimenti uno aspetta l'alba del sette gennaio come una liberazione. Brutte le feste "litigate ". In bocca al lupo a Free.

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    1. Citazione:

      "Di solito i dissidi autunnali si compongono a Natale"



      Questa mi giunge nuova.

      Ho molto da imparare da te, caro Mauro!

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    2. Per esperienza mia , ma nelle amicizie, non in cose di famiglia, i rammendi fatti a Natale non arrivano a Pasqua.
      Non credo sia il caso tuo con O......anche tu sei una pigna!:)
      Zenzero

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    3. Citazione:

      "anche tu sei una pigna!"


      Nel senso che ho...le pigne in testa?

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    4. Le pigne son dure, e se ci si inciampa con i sandali fanno male....ma i pinoli sono buoni e ci si fa il pesto....
      Zenzero

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  5. A me pare una robetta da poco, Rob è solito dire ai suoi utenti che si eviti di scatenare tempeste nel bicchiere, ora lo dico io, non mi pare ci siano i presupposti per una cosa definitiva....è ovvio che Rob è padre da un punto di vista biologico, ma non ha l'esperienza di essere padre, e quindi vede le cose in modo assoluto, senza sfumature.....piuttosto, attenzione a non far precipitare una banalità come questa in qualcosa di sgradevole, il passo è breve.
    Nelle famiglie, nelle amicizie e nelle affettività, spesso si inciampa su un sassolino.
    Zenzero

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    1. Ciò che dici è molto saggio.

      E confesso di essermi sentito, per tutta la vita, inadeguato, incapace e goffo, oltre che timido.


      Mi sto autocalunniando?

      No, sto solo dicendo la verità.

      E' la prima volta che vivo su questo pianeta e il comportamento degli esseri umani che ci vivono da sempre mi sconcerta.

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  6. Bah
    Dico la mia anch'io
    Mi viene in mente quando venti anni fa , nel 2004 , fui operato per correggere un diverticolo alla vescica e stetti ricoverato una settimana.
    Ero separato da 4 anni e mio figlio viveva con me ma in quella settimana non venne mai a trovarmi all' ospedale.

    Non ci rimasi bene ma non ne feci nemmeno una tragedia , mio figlio allora aveva 18 anni e , da dove abitavamo all'' ospedale di Parma ci sono solo 10 km.
    Anche mio padre cercò di portarselo quando veniva in ospedale ... ma , nada ...

    Non me la sono presa più di tanto e non gli ho mai rinfacciato niente , forse perché per natura non mi aspetto niente da nessuno ... abbiamo continuato la nostra vita insieme fino al 2019 quando è andato a convivere con la compagna.
    Nel frattempo è stato via via sempre più presente , tante volte si offre per aiutarmi e chiede se ho bisogno di lui.

    Le situazioni cambiano e le persone cambiano , e comunque credo che solo a due esseri posso perdonare qualsiasi cosa : al mio cane e a mio figlio , anzi , da un anno pure alla nipotina , sua figlia .

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    1. Quando ero in carcere a Tolmezzo e mi mandavano a chiamare per i colloqui con i familiari io mi sedevo, aspettavo e guardavo la porta attraverso la quale sarebbe entrato il familiare e mi aspettavo sempre di vedere la morosa che avevo all'epoca e invece veniva mio padre.
      Freeanimals

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  7. Meglio soprassedere, scommetto che lei si sta chiedendo perché tieni il broncio! Non è venuta semplicemente perché non aveva fame ma sonno.
    Penso non abbia neanche considerato un altro motivo, del resto anche tu pretendevi la sua compagnia per riempire, mi pare di capire, del tempo libero tra un impegno e l'altro. Quindi la colpa è da imputare ad entrambi.
    In futuro falle capire che tu ci sei ma senza imporle la tua presenza, sarà lei a cercarti, soprattutto tra un fidanzato e l'altro cercherà te per capire cosa vuole in un uomo. La figlia tende sempre a replicare il padre e non si accontentera' fin in quando non avrà trovato il surrogato. 😅
    Un' ultima cosa: non insistere a dirle di togliere l'anello al naso, proprio perche' lo chiedi tu non lo farà mai, se incontrerà un uomo che le piacerà e che la pensa come te a riguardo, se lo toglierà subito. Se ci pensi anche la nostra generazione faceva cose contrarie a quelle pretese dai genitori.
    I dissidi tra genitori e figli ci sono sempre stati e sempre ci saranno....l ' importante è superarli subito e non lasciarli incancrenire....bisogna imparare a rimpicciolire i problemi grandi e a far sparire quelli piccol!
    .....e non aspettare Natale, fallo subito chiamala senza accennare al fatto😅 sarà contenta di sentirti.
    Buona giornata.


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    1. Posso sapere qualcosa di più sull'autore di questo bel commento? Se non altro per ringraziarlo.
      Freeanimals

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  8. Sono una "Lei"😅 di circa la tua età
    che vive tra Bergamo e Brescia, non farti ingannare dal nickname che si è inventato mio marito, ti segue da tempo anche lui..
    In genere, leggo ma non lascio commenti questa volta l 'ho fatto perché mi hai ricordato le incomprensioni che avevo con mio padre, un uomo possessivo e ultraprotettivo.
    Attributi che sono scomparsi quando ha conosciuto quello che sarebbe diventato mio marito che è identico a lui in questo .🤣
    Non pensare che tua figlia sia come la madre lei è un po' di tutti e due, ma è soprattutto se stessa. Quindi non farti troppe domande, lei sa che un padre ce l 'ha , tu devi solo darle la certezza che la tua porta sarà sempre aperta per lei qualunque cosa succeda.
    Se no cosa ci stanno a farei i genitori? Mi raccomando: via i rancori, la prossima volta invitala a fare merenda vedrai che verra'😉
    👋👋

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    1. Grazie.

      Mi piace il suo stile pacato, ragionevole e convincente.

      Probabilmente, lei ha fatto studi di psicologia, e magari ha anche lavorato in quel settore, aiutando le persone in crisi.

      Cito: " devi solo darle la certezza che la tua porta sarà sempre aperta".


      Ebbene, in senso letterale, ha le chiavi della casa dove abito e può entrare e uscire a suo piacimento.

      Oggi l'ho vista, mentre portava a passeggio la cagnetta.

      Io ero in macchina.

      Lei non mi ha visto.

      Mi sento come un innamorato respinto.

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  9. Roberto, qua si tratta di buon senso, non scomodiamo la casta degli psicologi...alla larga....qua al centro di igiene mentale dell'Ospedale, girano delle storielle tutte VERE, su certi personaggi che ricevono i pazienti per curare le loro problematiche, e a casa loro hanno più scheletri nel loro armadio di un cimitero di guerra.
    E il buon senso è gratuito e non si paga....vero è anche che non tutti lo hanno....
    Zenzero

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    1. Ho apprezzato i commenti di questa signora che per la prima volta scrive sul blog, avendo trovato un argomento di suo interesse.

      Quello che dici è vero, anche se non ho capito bene cosa succede di preciso presso il centro di salute mentale, ma, in quanto al buon senso, non so quanto sia affidabile, poiché ognuno ha il suo. Che è diverso da quello degli altri.

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  10. Infatti il commento della signora ha il giusto buon senso che tu non vuoi...ehm...applicare perché ora sei offeso....e quindi lo ricacci nella sua stanza;
    mentre gli psicologi sono persone che , ascoltando per esempio quello che dicono nei talk, quando discettano di casi di cronaca nera o altro, sembrano gente che conosce poco l'essere umano essendo dei meri accademici abituati a ragionare secondo schemi, o caselle nelle quali loro ci mettono e ci dipingono addosso la pittura che pare a loro.....poi vengono smentiti, di solito, ma intanto sono spesso chiamati a fare i luminari su tutto.....l'esatto contrario del buon senso.....spero aver reso l'idea di ciò che voglio dire.
    Zenzero

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    1. L'unica volta che ho avuto a che fare con uno psicologo professionista, è stato proprio 29 anni fa, quando ero caduto in depressione perché avevo realizzato che stavo perdendo una figlia.

      Gli psicologi, e quello in particolare, sanno modulare la voce in modo persuasivo e possono essere di vero conforto. Per me lo fu, quell'unica volta in cui gli parlai.



      Citazione:

      "perché ora sei offeso"


      No, non sono più offeso, ma mi sento fatalista, cioè lascio che succeda quello che deve succedere.

      Ho adottato lo spirito di Clark Gable: "Francamente me ne infischio".

      E mi sento più leggero.

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  11. Io una volta ero all'ospedale a trovare una persona che aveva supporto psicologico....lui si è messo a parlare al telefono non so con chi, penso un altro paziente, e ad un certo punto si è messo ad urlare come un matto, ho preso spavento e ho guardato la persona che ero andata a trovare come per dire "ma che roba è questa?".
    Poi ha cambiato totalmente registro e si è messo a parlare soavemente......una mia prozia che era infermiera caposala a Genova diceva che sono più matti dei pazienti.
    Zenzero

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    1. Posto che forse c'è qualche differenza, sul piano professionale, tra psichiatri e psicologi, anni fa si parlava molto di PNL e, da profano, penso che saper usare enfasi e modulazione faccia parte del bagaglio operativo e della deontologia degli..."strizzacervelli".

      Magari è una tecnica vincente e i pazienti, anche quando vengono redarguiti, ne traggono giovamento.

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  12. Secondo me non dovevi osservarla da lontano mentre portava in giro la cagnetta ma chiederle se potevi fare due passi con loro. Avresti già risolto la questione e poi ti saresti sentito veramente leggero.
    Nei prossimi giorni il tuo problema e il pensiero sarà sempre lì.
    Probabilmente ha ragione Zenzero:sei offeso.
    Il mio consiglio è di dimenticare , superare l'offesa e trovare il coraggio di parlarle.
    Se aspetti diventerà sempre più difficile recuperare .
    Pensaci ....

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    1. Fermo restando che la ringrazio per i commenti e il consiglio, mi permetta di obiettarle che se facessi io il primo passo, ovvero se facessi finta che non è successo niente, la ragazza si rinforzerebbe nell'idea di avere ragione, con suo padre che invece ha torto.

      Ma io le chiedo: in questa storia, chi educa chi?

      Sono io che sto educando mia figlia o è mia figlia che sta educando me?

      Se è vero che io non ho la capacità di fare il padre, può darsi che anche la ragazza in oggetto non abbia la capacità di fare la figlia. Entrambi, forse, non siamo portati per comportarci adeguatamente, in un caso e nell'altro. I ruoli familiari sono saltati.


      Se fare la preziosa con me, è come se metalinguisticamente mi dicesse che non sono importante, che è lei a decidere quando e come incontrarci, che io sono subalterno a lei, un optional, è un atteggiamento che la metterà in difficoltà con la gente, anche con i fidanzati al tempo presente e l'eventuale futuro marito, allora è doveroso da parte mia farle cambiare idea.

      E questo sarà il mio lascito, poiché "mors omnia solvit" e quando io non ci sarò più, lei si ricorderà che fare gli altezzosi è cosa da nobili, da principesse sul pisello, non da esseri umani socialmente disponibili.

      L'umiltà, quella stessa che lei ora mi chiede di esercitare facendo il primo passo, è sempre preferibile in una persona, piuttosto che la superbia.

      Io sto educando, tardivamente, mia figlia, anche se forse non se ne rende conto.

      Deve porsi delle domande, deve chiedersi PERCHE' suo padre ha avuto quella reazione.

      Già in passato avevo la sensazione che per poterla incontrare dovessi fare domanda in carta da bollo...

      Non è una cosa sana.

      E' però normale che i vecchi vengano messi da parte e che lei voglia rapportarsi con gente giovane.

      Okay, lo accetto. E' una legge di natura. Fa parte dell'avvicendarsi delle generazioni.

      Perderà molti insegnamenti e dovrà forse rifare gli stessi sbagli che ho fatto io quand'ero giovane.

      "Onora il padre e la madre" ormai è un comandamento obsoleto.

      Pazienza!

      L'umanità continuerà ad esistere...purtroppo.

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    2. " l' umanità continuerà ad esistere ... purtroppo "

      Non te la prendere ma credo che il tuo problema risieda in questa affermazione

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    3. Non ho mai nascosto il mio disagio esistenziale e la mia misantropia.

      Potrei citare un famoso detto: "Più conosco gli uomini e più amo gli animali", attribuito, se non sbaglio, a qualche nobildonna del passato, ma è fin troppo banale.

      Una cosa però va detta (a mia discolpa?): il "partito dell'asteroide" è in forte crescita.


      Detto tra noi, non accadrà, non ci sarà nessun asteroide, ma fin da fanciullo l'esistenza del male sulla Terra mi turbava.

      Tanto è vero che se a 13 anni cominciai a studiare la Bibbia con i Testimoni di Geova, fu perché mi dissero che Dio sarebbe intervenuto eliminando i malvagi e restaurando il paradiso terrestre dove uomini e bestie potessero vivere in pace.

      Se hai presente il capitolo 65 verso 25, di Isaia, sai di cosa sto parlando.

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