Testo di Ugo de Cresi
Torno a Tortona. Questa ricerca dello Sciacallo dorato, lo dico, in verità, mi sta assorbendo moltissime energie e risorse. La scorsa settimana, vagavo in un boschetto a fianco di un torrente, alla ricerca di tracce e spot dove installare le fototrappole e ad un certo punto mi sono fermato. Ho chiuso gli occhi e mi sono posto una domanda, che come un enorme sasso in bilico ogni tanto bussa alle sinapsi. Ma chi me lo fa fare? Senza maglietta, 38 gradi, sudare da fermi e la qualunque che ti punge, ti urtica, ti prude, ti morde. Ma a me, chi me lo fa fare? Lo zaino che pesa e ti fa due stimmati bretelle sulla schiena, la fotocamera in mano che ti scivola, il gps che ti balla al collo ed una sete continua. Il coltello survivor agganciato ai pantaloni me li fa scendere, ed ogni tre per due perdo le braghe, mi esce il sedere e gli insetti mi pungono sulle chiappe. Poi, all'improvviso un'ombra. E' lì in fondo, tra la riva e il boschetto basso. Scatto silenzioso ad un metro e mezzo alla mia destra, dietro un cespuglio. Gli insetti gradiscono e all'ombra dei rovi mi assaltano. Soffro in silenzio. Prendo i binocoli, li avvolgo in una bandana mimetica e stendo silenziosamente una piccola rete che non faccia brillare le lenti. Orecchie tese. Un rumore verso il boschetto. Faccio mente locale al substrato e calcolo una massa di circa 30 kg. Quattro zampe. Devo imitarlo. Mi infilo la bandana mimetica in testa e comincio a spostarmi lateralmente verso destra, camminando carponi a quattro zampe senza farmi il problema del fare rumore. Mi ha sentito. Si è fermato. E io avanzo. Ho due scelte, erba alta e festa delle zecche, oppure sentiero pulito scavato ma con tronchi caduti. Faccio mentalmente il dito medio alle zecche e vado verso il legname morto. Una lieve curva e avrò visuale perché l'animale è ancora lì fermo a studiarmi. Le mani scontrano roba al suolo che punge, quindi mi fermo e riparto cercando le foglie in modo da far capire dal rumore che ho quattro zampe al suolo. Alzo la testa come il cagnolino che dondolava negli anni 80 sulla cappelliera della giardinetta, e dalla fessura della bandana lo vedo. Ma che ti venisse un colpo. Io rido come un fesso, lui si gira, mi insulta e fugge.
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