Fonte: Animalisti FVG
Sabato
19 ottobre abbiamo voluto assistere all'incontro dal titolo "Proteine a
sei zampe: Insetti in tavola", evento facente parte della XVII edizione di
Scienzartambiente – per un mondo di pace; desideriamo condividere con chi legge
questa esperienza, a tratti surreale e dall'epilogo inatteso.
I
relatori hanno introdotto il tema dell'entomofagia (dal greco éntomos,
"insetto", e phăgein, "mangiare"), spiegando come questa
prospettiva sia destinata a divenire la strada da percorrere in futuro, per
svariate ragioni.
In
sintesi: noi tutti mangiamo insetti da tempo. In svariate culture l'insetto è
già protagonista in tavola, poi ci sono gli acari che mangiamo
(inconsapevolmente) ogni qual volta gustiamo alcuni formaggi francesi e
tedeschi, i circa 2500 afidi presenti in ogni 20 grammi di luppolo, la zuppa
inglese che si fa con il Kermes, che (dicono loro, commettendo un'imprecisione)
deriva dalla cocciniglia, e così via.
Tutti
questi preamboli sono funzionali a un obiettivo: mettere a proprio agio la
platea per invogliarla ad accantonare l'eventuale refrattarietà nei confronti
dell'argomento.
Gli
insetti sono buoni e fanno bene perché ricchi di aminoacidi essenziali, grassi
di buona qualità, proteine, ferro (pensate....la larva della farina ha più
ferro del manzo!).
Poi
gli insetti sono ricchi di vitamine del gruppo B, in special modo la B12 che -
viene sottolineato - non è presente nel regno vegetale (che novità!) .
E,
per i più scettici, c'è da dire che alcuni insetti sono molto energetici (100
grammi di formiche tessitrici =1272 kilocalorie) mentre altri, come il baco da
seta, sono davvero dietetici.
Insomma,
una meraviglia.
Poi
si passa al beneficio ambientale: sapete, gentili signori della platea, che gli
allevamenti intensivi impattano? Il 18% delle emissioni di gas serra proviene
proprio dagli allevamenti.
Se,
al contrario, alleviamo insetti risolviamo oltretutto il problema della fame
nel mondo, perché gli insetti non si cibano di mais e altre coltivazioni ma
convertono gli scarti (anche i nostri) in proteine di qualità in un circolo
virtuoso a impatto zero.
Diciamolo,
è alquanto inusuale e bizzarro sentir parlare di impatto degli allevamenti da
parte di chi promuove un regime alimentare non a base vegetale bensì a base di
altri animali.
Più
avanti, durante lo spazio dedicato alle domande del pubblico, capiremo un po'
meglio quanto reale interesse vi sia per le questioni ambientali e sociali
legate agli allevamenti intensivi: un vegetariano farà infatti notare con
educazione l'inconsistenza dell'iniziativa e sarà liquidato con un laconico
"lei continui ad essere vegetariano, così ce n'è di più per noi".
L'allevamento
di insetti a scopo alimentare umano, laddove l'Unione Europea dovesse dare il
nulla osta (cosa che allo stato attuale non è) emette meno gas serra - 100
volte meno rispetto agli allevamenti di maiali e manzi.
Ma
mangiare insetti è cosa sicura? - chiede il moderatore.
Risposta:
gli insetti sono come gli altri esseri viventi, per cui bisogna approfondire
l'argomento sicurezza...certo, sono sconsigliabili a chi ad esempio è allergico
ai crostacei.
Per
il resto, le eventuali patologie potrebbero essere grossomodo modo quelle
riscontrabili in altri tipi di allevamenti...il rischio è lo stesso. Ed è qui
che, pertanto, entrerà in campo la scienza veterinaria, con i dovuti
monitoraggi.
Peccato
– dicono - che la legislazione non ha ancora inquadrato questa questione e
l'Europa non è ancora pronta a recepire questo cambiamento.
E'
vero, in Europa già esistono realtà (aziende, allevamenti) che stanno lavorando
a questo obiettivo e che sostengono magari di essere già in possesso di
certificazioni e permessi alla vendita di insetti a scopo alimentare umano.
Ma,
di fatto, nessuna di queste realtà potrebbe farlo, perché a livello europeo i
permessi non ci sono ancora; la Comunità Europea chiude un occhio e tollera
(non ufficialmente) queste aziende, che però non sono in regola.
Poi
c'è il piccolo allevatore di insetti, che può aggirare le normative comunitarie
e/o nazionali vendendo direttamente al consumatore il suo prodotto, a patto che
la vendita sia a km zero.
Per
concludere (anche perché l'acqua sta bollendo ed è ora di buttare le
tagliatelle alla farina di insetto) l'augurio è quello di una normativa
comunitaria/nazionale/globale che legittimi l'entomofagia, per un futuro
migliore.
E'
il momento dei Papu, noto duo comico di Pordenone. Sono pronti per l'assaggio e
per lo sketch. E' il momento più atteso, anche da noi.
Entrano.
Uno dei due sale sul palco e l'altro attende all'entrata della sala.
Premessa
dei Papu: sarete certamente a conoscenza delle critiche a questa iniziativa e
in parte anche a noi; desideriamo ringraziare le associazioni perché tengono
alta l'attenzione su questi temi.
E'
per questo che oggi abbiamo un ospite d'eccezione...abbiamo infatti fatto una
ricerca e trovato un'associazione veramente radicale, che applica il rispetto
per ogni forma di vita. Invitiamo il presidente di questa associazione a
intervenire ....l'associazione si chiama B.U.D.O.I.A.
I
Papu giocano con l'acronimo di questa parola (sigla della fantomatica
associazione) sciorinando una serie di termini in inglese che- in soldoni-
significano qualcosa come "radicali, integralisti, animalisti" e così
via.
Uno
di loro, quello che attendeva all'ingresso, sale sul palco interpretando il
ruolo di presidente dell'associazione.
E
a questo punto parte lo sputtanamento nei riguardi degli animalisti: il
"presidente" dice di essere un vero animalista radicale rispettoso
della vita animale e vegetale, per cui non si lava, non mangia, neppure
vegetali....vive da trent'anni bevendo solamente vino.
Dopo
questo preambolo ha inizio l'assaggio delle tagliatelle.
Tocca
ai Papu, che le trovano gustose.
E'
possibile offrire cibo solamente agli amici...e se siamo tutti amici.......
Al
termine di questa premessa il pubblico si mette in fila e mangia allegramente
le tagliatelle alla farina di insetto, sotto lo sguardo compiacente degli
organizzatori e in spregio al regolamento d'igiene.
A
voi le considerazioni e le conclusioni.
Per
quanto ci riguarda, potremmo aggiungere molte altre cose.
Ne
aggiungiamo solamente una che riguarda la Food and Agriculture Organization
(FAO), voce d'eccellenza a difesa dell'entomofagia.
Cosa
possiamo dire della FAO? Alcuni dati: con il report Edible, – Future prospects
for food and feed security l'organizzazione delle Nazioni Unite lancia un
allarme. Nel 2050 saremo 9 miliardi, le risorse alimentari già ora
scarseggiano, la siccità e la crisi hanno depauperato i nostri campi. Quindi - afferma
la FAO - la soluzione più logica ed efficace consiste nell’alimentazione a base
di insetti. Coleotteri, bruchi, api, vespe e cavallette: un totale di quasi
1.900 specie. Le conseguenze? Una ricaduta positiva sull'economia (creazione di
nuovi posti di lavoro), sull'ambiente (meno gas serra) nonché un possibile
lieto fine per il problema della fame del mondo.
Ma un dato di fatto smentisce questa visione, mettendo in luce una falla: Gao Xiwu, entomologo presso l’Università cinese per l’agricoltura dichiara che la stessa Cina, notoriamente uno dei maggiori consumatori di insetti, non è pronta per il consumo di massa di questi animali.
Le
conclusioni: ci troviamo di fronte a un progetto che, a nostro avviso, ha
l'unica utilità di sviare il vero nocciolo della questione: le istituzioni
deputate a combattere - da sessant'anni a questa parte - la fame nel mondo, non
si rassegnano a prendere atto del fallimento dei propri obiettivi statutari.
Nel 2006, la stessa FAO ammetteva l'impossibilità di raggiungere l’obiettivo di
dimezzare il numero di persone che soffrono la fame entro il 2015. Non solo, ma
negli anni il problema è sostanzialmente peggiorato, con un incremento dei
malnutriti superiore alla crescita demografica mondiale.
Una
commissione di economisti guidata e voluta dalla stessa Onu ha accertato che
nel 2009 la FAO avrebbe avuto a disposizione 784 milioni di dollari per
affrontare il problema della fame nel mondo. Di questa ingente cifra solo 90
milioni sono stati destinati a programmi realmente tesi a risolvere la
malnutrizione, mentre 200 milioni sono stati spesi solo per i meeting dei dipendenti dell’organizzazione.
Si
aggiunga che le tre principali agenzie Onu (diverse dalla Fao) che si occupano
di fame nel mondo costavano (dati di tre anni fa) complessivamente 10 miliardi
l’anno; cifre di un certo calibro messe a disposizione dagli Stati membri, un
investimento che però, dati alla mano, non sta cambiando di una virgola lo
stato delle cose. Ecco perché forse, quando le casse saranno vuote per tutti
(tranne che per i funzionari di queste organizzazioni, che ad oggi continuano a
percepire stipendi da capogiro), verrà il tempo delle "proteine a sei
zampe che salvano il mondo".
Ci
chiediamo se i Papu troveranno tutto questo abbastanza divertente; ci
permettiamo di proporlo come tema del loro prossimo spettacolo. Sempre che ci
sia voglia di riderci sopra.
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