Il
caso della bambina bionda trovata in Grecia in un campo nomadi ha fatto il giro
del mondo. Sulla base del proverbio “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, la
polizia ha pensato subito a un rapimento da parte dell’etnia vagabonda che la
ospitava, dedita, tra l’altro, al furto di bambini, quasi un archetipo
spaventoso dell’Uomo Nero o del Babau. Il terrore infantile d’essere
abbandonati o strappati alla propria famiglia deve aver traumatizzato un gran
numero di bambini, attraverso i secoli di storia dell’umanità. Oggi si parla di
traffico d’organi, tolti a giovinetti del Terzo Mondo per darli a ricchi
pazienti adulti del Primo, mediante l’intervento di chirurghi compiacenti e
l’operato di un certo numero di procacciatori della preziosa materia prima. La
gente lo sa, sia nel primo che nel Terzo Mondo, ma mentre da noi è considerato
un problema irrilevante, in Africa e in Sud America dev’essere un nervo
scoperto se la folla di tanto in tanto dà in escandescenze. L’incubo degli organi
prelevati ai bambini, per una sua intrinseca forza evocativa, è diventato una
fonte mitopoietica, tanto che “l’uomo porcospino”, qui sopra, la cui foto fu pubblicata
sul web, in un primo tempo venne indicato come un trafficante d’organi
condannato dalla folla a una morte atroce e ignominiosa, salvo poi venire a sapere che si
trattava dell’amante della donna di un boss locale della droga. Era quindi solo
una questione di corna e il traffico di bambini non c’entrava nulla.
Tuttavia,
talvolta la cronaca ci riporta notizie di follia collettiva. Una signora
brasiliana di pelle bianca fu indicata come trafficante d’organi, agguantata
dalla folla inferocita e quasi linciata a morte. Ora sopravvive su una sedia a
rotelle. Pochi giorni fa, Roberto Gianfalla, un suo amico francese e lo zio di
una giovane vittima, furono malmenati, mutilati e trascinati sulla spiaggia di
Nosy Be, in Madagascar, e infine bruciati vivi. Alla polizia intervenuta per
salvarli, la folla in delirio riservò una fitta sassaiola, tanto che gli agenti
dovettero battere in ritirata e lasciare i tre malcapitati al loro destino.
Inizialmente,
dalle voci che mi giunsero tramite Facebook, si diceva che qualche organo umano
era stato trovato nel frigorifero di uno dei bianchi, esattamente gli organi
che mancavano al bambino congelato trovato sulla battigia. Per tale ragione,
non solo i due stranieri ma anche lo zio della vittima, in quanto accusato di
averla venduta, furono agguantati e uccisi.
La
madre naturale, bulgara, della bambina bionda, in effetti, alla coppia
di Rom greci gliel’aveva venduta per 250 euro, non potendo mantenerla avendo
già altri otto figli. E la vendita di minori è un fenomeno che va dalla Cina ai
Balcani, passando per l’India. Quindi non ci si deve stupire se anche in
Madagascar la gente pensa che i parenti possano essere i primi responsabili
della scomparsa dei bambini. Il bianco, poi, è cattivo per antonomasia, in
virtù del nostro passato di colonizzatori e del colore della nostra pelle, il
bianco, per lo meno quello degli scandinavi, che in tutte le culture africane è
sinonimo di morte. I cadaveri, infatti, ingrigiscono.
Dopo
una decina di giorni, sono venuto a sapere la verità, essendo che gli
interrogativi erano molti. Sono venuto a saperla grazie a un signore di Pavia
con cui feci il mio secondo viaggio in Madagascar, nel 2006, quando viaggiai
vicino a lui in aereo. Mi ha spiegato, siccome legge i giornali malgasci in
lingua francese, che il bambino morto era stato trovato galleggiante nel molo,
vicino alla barca ormeggiata di uno dei due stranieri e nessun organo umano era stato
trovato all’interno di nessun frigorifero.
Siccome
in Madagascar gli stregoni hanno molto credito presso la popolazione che, a
dispetto dell’esteriore appartenenza alle confessioni cristiane, è rimasta
animista nel profondo, si è trattato di un caso di attribuzione di colpa a una
minoranza, quella degli stranieri appunto. Oltre alle erbe del posto, gli
stregoni usano ossa e tessuti umani per i loro intrugli. Poiché non sono mai
riuscito a capire, come mi spiegava la mia ex moglie malgascia, di cui vediamo lo zio stregone qui sopra, perché ci fosse
bisogno di lingua, pene e cervello, ho chiesto delucidazioni a una dottoressa
italiana. Pene, lingua e cervello non possono essere trapiantati, ma dal
cervello si possono ricavare le ghiandole connesse, come per esempio la pineale.
Gli estratti della quale si possono anche facilmente conservare e trasportare
senza particolari precauzioni, cosa che nei trapianti veri e propri sarebbe
impossibile. E’ risaputo che un organo deve essere conservato nel ghiaccio e
trapiantato entro il più breve tempo possibile.
Non
escludo che, dietro il rapimento di minori, ci sia un’organizzazione
internazionale in grado di fare tutto ciò, ma non penso che in Madagascar, con
l’arretratezza che si ritrovano, sia operante. Immagino che, se c’è bisogno di
organi, l’Europa e il resto dell’Occidente costituiscano il terreno di caccia
migliore, avendo a disposizione le strutture adatte entro un breve raggio. Con
il Madagascar preferisco applicare il “rasoio di Occam”, sapendo che gli
stregoni locali hanno vaste clientele e necessitano di varie sostanze. Niente
di più logico che qualcuno abbia attribuito al signor Gianfalla e al suo amico
francese colpe che non avevano.
Tanto
è vero che, a detta dell’amico di Pavia, al momento alcuni malgasci sono in carcere per aver messo in circolazione le false accuse nei confronti dei tre
disgraziati e tra gli accusatori c’è anche un uomo politico che aveva diffuso le accuse
tramite una radio locale. Questi
malgasci ora rischiano parecchi anni di carcere, ma intanto i tre
innocenti sono stati ammazzati in modo orribile.
Ora
che sto per partire per il mio nono viaggio, più di qualcuno, pensando a quanto
successo a Nosy Be, mi ha chiesto se fosse il caso di andare, ora, da quelle parti.
Sebbene l’amico di Pavia abbia un atteggiamento pessimista e critico nei confronti della
popolazione locale, io mi sento abbastanza tranquillo, benché sia vero che, a
causa della crisi mondiale, la criminalità sia in aumento anche laggiù. Io comunque vado al sud, molto lontano da dove si sono verificati i fatti.
Vado
perché ho bisogno di staccare la spina. Vado perché, a dispetto della
disoccupazione, ho le risorse finanziarie per farlo e perché sto aspettando che
la condanna a tre anni che mi è stata comminata diventi esecutiva dopo la
prossima, scontata conferma della Corte di Cassazione, e vorrei prendermi una vacanza prima di
finire al fresco. Vado, infine, perché laggiù c’è una donna che mi aspetta,
avendo con lei mantenuto buoni rapporti nonostante la separazione legale
avvenuta nel novembre del 2011, dopo nove mesi dalla celebrazione del matrimonio. O meglio, per essere più esatti, Tina non aspetta me, ma i
soldi che mi porto dietro. E’ sempre stato così, fin da quando la conobbi nel
dicembre del 2006.
E’
sempre stato un rapporto di tipo parassitario, da parte sua nei miei confronti,
ma non per questo privo di aspetti piacevoli. Il più interessante dei quali è
stato quando mi ha portato nella boscaglia a Besely Nord, vicino a Itampolo, a
conoscere i suoi nonni e a farmi vedere il villaggio dov’è nata 32 anni fa.
Il
posto mi è talmente piaciuto che ora voglio ritornarvi. Una settimana, o forse
cinque giorni, senza internet, corrente elettrica e mezzi motorizzati. Cinque
giorni a farmi pungere di notte, nel lettone del nonno di Tina, da pulci grandi
come scarafaggi. A camminare dal villaggio al mare su un terreno sabbioso,
attraverso la boscaglia piena di tartarughe. A respirare un’aria che qui ce la
sogniamo e a mangiare cibi semplici bevendo l’acqua del pozzo.
Questo
magari no, con tutte le amebe che ci sono, ma con il caldo torrido dell’estate
tropicale non viene neanche fame e sono sicuro che tornerò dimagrito. Forse
anche disidratato. Frutta, comunque, non manca.
In
tutto starò via un mese - lo dico per i miei affezionati lettori - dal 20
novembre al 20 dicembre. Mi risparmierò un mese di freddo, anche se poi sarà
dura rientrare nel gelido Friuli, un po’ com’è dura, per tutti, rientrare al
lavoro il lunedì. Chi ce l’ha. Il lavoro, ovviamente, non il lunedì.
Devo
però confessarlo: non è uno staccare la spina completo. Infatti, conto di
pubblicare qualche resoconto di viaggio, ovvero le mie impressioni, almeno
finché non vado nella boscaglia ma resto a Tulear, dove di internet cafè
ce ne sono diversi. Avevo anche pensato, prima di partire, di comprarmi un
I-Pad, munito di connessione
internet, ma in un paese dove le antenne non coprono l’intera superficie è un
azzardo. Non ne vale la pena.
Quindi,
chiedo venia in anticipo se per qualche giorno non vedrete più articoli
pubblicati su Freeanimals. Ci sarà un black out, ma non so dirvi di quanti giorni. Vi ricorderete
allora di questa mia comunicazione di servizio e, provando forse un po’
d’invidia, m’immaginerete sulla più grande isola dell’Africa australe, in
piacevole compagnia di lemuri, tartarughe, coleotteri ed ex mogli. E poi anche
tanti bambini, poveri, scarsamente vestiti e nutriti, ma felici come passerotti
di nido. Inconsapevoli dei pericoli, reali o immaginari, del mondo adulto.
Roberto, mi sembra di conoscerti da sempre. Hai impostato il tuo blog in una maniera ineccepibile. Un esempio di correttezza, di saggezza, di educazione, di passione. Un esempio il tuo, rarissimo, di amore.
RispondiEliminaIn bocca al lupo per questa ennesima avventura.
Quando tornerai in questa valle di lacrime dovrai affrontare un mondo immutato ed immutabile. Speriamo che la cassazione cambi idea sulla condanna. Io non vedo l'ora che torni. La tua compagnia è straordinariamente preziosa.
Torna sta casa aspetta a te.
Ti abbraccio fortissimo.
Ciao
Grazie!
EliminaMi sembrava di sentire i violini tzigani, anzi partenopei, mentre leggevo le tue belle parole.
Mi veniva in mente perfino il Vesuvio!
Certo che voi napoletani siete forti!
Non ti sto prendendo in giro, perché so che sei una persona sincera e penso di poter dire che l''affetto sia ricambiato.
E' la soddisfazione più grande, per un blogger, ricevere riscontri così grati. E graditi.
Scatta una forma di simmetria.
Non è che sparisci tipo craxi ?????
RispondiEliminaFra un po' devi festeggiare quota 100 membri.
Buon relax e si... io sono fra quelli che potrebbero un filino invidiarti ;-)
Beh, non mi dispiacerebbe se, prima di partire, mi tirassero un po' di monetine.
EliminaFanno sempre comodo!
Sinceramente confesso che preferirei avere a che fare con dei banditi malgasci piuttosto che alcuni abitanti del belpaese; poi in quella bella, magica isola trovasi la natura che tanto cerchiamo: i lemuri, i camaleonti, gli insetti e la mia sempre agognata barriera corallina. "Rosico" parecchio se penso che non posso partire...per ora. Spero tuttavia che da bravo scrittore ed amico mi informerai di tutte le novità che troverai rispetto ai tuoi viaggi precedenti. Se puoi, infine, cerca di non farti accoppare. Mi mancheresti...e poi io come farei senza la tua guida a partire?
RispondiEliminaQuando m'informai presso un'agenzia viaggi per il mio primo viaggio nel 2003, l'impiegata mi disse che conviene andare in Madagascar prima che i malgasci distruggano la natura.
EliminaPurtroppo l'andazzo è quello. I lemuri vengono cacciati per essere mangiati e c'è chi pronostica che entro i prossimi dieci anni saranno spariti del tutto.
Così, in tutta l'Africa. Nessun africano ha la cognizione del valore della wilderness.
Beh, allora non ci resta che aspettare "I diari di viaggio" come quelli del Che in America Latina, però senza motocicletta...
RispondiEliminaVolentieri!
EliminaTutto dipende dalla vicinanza di qualche internet point.
Finché mi trovo a Tulear non c'è problema.
Volevo dire che sui diari del Che è stato scritto un libro e ci hanno girato pure un film... potrebbe essere anche il tuo caso...
EliminaSolo nel caso in cui mi catturassero nella selva.
EliminaTg uno tg del governo, tg due tg del Papa, tg tre tg dei sindacati, tg quattro tg personale di Silvio, tg cinque tg della Lega Nord, tg di la 7 tg degli omosessuali sionisti, tg studio aperto tg dei pedofili...purtroppo questa è la litania dei media italiani...
RispondiEliminaRAI2 è pro-vivisezione. RAI3 è pro-circhi.
EliminaGli altri non sono da meno.