Agrigento
– Nell’opinione pubblica, certamente, l’asino non rientra nella categoria di “animali
pericolosi”, eppure il 18 ottobre in provincia di Agrigento uno dei quadrupedi
considerato tra i più innocui e docili ha ucciso a morsi e calci il proprio
padrone.
Giovanni
Alessi, un imprenditore di cinquant’anni
proprietario di un agriturismo, residente a Realmonte, nell’agrigentino è
stato aggredito intorno alle ore 3 della scorsa notte dal suo asino che non gli
ha lasciato scampo. Una
violentissima aggressione, è quanto emerso dalla ricostruzione degli uomini
delle forze dell’ordine.
L’animale
avrebbe infatti in un primo momento assalito l’uomo – recatosi in stalla per
dargli da mangiare – addentandolo ripetutamente. L’uomo a questo punto avrebbe
tentato una disperata fuga, lasciando quindi una lunga scia di sangue fino ad
un uliveto vicino alla sua proprietà. Ma proprio l’uliveto è stato il teatro
finale della tragedia. L’asino imbizzarrito infatti lo avrebbe così raggiunto e
finito a calci.
Intervenuti
sul posto vigili del fuoco, carabinieri e ambulanze, ma per Giovanni Alessi non
c’era più niente da fare. L’animale
è stato soppresso dal servizio veterinario dell’Asp di Agrigento.
La
parola all’esperto
Graziano
Ganzit: Quando si parla di
allevamento non vuole dire che l'animale sia stato addestrato o trattato bene.
E' molto probabile che sia stato non addestrato e per certi comportamenti
bastonato molto forte. Essendo un animale timido e pauroso diviene aggressivo
quando si sente in condizione di superiorità o l'aggredito dimostra paura di
fronte all'aggressione. In questo caso sfoga la rabbia repressa magari per una
bastonatura presa tanto tempo prima. E' la ferocia dei miti che esplode ed è
l'unica ragione che ti posso dare su due piedi. Posso comunque dirti che se
vedono ombra di paura nei tuoi occhi loro prendono coraggio e come minimo
diventano pericolosi. Nella fase addestrativa la prima cosa da fare è
insegnargli il rispetto assoluto del TUO spazio vitale. La seconda fargli
capire che tu saresti un ottimo capobranco, la terza è fargli capire che tu lo
capisci. L'amore e la gentilezza vengono dopo instaurato questo presupposto. E'
in questa fase che loro ti sfidano e possono essere pericolosi. Ti garantisco
che una doppietta dei miei a un metro di distanza ti manda all'ospedale e se si
ricordano violenze non ti risparmiano. Altra ipotesi è che il prato o il fieno
siano inquinati da metalli pesanti o costretti a mangiare roba pesantemente
ammuffita. Tanto sono asini...è il pensiero dominante. Ma l'inquinamento da
metalli pesanti provoca il "saturnismo" mentre le muffe creano altri
problemi ma comunque ambedue si dimostrano in aggressività determinata
dall'alterazione delle cellule cerebrali. Di certo in quel caso c'è stata una
non adeguata risposta dell'uomo sull'animale. Rimanendo sorpreso ha firmato la
sua condanna a morte. Amen.
Roberto Duria: Grazie. E' davvero strano: viveva
in un agriturismo e quindi all'aperto. Non so se in quella zona di Agrigento ci
possano essere metalli pesanti. Spero che i tuoi asinelli non abbiano subito
traumi in passato.
Graziano Ganzit: Però non ci sono stati testimoni. I miei sono stati trattati bene, anche troppo e nella fase addestrativa mi hanno sfidato. Ho cambiato due aiutanti e il terzo si è dimostrato all'altezza. Ho ricevuto un calcio da Rino che bastavano 10 cm in qua e il femore andava a pezzi. Reazione immediata con un calcione di piatto sotto i "gioielli di famiglia"...e fine, per sempre, delle discussioni. Se attendevo di sfogarmi lui non avrebbe capito e non avrebbe associato l'azione alla reazione peggiorando le cose. Ora la coppia Lello & Nicolino vede quest'ultimo pauroso sul percorso che non conosce e disubbidiente nei comportamenti ravvicinati, conseguenza di lavoro con conduttori "deboli". Dopo una settimana, con me, è ubbidiente, mansueto e coccolone. Diverrà un grande asino che sarà un piacere condurre in paese.
Roberto Duria: Se c'è un'affinità tra elefanti
nei circhi e asini nelle fattorie, anche di certi elefanti gli addestratori
parlavano bene fino al momento in cui sono stati schiacciati. Poi i giornali
scrivono che non si conoscono le cause dell'aggressione.
Non
vorrei fare l'uccello del malaugurio, anche perché tu conosci di sicuro gli
asini meglio di me. L'idea di restituire il calcio subito mi sembra giusta
benché ciò dimostri che è necessario scendere al loro livello, cioè basarsi su
meccanismi elementari di causa ed effetto. Anche con i cani certi addestratori
fanno la stessa cosa, ma io ho qualche riserva in proposito. A Pupetta non ho
mai avuto bisogno di dare calci.
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