Qualsiasi
manuale di storia della filosofia comincia riconoscendo che circa 2600 anni fa
in Grecia a partire da Talete accadde un fatto straordinario per la cultura
occidentale: l'uomo cominciò a guardare il mondo con occhi diversi. Nacque la
filosofia: il mitos fece posto al logos. Da quel momento, e per circa nove
secoli, il pensiero filosofico poté liberamente tentare l'interpretazione del
mondo e fu così che nacque l'episteme. L'avvento del cristianesimo (attraverso
la verità rivelata) significò tout court il ritorno al mito. La fede veniva
sostituita al logos che diventava inutile poiché la verità non andava più
ricercata: essendo stata rivelata era sufficiente avere fede nella rivelazione.
Successivamente, con Costantino che vide nel cristianesimo l'ideale
Instrumentum regni e con Teodosio il quale promulgando nel 380 l'editto di
Tessalonica, rese il credo niceno religione unica e obbligatoria dello stato,
iniziò un lungo periodo che durò fino al Rinascimento, e oltre, in cui la verità
asserita dal cristianesimo si impose come verità unica attraverso la
persecuzione dapprima dei pagani, fino agli inizi del VI secolo, e poi con
cinquecento anni di inquisizione, a partire dal XIII secolo, in cui tutte le
eresie vennero estirpate. Bisogna attendere Spinoza e il suo Trattato Teologico
Politico per trovare un significativo tentativo di demitizzare le sacre
scritture e quindi le verità rivelate riconducendole alla sua genesi
"mitica".
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