Fonte:
L’Officina
Testo
di Giorgio Maria Cambié
Finalmente
è stato provato quello che molti sospettavano: esiste un'organizzazione per far
attraversare il Mediterraneo agli immigrati clandestini. Un aereo ricognitore
portoghese (!) giorni fa ha avvistato a 250 miglia a sud-est di Capo
Spartivento un peschereccio di 30 metri che si dirigeva verso le coste italiane
rimorchiando un'imbarcazione più piccola senza nessuno a bordo. L'aereo ha
lanciato l'allarme e un Atr42 della Guardia di Finanza lo ha monitorato per
varie ore fino a che l'imbarcazione più piccola è stata avvicinata al
peschereccio e vi sono stati fatti discendere gli emigranti che erano a bordo.
Il peschereccio ha quindi invertito la rotta verso l'Egitto mentre il barcone
più piccolo si è diretto verso la costa calabrese. Un pattugliatore di Taranto
ha inseguito la nave appoggio, sempre monitorata dagli aerei, mentre il barcone
con gli emigranti è stato intercettato da un pattugliatore veloce di Messina e
da un guardacoste.
Il
pattugliatore a un centinaio di miglia dalle coste libiche ha fermato la nave
appoggio che è risultata priva di documenti e bandiera. I 226 emigrati sono
stati soccorsi dalle altre navi della Finanza e portati a Reggio Calabria.
L'equipaggio della nave appoggio (10 persone) è stato fermato e accusato
del trasporto illegale degli emigranti. Ci penseranno i magistrati italiani a
lasciarli liberi. Fin
qui la cronaca, e qui serve un breve amarcord.
Al tempo di mia gioventù, quando navigavo,
portavamo una petroliera da 350.000 ton. da Sidone all'America con un carico di
petrolio grezzo. Il punto che più preoccupava nella traversata era lo stretto
di Gibilterra. Non già perché fosse un punto difficile, ma per l'enorme
traffico di natanti di tutti i tipi e a tutte le ore che, a causa della
corrente, rendeva possibile una collisione. Quello che ci salvava era il
radar che permetteva di “vedere” le imbarcazioni a grande distanza, in modo da
giudicarne la rotta, stimare le dimensioni e prendere provvedimenti per evitare
la collisione.
Adesso
nel Canale di Sicilia c'è una mezza flotta che verrà aumentata, ma già ora
abbiamo in mare due pattugliatori d'altura e una fregata. Inoltre la G.d.F. ha
in servizio due navi e due elicotteri e due veloci aerei P-180 e gli Atr42 . Ci
sono poi i gommoni e altri mezzi minori. Mi pare altamente impossibile
che con tutti questi mezzi e con i moderni radar che dovrebbero segnalare un
gabbiano in arrivo o il salto di un delfino non si possano vedere dei barconi
con delle sovrastrutture in ferro e con centinaia di persone a bordo. Un
barcone si è addirittura spiaggiato. Un peschereccio è affondato a un miglio
dalla costa. Ad un miglio, poco più di 1500 metri, un peschereccio è
chiaramente visibile a occhio nudo.
Non
si capisce perché queste imbarcazioni non siano state individuate dai radar e
subito intercettate. Non sappiamo cosa diavolo faccia il DISM, la cabina di
regia radar nei pressi di Roma. Forse varrebbe la pena, visto che
l'organizzazione funziona come si sospettava, controllare se vi siano dei
basisti a terra che forniscano informazioni agli scafisti o che organizzino
addirittura l'arrivo dei barconi.
Che
senso ha schierare mezza flotta sul Canale di Sicilia per prendere qualche
barcone? Forse ci vuole l'effettiva volontà di stroncare totalmente il
business dei moderni negrieri e mettere sotto chiave questi mercanti di carne
umana.
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