Fonte: Il Grande Cocomero
Natale Cacciola nacque
in provincia di Messina prima ancora del terremoto. Si candidò per
il partito monarchico alle elezioni regionali del 1947. E, in virtù
dei soli tre anni trascorsi a Sala d’Ercole nella prima
legislatura, c’è ancora un erede che – da 40 anni – percepisce
dall’Assemblea regionale siciliana un vitalizio: è la figlia Anna Maria, cui vanno
puntualmente oltre duemila euro al mese. Anche il marsalese Ignazio
Adamo fu uno dei pionieri dell’Assemblea: eletto per il Blocco del
popolo, fu deputato sino al 1955. Quando lasciò Palazzo dei Normanni
aveva già 58 anni, quando morì (nel 1973) gli anni erano
settantasei. Da allora, ovvero da 42 anni, l’amministrazione versa
un contributo alla famiglia: oggi 3.900 euro al mese vanno alla
moglie Irene Marino, stessa cifra per la figlia Anna Rosa.
La
storia passa il testimone alla cronaca, nell’Ars dei privilegi,nell’amministrazione dei vitalizi infiniti: sono 117 gli assegni di
reversibilità versati a congiunti di parlamentari scomparsi che già
godevano di una “pensione”. Per le sole reversibilità
l’Assemblea spende mezzo milione di euro al mese, sei milioni
l’anno. Sia chiaro: sono soldi che, in base al regolamento del
parlamento regionale, spettano di diritto agli eredi dell’onorevole
caro estinto. E, in qualche caso, forniscono un insufficiente ristoro
a chi ha dovuto patire tragedie che hanno segnato la memoria
collettiva, come nel caso del vitalizio per la signora Irma
Chiazzese, moglie di Piersanti Mattarella.
Ma queste uscite, in
un’Ars che insegue la spending review, non mancano di sollevare una
questione di opportunità. Sia perché derivano da un sempre più
labile allineamento al Senato, sia per la natura stessa del
vitalizio, non assimilabile a una pensione del pubblico impiego che
deriva da contributi trentennali. Riassumiamo le regole: il vitalizio
spetta agli ex deputati che hanno fatto almeno una legislatura. Lo
percepisce anche chi è stato deputato per appena sei mesi,
attraverso il meccanismo del riscatto, se eletto prima del 2000. Alla
morte dell’onorevole, il contributo passa al coniuge superstite e,
in alternativa, al figlio
inabile al lavoro o alla
figlia nubile e “in
stato di bisogno”.
Queste norme finiscono per premiare, tutt’oggi, parenti di deputati che, anche per pochi anni, si sono affacciati a Sala d’Ercole nell’immediato Dopoguerra. Determinando contributi alla stessa famiglia che, tramandati dal deputato alla vedova e poi ai figli, si perpetuano per decenni.
Queste norme finiscono per premiare, tutt’oggi, parenti di deputati che, anche per pochi anni, si sono affacciati a Sala d’Ercole nell’immediato Dopoguerra. Determinando contributi alla stessa famiglia che, tramandati dal deputato alla vedova e poi ai figli, si perpetuano per decenni.
Qualche altro esempio:
Giuseppa Antoci, sorella del deputato ragusano Carmelo Antoci che
rimase all’Ars sino al ’55, riceve un vitalizio dal ’78. Un
beneficio che dal 1980 viene percepito pure dalla moglie e dai figli
dell’onorevole dc Luigi Carollo, in carica sino al 1959. Da 37 anni
Irene Recupero, moglie del comunista Pietro Di Cara (all’Ars dal
’47 al ’55), percepisce un vitalizio da 3.900 euro mensili. Circa
2.400 euro mensili vanno invece ad altri beneficiari. Un bonifico con
questa somma lo riceve dal 1983 Giovanna Aloisio, consorte del
missino Orazio Santagata, che militò in parlamento dal ’51 al ’55.
Olga Leto, invece, è la vedova di Giovanni Cinà, democristiano che
frequentò l’Ars per quattro anni, fino al 1959: da 25 anni la
signora prende la “pensione” di reversibilità. Gioia Eschi è la
moglie del defunto deputato socialista Calogero Russo, all’Ars per
una legislatura fra il ’51 e il ’55: il vitalizio le tocca da 22
anni.
Il vitalizio da 5.900
euro (lordi) al mese spetta pure a Sergio Alessi, figlio del primo
presiedente della Regione morto nel 2008. Nel decreto che concede il
vitalizio si precisa che ha più di 60 anni, senza reddito e viveva a
carico del padre. Un altro congiunto di un presidente della Regione,
la signora Maddalena Nicolosi (vedova di Rino Nicolosi), dal ’98
percepisce un contributo da 2.400 euro mensili.
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