venerdì 12 giugno 2015

Lo stupido Stato italiano


Negli anni Trenta, il giovane ufficiale Indro Montanelli vietò la schiavitù nel villaggio dov'era accampato e si ritrovò un centinaio di ex schiavi seduti fuori dalla tenda, che aspettavano di essere da lui mantenuti. Nel 2015, la Marina militare italiana salva centinaia di migranti, che gli italiani si ritrovano a vagare per le città mentre aspettano di essere mantenuti. Nel 2011 ho sposato la malgascia Ravaotiana Manjaka ed ora, dopo la separazione avvenuta nello stesso anno, con un matrimonio durato solo 9 mesi, me la ritrovo incazzata nera, lei che di pelle è marrone, perché non solo non voglio farla più venire in Italia, ma nemmeno mantenerla a distanza mandandole denaro. Del resto, vale per lei ciò che vale per l'esoso e stupido Stato Italiano: se sono disoccupato non posso far rapine per mantenere l'una e l'altro. Ma la questione cruciale è questa: non ci sarà, nella testa degli africani, quelli emancipati dalla schiavitù negli anni Trenta, quelli salvati da annegamento nel 2015 e quella del Madagascar che ho commesso l'errore di sposare, una logica diversa dalla nostra, di noi occidentali?



Sia io che Indro Montanelli, in quanto singoli, eravamo autorizzati a sbagliare, pensando di fare del bene, ma lo stupido Stato Italiano non dovrebbe essere dotato di esperti in psicologia umana che sappiano dare le direttive circa il giusto comportamento da adottare nei confronti dei migranti? Lo stupido Stato Italiano non dovrebbe avere dei luminari in fatto di giurisprudenza, di prudenza e di diritto internazionale, che sappiano mettere sull'avviso gli stupidi uomini politici deputati (!) a prendere decisioni collettive? Montanelli, che stupido non era, diede ordine di farli allontanare. Lo Stato italiano, governato da massoni che fanno i finti tonti, sta dando l'ordine opposto. Io, che pure stupido non mi ritengo, sono nove anni che cerco di emancipare Tina Manjaka dallo stato di comoda disoccupazione in cui vive, incentivandola a cominciare un'attività lavorativa di qualunque genere, sia essa la vendita di frutta, di vestiti o come guida turistica e interprete. Finora è andato tutto a puttane, anche se con la vendita di vestiti comprati nella capitale a poco prezzo e rivenduti maggiorati a Tulear, la sua città, ha avuto qualche successo, ma i soldi così guadagnati, anziché reinvestirli nell'acquisto di altri vestiti, li spendeva subito finché non le rimaneva niente. Non so se lo facesse per ingenua ignavia o per la furbizia di sapere che poi c'ero sempre io a rifinanziarla di nuovo, dando fondo ai miei risparmi.

Poiché si è trattato di un rapporto squilibrato, prima e dopo il matrimonio, come sono in genere tutti i rapporti tra uomo e donna, Tina ha sempre pensato a sé e al suo vantaggio, tentando di sfruttarmi il più possibile, sia quando io ero in Italia e lei a casa sua, sia, a maggior ragione, mentre stavo con lei, nel suo bellissimo paese. Forse è stato anche per questo, perché alla fine io cedevo e le sganciavo sempre qualcosa, che non si è impegnata a fondo nel reinvestire i denari guadagnati con la vendita di vestiti, facendo partire quell'attività di business che avevo in mente e che sembrava interessasse anche lei. Oggi, che per l'ennesima volta mi ha cancellato dalle amicizie Facebook, perché le ho comunicato che sto con un'altra donna, mi ritrovo a gestire una pagina intitolata “Una guida per il Madagascar”, con tanto di bungalow sulla spiaggia di Ankilibe e la sua foto sorridente in home page

Lei non vi ha mai messo mano, giacché quelle poche volte che ha i soldi per andare in un cyber-caffè lo fa per cazzeggiare su Facebook. Sulla “nostra” pagina pubblicitaria, con la quale mi prefiggevo di farle trovare turisti da accompagnare in Madagascar, credo non vi sia neanche mai andata. Di turisti, neanche l'ombra, vuoi perché gli italiani, se proprio devono andare da quelle parti, lo fanno con viaggi organizzati, voli charter e guide dei circuiti riconosciuti, mentre Tina sarebbe stata una free lance, vuoi perché la mia pagina, avendo solo 122 iscritti, non è mai stata condivisa, cioè non ha trovato nessuno che la facesse girare presso i propri contatti ed è rimasta, da più di un anno che esiste, sempre incistata nella stessa nicchia, con articoli letti da pochissime persone. Forse, di tutto ciò che finora ho pubblicato, solo quelli scritti di mio pugno e che illustravano le mie vicissitudini malgasce del 2014 hanno avuto un qualche successo, essendo stati scritti con passione e sofferenza, mentre quelli tratti dal National Geographic, per esempio, o da altre fonti aride, sono passati quasi inosservati.


Il risultato in ogni caso è stato che mai nessuno si è fatto avanti, telefonando ai numeri pubblicati o mandando un messaggio, per chiedere i servizi di Tina, guida professionista che poi tanto professionista non è. Nel commercio, si sa, bisogna essere un po' fanfaroni, se si vuole competere con un mondo di squali spietati, ma emergere e cominciare è sempre la parte più difficile. Il fatto è che, a distanza di più di un anno, se nessun turista ha chiesto di farsi accompagnare da Tina, forse una ragione c'è. Forse l'Universo ha agito per il meglio e Tina non sarebbe stata in grado di svolgere professionalmente il lavoro di guida e interprete. Per quel poco che l'ho conosciuta, so per certo che non avrebbe avuto la pazienza di risolvere i problemi, che non mancano mai quando si viaggia nei paesi del Terzo Mondo. So che avrebbe abbandonato i turisti al loro destino alla minima difficoltà, non soltanto facendo fare brutta figura a me, suo mentore, ma tagliandosi le gambe da sola perché un turista deluso farà cattiva pubblicità presso altri eventuali viaggiatori, stroncando la carriera sul nascere di qualunque apprendista guida turistica. 

Tutto questo, Tina non credo che lo avrebbe tenuto in considerazione e si sarebbe lasciata andare alle sceneggiate, avrebbe dato addirittura in escandescenze come spesso ha fatto con me, con la differenza che io sono il pirla che si ostinava a volerla considerare come compagna, mentre i turisti, in quanto clienti paganti, avrebbero avuto diritto ad essere trattati con pazienza e cortesia, entrambe qualità mancanti in Ravaotiana Manjaka. Non si può cavar sangue da una rapa, né trasformare un'ostinata e caparbia 32enne malgascia in guida turistica dotata di bon ton. L'insuccesso professionale sarebbe stato garantito e quindi a questo punto non mi resta che chiudere la pagina, lasciando questo articolo visibile per qualche tempo, come avviso per i pochi lettori e come monito a quanti vogliano lavar la testa al proverbiale asino. Con l'asino si perde il sapone e con le ragazze africane, abituate a sfruttare l'uomo bianco, si perde tempo, soldi ed energie vitali, ritrovandosi delusi, depressi e affranti, solo con qualche piacevole ricordo di atmosfere esotiche assaporate e languidi attimi irripetibili. Che pure ci sono stati, come capita in tutti i rapporti tra uomo e donna.

Ma il più delle volte, la rabbia di non riuscire sempre a piegarmi ai suoi voleri, si trasformava in stalking, ovvero in squilli di telefono fatti unicamente per disturbarmi. Se poi facevo in tempo a rispondere, lei interrompeva la comunicazione. E questo succedeva in maniera direttamente proporzionale alla mia ostinazione nel non volerle spedire dei soldi tramite Western Union. L'ultima volta che l'ho fatto, in occasione del suo compleanno, è stata il 9 maggio scorso. E' stata felice perché non se lo aspettava, ma poi ha cominciato a chiedermi altri soldi, ché evidentemente, nonostante abbia genitori benestanti, non le bastano mai. Ora mi sembra sia arrivato il momento di chiudere definitivamente i ponti. Non solo perché ho un'altra donna, bianca e molto più affettuosa di Tina, ma perché non è giusto nei confronti di me stesso continuare a fare il Bodhisattva senza riscontri, cioè il benefattore che non riceve la minima riconoscenza da parte del beneficiato. A tutto c'è un limite, anche alla generosità.

Dopo averle comunicato che stavo con un'altra donna, per qualche giorno mi ha mandato SMS dicendo di essere triste, poi si è inventata, in maniera simmetrica, un presunto fidanzato poliziotto, con il quale intende convolare a nozze. A parte il fatto che dopo la nostra separazione, avvenuta nel novembre del 2011, le ho detto un'infinità di volte di trovarsi un francese o un gendarme della sua razza, quest'ultima novità mi sa di ingenua finzione. Infatti, dice di aver parlato con un giudice riguardo al suo stato di separata da uno straniero e che quel giudice richiede la mia presenza in Madagascar per concedere a Tina il nulla-osta per le nozze. Non posso sapere se ciò sia vero – magari lo è – perché Tina mi ha dato prova molte volte di essere bugiarda, ma affrontare un altro costoso viaggio in questo momento, con il rischio di essere ucciso su suo ordine dai suoi amici poliziotti, che non le sono mai mancati, non mi alletta per niente, nemmeno con il ricatto morale di un ipotetico giudice che esige la mia presenza per concederle il divorzio. La separazione è stata fatta al tribunale di Udine e, semmai, è lì che bisognerebbe tornare per il divorzio vero e proprio. E per lasciarla libera di fare la sua vita.

Qualunque sia la verità, credo di aver già dato. Penso di aver speso tutte le mie residue energie con quella donna e di aver fatto tutto il possibile per avviarla sulla strada di una seria professione, anche consegnando a mano i volantini, che nel frattempo avevo fatto stampare, a una quarantina di agenzie viaggio della mia regione. Nessun riscontro, mai, nessuna telefonata, considerando che nell'era di internet sempre più gente compra il biglietto on line, senza rivolgersi alle agenzie, che sono, come molti altri negozi, in piena crisi economica. Per non parlare delle spese che gli italiani in questo momento storico devono affrontare, tagliando su quelle superflue come i viaggi di piacere.

E a proposito di crisi, i tre esempi da me riportati all'inizio: Montanelli, i migranti e Tina, caso su cui mi sono soffermato più a lungo, ci fanno capire che tra bianchi e neri, almeno per quanto riguarda l'ospitalità, c'è un malinteso. Gli africani pensano che noi siamo tenuti a mantenerli. Noi troviamo questa loro pretesa assurda e inconcepibile. Noi pensiamo che sia già tanto se gli abbiamo salvato la vita da sicuro annegamento, avendo in mente il fatto che i nostri nonni dovevano cavarsela da soli e nessun governo di Stati Uniti, Canada, Germania o Svizzera li ha mai aiutati. Loro pensano che le ricariche telefoniche e i due euro e mezzo al giorno non siano sufficienti. Pensano anche che se non c'è il wifi in camera non è una buona accoglienza. Noi pensiamo che loro siano sfrontati a comportarsi così, senza un minimo di gratitudine, come io pensavo che Tina fosse sfrontata con me, quando un semplice “grazie”, per i favori che le facevo, mi avrebbe reso soddisfatto. Noi pensiamo agli imprenditori che si uccidono, alle fabbriche che chiudono, ai disoccupati italiani che aumentano e a quelli che sono costretti a vivere in macchina perché sfrattati dalle case popolari. E lo confrontiamo con i migranti alloggiati negli alberghi, spesso scontenti della propria sistemazione. Il risultato è una rabbia sorda che non si sa che pieghe prenderà, ma che possiamo prevedere porterà alcuni bianchi a prendersela con i neri, con i registi al sicuro nelle loro roccaforti a godersi lo spettacolo. Bianchi contro neri, in una specie di gioco degli scacchi, su una scacchiera fatta di quadrati bianchi e neri, proprio come quella del pavimento massonico. Guarda caso! 
 

8 commenti:

  1. Articolo molto interessante...il vittimismo perenne di molti immigrati che hanno la pretesa di essere mantenuti anche del superfluo senza lavorare, quando ci sono milioni di italiani che magari pur lavorando, vivono al di sotto della soglia di povertà, è davvero qualcosa di insopportabile!Per quanto riguarda il matrimonio, penso che le donne che si sposano per puro interesse e che poi pelano gli ex mariti siano ovunque, anzi forse col fatto che la tua sia malgascia ti è andata ancora bene! ;-)
    Marina Stella

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    1. Mi è andata bene nel senso che, abitando la fanciulla a 11.000 Km di distanza, non può venire sotto casa a tutte le ore a suonare il campanello.

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  2. Così come gli africani pensano che noi siamo tenuti a mantenerli e che se non c'è il wifi in camera non è una buona accoglienza, così la donna pensa che l'uomo sia un limone da spremere. Se non ne esce più alcun succo diventa totalmente inutile. I rari e fugaci momenti di intesa fanno parte del gioco. L'amore tra uomo e donna è pura illusione. Al massimo ci si può fare compagnia per un po'.
    Quando le donne saranno in grado di farsi inseminare senza dover ricorrere all'accoppiamento, gli uomini diventeranno completamente inutili. .
    Spero che tu riesca a staccartene ed a vivere il più serenamente possibile la tua vita.
    Secondo me la solitudine (non isolamento) è l'unica minuscola libertà tra tutte le enormi schiavitù della vita
    Ciao Roberto

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    1. Vero. La solitudine è un fattore positivo della vita, quando non si esagera.
      Tuttavia, è anche vero il detto anglosassone: "Mai con le donne, mai senza le donne".

      Ciao Gianni!

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  3. Anche noi donne (poche per ora) pensiamo che non valga la pena di impegnarsi più di tanto.
    Io per esempio non ho mai voluto sposarmi per non rinunciare a me stessa, ben sapendo che la convivenza e peggio ancora il matrimonio porta inevitabilmente a dei GUASTI.
    Io poi ho un grande vantaggio , rispetto a molte donne:non ho mai desiderato mettere al mondo dei figli, sicché non ho mai avuto l'incentivo di trovare un coglione qualunque per generare , cosa che purtroppo hanno fatto molte mie conoscenti.

    Erba Gatta.

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  4. @ERBA GATTA & Co.,

    uno SPIRITO LIBERO come il mio rispetta il modo di pensare & vivere di ognuno dei suoi SIMILI, questo però NON vuol dire che sia SEMPRE d' accordo con il loro pensiero come QUI con il tuo;

    evidentemente le tue scelte di VITA sono il frutto del tuo percorso di evoluzione "terrestre" per fortuna siete in pochi a pensarla così, se foste la maggioranza probabilmente per la LEGGE della NATURA tu & Roberto NON sareste QUI a scrivere ed io a dialogare con voi !!!

    MANDI
    SDEI/SERGIO

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  5. Roberto ha generato una figlia, quindi non è come me, da quel punto di vista.
    La razza terrestre è deleteria, non ho voluto consegnare al mondo una creatura innocente, da qua il mio non aver voluto figli.
    Trovo che mettere al mondo dei figli sia, è vero, un atto insopprimibile nella natura "umana",
    ma anche un atto di grande egoismo, magari un egoismo involontario, spesse volte, un egoismo di cui non ci si rende conto.
    Altre volte si tratta di PURO egoismo vero e proprio.
    Erba G.

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