Fonte: Sicilia Informazioni
A Città del Messico
non l’hanno voluto, ma Palermo
si prepara ad accoglierlo. Il re dell’azionismo viennese, Hermann Nitsch farà tappa a
luglio, con una mostra e un concerto, nello spazio Zac dei Cantieri
culturali alla Zisa. Complice della sua presenza in Sicilia,
l’assessore alla Cultura, Andrea
Cusumano, che ha lavorato
a stretto contatto con l’artista, collaborando con lui per oltre
vent’anni.
Ma i
palermitani saranno pronti ad applaudirlo?
Le performance di Nitsch non scorrono via senza lasciare traccia. Il
suo Orgien Mysterien
Theatre (Teatro delle
Orge e dei Misteri), sin dalla metà degli anni Sessanta, ha portato
in scena riti parareligiosi, squartando
animali davanti ad un
pubblico di “adepti” e imbrattando con le loro viscere i
partecipanti all’azione. Nitsch, rievocando le orge
dionisiache, attraverso
la “sacralità” del gesto efferato, vorrebbe scuotere le
coscienze per raggiungere una sorta di catarsi e purificazione. Nei
“riti” vittime sacrificali sono sempre animali prelevati dai
macelli, quindi già destinati a morte certa, poi cucinati e mangiati
dopo le “cerimonie”. Lo scorso
febbraio una petizione ha portato il Museo Jumex di Città del
Messico a cancellare
clamorosamente la mostra già prevista in calendario. Adesso c’è
chi vorrebbe fare lo stesso anche a Palermo, dove la personale di
Nitsch, “Das Orgien Mysterien Theater”, sarà allestita, dal 10
luglio al 20 settembre, con una quarantina di enormi tele e
fotografie che ritraggono le sue “azioni”. Una
petizione lanciata poche ore
fa ha già raccolto 2500 firme che sembrano destinate ad aumentare
nelle prossime ore, dato il clamore che la cosa sta suscitando sui
social network.
“Nitsch –
si legge nel testo della petizione – si difende affermando
che nelle sue performance impiega soltanto carcasse di animali già
morti, macellati nella sua fattoria. Ma forse bisognerebbe
ricordargli la ‘Dichiarazione universale dei diritti degli animali’
dell’Unesco del 1978”, dove è scritto, tra l’altro, che
“nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo”,
che “ogni atto che comporti l’uccisione di un animale senza
necessità è un biocidio, cioè un delitto contro la vita” e che
“le scene di violenza di cui animali sono vittime devono essere
proibite a meno che non abbiano come fine di mostrare un attentato ai
diritti dell’animale”.
Il dibatto sui
social è acceso. C’è
chi difende l’artista austriaco, condannando la censura e
giudicando “mistificatoria e grottesca” la petizione, c’è chi,
invece, lo attacca considerando le sue opere veri e propri atti
criminali, senza alcun valore di “arte” che possa giustificarli. Al di là
dell’eterna polemica che questo tipo di performance suscita,
Nitsch ha spiegato che il punto di partenza della sua arte è sempre
stato il teatro, e in particolare la tragedia
greca, “ma nel mio
teatro – dice l’artista – non c’è finzione, tutto avviene
realmente”. Forse sta qui l’equivoco: un
teatro senza finzione non esiste.
A maggior ragione, la violenza catartica del dramma antico avveniva
di nascosto, lontano dagli occhi del pubblico. Delitto e sacrificio
si consumavano dietro la scena e per questo “nascondersi” erano
ancora più forti. Lo spettatore greco viveva la tragedia attraverso
il racconto, consapevole di stare assistendo ad una rappresentazione,
ma non per questo meno violenta della vita vera. Quello di Nitsch,
dunque, non potrà mai essere teatro, ma resterà sempre simulazione,
più o meno riuscita, di un rito immerso nella contemporaneità.
cose inguardabli de sade al confronto era una mammoletta
RispondiEliminapare giuliano ferrara iN biancatA....chi si somiglia si piglia ah ah ah
pensate quante salsicce ci verrebbero con i due...da distribuire gratis ai magnacadaveri...efferata pure io...chi guarda gli zoppi...
La strega di In bianco neve
Nemmeno nel peggiore manicomio criminale succedono quelle cose.
EliminaQuello che è insopportabile è che la chiamano arte.