sabato 9 luglio 2016

Due pesi e due tinture


Andrea Sperelli: Se un insulto a sfondo razzista è capace di provocare una reazione violenta in chi lo subisce, significa che il sentimento di appartenenza di razza è fortemente radicato in ogni uomo, indistintamente: bianco, nero, giallo e arancione. Sarebbe infatti impossibile spiegare la reazione ad un simile oltraggio se mancasse una coscienza razzista nel soggetto offeso. Se si contesta questo assunto, allora si deve ammettere che l'ultimo fatto di cronaca non può essere ricondotto a motivazioni razziali ma semplicemente a una comune lite scaturita da generiche offese (in questo caso il paragone estetico-morfologico con un animale).

Paolo Ceci: Dunque: se litigo con un tizio e gli do un pugno per difendermi dal fatto che vuole spiaccicarmi il cervello con un palo di ferro, sono cattivo? Sono razzista? Sono violento? Non credo, anzi di sicuro ha torto lui perché io ho usato le mani per difesa, lui un palo di ferro, se poi il tizio digraziatamente muore, non certo per il pugno, vedremo la causa dalla autopsia, ma, anche se fosse stato per il colpo inferto, di certo non si può rilevare la volontà di uccidere, ma solo ed unicamente quella di difendersi. Certo verrò incriminato, ma proprio l'incriminazione servirà per dimostrare la non volontà del reato ascrittomi; dopo le dovute indagini non penso proprio che verrò condannato. Teniamo sempre presente che mi sono difeso da uno che mi avrebbe ucciso, dal momento che mi colpiva con un palo di ferro. Detto così sembra ci sia poco da eccepire, eppure, eppure...se quel tizio fosse stato di colore?

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