Andrea Sperelli: Se un
insulto a sfondo razzista è capace di provocare una reazione
violenta in chi lo subisce, significa che il sentimento di
appartenenza di razza è fortemente radicato in ogni uomo,
indistintamente: bianco, nero, giallo e arancione. Sarebbe infatti
impossibile spiegare la reazione ad un simile oltraggio se mancasse
una coscienza razzista nel soggetto offeso. Se si contesta questo
assunto, allora si deve ammettere che l'ultimo fatto di cronaca non
può essere ricondotto a motivazioni razziali ma semplicemente a una
comune lite scaturita da generiche offese (in questo caso il paragone
estetico-morfologico con un animale).
Paolo Ceci: Dunque: se
litigo con un tizio e gli do un pugno per difendermi dal fatto che
vuole spiaccicarmi il cervello con un palo di ferro, sono cattivo?
Sono razzista? Sono violento? Non credo, anzi di sicuro ha torto lui
perché io ho usato le mani per difesa, lui un palo di ferro, se poi
il tizio digraziatamente muore, non certo per il pugno, vedremo la
causa dalla autopsia, ma, anche se fosse stato per il colpo inferto,
di certo non si può rilevare la volontà di uccidere, ma solo ed
unicamente quella di difendersi. Certo verrò incriminato, ma proprio
l'incriminazione servirà per dimostrare la non volontà del reato
ascrittomi; dopo le dovute indagini non penso proprio che verrò
condannato. Teniamo sempre presente che mi sono difeso da uno che mi
avrebbe ucciso, dal momento che mi colpiva con un palo di ferro.
Detto così sembra ci sia poco da eccepire, eppure, eppure...se quel
tizio fosse stato di colore?
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