Fonte: Il Primato nazionale
Fermo,
8 luglio – “Mi hanno eliminato
il profilo Facebook,
non c’è più niente, hanno cancellato i miei amici, tutte le mie
foto, i miei ricordi. Basta, lasciatemi in pace”. Pisana
Bachetti,
la
donna che ha ribaltato la versione di comodo dell’omicidio di
Fermo,
raccontando
l’aggressione subita da Amedeo
Mancini
prima di sferrare il fatidico pugno, ora sta pagando cara la sua
testimonianza. Intervistata dal quotidiano locale Cronache
Fermane,
la testimone ha raccontato di come la sua vita “sia diventata un
inferno. Appena due minuti fa ho ricevuto l’ultimo messaggio. Mi
davano della nazista. Ed è solo uno dei tanti che mi stanno
arrivando. L’elenco è lungo: xenofoba, e tanto altro ancora. Sto
passando un incubo“.
Una persecuzione che la donna non riesce a spiegarsi: “Questo solo
per aver fatto quello che ogni cittadino nella mia situazione avrebbe
dovuto fare”.
La
“colpa” della donna è quella di aver fornito una versione dei
fatti più vicina alla realtà, quella di un litigio finito in
tragedia. Una colpa grave in un mondo dove media, politica e pubblica
opinione avevano già deciso secondo schemi preconfezionati e
politicamente corretti, chi fosse la vittima e chi il carnefice, in
linea con l’ideologia dell’accoglienza e dell’obbligatoria
condanna alla xenofobia. Pisana
Bachetti è esasperata,
le pressioni che sta subendo le fanno maledire il giorno in cui si è
trovata sul luogo del delitto e la conseguente scelta di raccontare
quello che aveva visto: “Ho
fatto solo il mio dovere da cittadina ed ora mi trovo all’inferno.
Non voglio più essere disturbata, basta, lasciatemi in pace, non
voglio dire più niente né parlare con nessuno. Sono stata sbattuta
in prima pagina quasi prima del nome dell’assassino. Ricevo
chiamate da tutta Italia“.
Tra
i media che non hanno preso minimamente in considerazione la versione
della testimone oculare dei fatti, la prima ad aver chiamato la
polizia, la propaganda che si è generata intorno all’uccisione di
Emmanuel
Chidi Namdi
e la
censura che in Senato ha dovuto subire Giovanardi,
lo scenario da caccia alle streghe è abbastanza completo. A rendere
il tutto ancora più orwelliano c’è poi l’elemento della
cancellazione del profilo Facebook della donna, avvenuto subito dopo
la pubblicazione della sua testimonianza. “Mi hanno eliminato il
profilo Facebook, non c’è più niente, hanno cancellato i miei
amici, tutte le mie foto, tutti i miei ricordi. Basta, lasciatemi in
pace”.
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