Fonte: Il Gazzettino
GEMONA DEL FRIULI (Udine) - La storia del sacello di San Michele a
Gemona del Friuli, un locale composto da un piccolo labirinto di
gallerie che si snodano sotto le sacrestie del duomo, è ancora
avvolta nel mistero. Una cripta? Una vecchia torre? Una prigione? Un
antico luogo usato per i battesimi agli albori del cristianesimo?
Diversi studiosi, nel tempo, hanno cercato di capire a cosa
servissero questi ambienti che, negli anni, sono stati restaurati e
trasformati in museo, ma nessuno è riuscito a ricostruire la loro
storia vera fino in fondo.
La stanza con 6 metri di scheletri
Tante le ipotesi, tantissimi i reperti venuti alla luce grazie a
pazienti indagini, anche dell'Università di Udine, di appassionati e
di volontari. Quello che oggi viene chiamato genericamente sacello di
San Michele, è un ambiente molto articolato, un tempo chiesetta con
annesso un grande ossario; è possibile che tutte le salme sepolte a
monte, nei cimiteri, con le piene dei rii e un continuo dilavamento
dei versanti, venissero trasportare a valle, vicino al duomo. Alcuni
documenti parlano del 1200. Qui le ossa venivano raccolte e deposte
in una stanza sotterranea che, nei secoli, è stata riempita di
scheletri, per un'altezza di oltre 6 metri.
I corredi funerari
Solo negli ultimi 10 anni questa misteriosa ed inquietante
stanza-ossario è stata "vuotata"; alcuni dei resti sono
stati studiati dagli archeologi che hanno scoperto di cosa erano
morte le persone, adulti e bambini, di quali malattie soffrissero,
che lavoro avevano fatto in vita. Parte delle ossa, tra cui molti
teschi, sono stati esposti nei locali-museo adiacenti il duomo, un
ambiente che sarà inaugurato ufficialmente il 7 maggio prossimo. Qui
si possono vedere anche i corredi funerari: i rosari in perle di
vetro o pasta di vetro, le medagliette devozionali, resti di
ceramica, resti di croci in stoffa, orecchini, anelli, decori della
persona.
La camera mortuaria interamente affrescata
La visita al sacello di San Michele, che si può fare solo su
prenotazione, perché a gestire il complesso sono dei volontari,
parte dalla discesa di una scalinata. A sinistra tre stanze, tra cui
una decorata quasi interamente con affreschi della Crocifissione e di
San Michele Arcangelo che pesa le anime e degli Evangelisti, tutti
del 1300. Si tratterebbe di un oratorio con funzioni di camera
mortuaria. Un'altra rampa di scale porta a locali ancora più bassi,
oggi trasformati in lapidario. Alla fine del tunnel una stanza senza
uscita, molto piccola, dove si entra solo chinati e dove è stata
abbozzata una Crocifissione.
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