martedì 4 aprile 2017

Dall’utero al sacello, la parabola umana



GEMONA DEL FRIULI (Udine) - La storia del sacello di San Michele a Gemona del Friuli, un locale composto da un piccolo labirinto di gallerie che si snodano sotto le sacrestie del duomo, è ancora avvolta nel mistero. Una cripta? Una vecchia torre? Una prigione? Un antico luogo usato per i battesimi agli albori del cristianesimo? Diversi studiosi, nel tempo, hanno cercato di capire a cosa servissero questi ambienti che, negli anni, sono stati restaurati e trasformati in museo, ma nessuno è riuscito a ricostruire la loro storia vera fino in fondo.



La stanza con 6 metri di scheletri
Tante le ipotesi, tantissimi i reperti venuti alla luce grazie a pazienti indagini, anche dell'Università di Udine, di appassionati e di volontari. Quello che oggi viene chiamato genericamente sacello di San Michele, è un ambiente molto articolato, un tempo chiesetta con annesso un grande ossario; è possibile che tutte le salme sepolte a monte, nei cimiteri, con le piene dei rii e un continuo dilavamento dei versanti, venissero trasportare a valle, vicino al duomo. Alcuni documenti parlano del 1200. Qui le ossa venivano raccolte e deposte in una stanza sotterranea che, nei secoli, è stata riempita di scheletri, per un'altezza di oltre 6 metri.




I corredi funerari
Solo negli ultimi 10 anni questa misteriosa ed inquietante stanza-ossario è stata "vuotata"; alcuni dei resti sono stati studiati dagli archeologi che hanno scoperto di cosa erano morte le persone, adulti e bambini, di quali malattie soffrissero, che lavoro avevano fatto in vita. Parte delle ossa, tra cui molti teschi, sono stati esposti nei locali-museo adiacenti il duomo, un ambiente che sarà inaugurato ufficialmente il 7 maggio prossimo. Qui si possono vedere anche i corredi funerari: i rosari in perle di vetro o pasta di vetro, le medagliette devozionali, resti di ceramica, resti di croci in stoffa, orecchini, anelli, decori della persona.




La camera mortuaria interamente affrescata

La visita al sacello di San Michele, che si può fare solo su prenotazione, perché a gestire il complesso sono dei volontari, parte dalla discesa di una scalinata. A sinistra tre stanze, tra cui una decorata quasi interamente con affreschi della Crocifissione e di San Michele Arcangelo che pesa le anime e degli Evangelisti, tutti del 1300. Si tratterebbe di un oratorio con funzioni di camera mortuaria. Un'altra rampa di scale porta a locali ancora più bassi, oggi trasformati in lapidario. Alla fine del tunnel una stanza senza uscita, molto piccola, dove si entra solo chinati e dove è stata abbozzata una Crocifissione.  

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