Testo di Paolo Sensini
Arriva il «sultano» e
Roma si blocca. Aree off limits, bonifiche a tappeto, reparti
speciali in campo per garantire la sicurezza di Recep Tayyip Erdogan,
il presidente turco che è tra i maggiori responsabili del caos che
sta dilaniando il Medio Oriente. E così l'Occidente a guida
statunitense che fa guerre ovunque per «esportare la democrazia»,
si mette ora 90° per accogliere con tutti gli onori di Stato l'uomo
che ha sbattuto in galera decine di migliaia di cittadini turchi e
sponsorizzato i peggiori tagliagole jihadisti in circolazione. «Vedo
questa visita come un'opportunità significativa di attirare
l'attenzione sui valori umani comuni, l'amicizia e i messaggi di
pace» ha detto soddisfatto domenica pomeriggio a Istanbul prima di
imbarcarsi sull'aereo che l'ha portato a Fiumicino insieme alla
moglie e ad alcuni ministri. Poi, dopo una sontuosa colazione con il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un incontro con il
premier Paolo Gentiloni e l'immancabile «abbraccio fraterno» con
Ciccio l'argentino, il massacratore di curdi e cristiani nel Vicino
Oriente vedrà, in un hotel di Via Veneto, gli amministratori
delegati di grandi gruppi italiani come Impregilo, Leonardo, Pirelli,
Snam, Ferrero, Astaldi. Il tutto, non c'è neanche bisogno di
ricordarlo, in nome dei «valori umani comuni, l'amicizia e i
messaggi di pace».
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