"Poiché la pelliccia dei cercopiteci, a qualunque specie appartengano, ha scarso valore, e la carne non sembra sia gradita a quasi nessuno dei popoli africani, la caccia viene praticata di rado, solo quando i branchi si mostrano troppo invadenti e arrecano danni alle coltivazioni. I nativi cercano di tenere lontane le ladrone mettendo spauracchi di varia sorta, oppure costruendo nei campi piattaforme assai alte, dove poi, a turno, i coltivatori stanno di guardia pronti a respingere gli invasori. Quando questi espedienti hanno scarsa efficacia tentano di decimare le tribù servendosi di ogni mezzo; frecce ed archi, esche avvelenate, fucili e anche reti tese accortamente nei campi. Qualche volta con quest’ultimo mezzo fanno catture in grande stile e le prigioniere vengono uccise oppure, se capita l’occasione, vendute a qualche commerciante di animali. E’ molto difficile che i nativi tengano in schiavitù queste scimmiette poiché non hanno verso di loro simpatia di sorta. I coloni, invece, nonostante gli assalti alle loro piantagioni, non sdegnano la compagnia di queste bestiole agilissime ed eleganti e le tengono volentieri nelle case, concedendo loro una quasi assoluta libertà".
(Giuseppe Scortecci, 1953)
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