Testo di Luca Alberici
Il nome “Vaticano” riserva delle sorprese. La parola Vaticano non è latina, non è greca e non è neanche di origine biblica. Il nome ha, infatti, un'origine etrusca. Il popolo etrusco seppelliva i propri defunti in un cimitero al di fuori delle mura cittadine e questa necropoli era consacrata ad una dea primitiva il cui nome era Vatika (Ecate/Cibele?). Nella lingua etrusca il nome con cui si nominava questa dea aveva anche altri significati. Vatika era anche il nome di un’aspra uva selvatica che cresceva sulla collina adibita a cimitero e dalla quale i contadini ricavavano un vino di bassa qualità chiamato con lo stesso nome del vitigno. La stessa parola Vatika indicava perfino il luogo d’origine del suddetto vino e con lo stesso nome veniva anche indicata una particolare erba selvatica che cresceva nei dintorni della necropoli e che, una volta masticata ed ingerita, causava forti allucinazioni.
Gli Etruschi credevano nella vita oltre la morte e le loro credenze erano molto simili a quelle degli antichi egiziani. Trattare i resti del defunto per preservarlo nel suo futuro viaggio nell’oltretomba, quindi nella vita ultraterrena, era cosa molto importante. Gli stessi antichi romani, parlando del colle vaticano, raccontavano volentieri storie ricche di mistero. Sesto Pompeo Festo narrava che, in tempi antichi, gli indovini etruschi davano i loro vaticini sul colle vaticano; ecco dunque perché la collina venne chiamata “Vaticanus”, da “vates” (indovino).
Agellio riconosceva che sul colle vaticano si ergeva, in tempi remoti, il tempio di una divinità demoniaca sconosciuta. Pertanto, in tale luogo, ci si recava per avere vaticini e consultazioni sul futuro dalla suddetta dea/demone arcaica, conosciuta con il nome Vanth. Nella mitologia etrusca Vanth è un demone femminile degli inferi che teneva in mano il rotolo del destino. L’iconografia di Vanth la vede vestita di una corta tunica con bretelle incrociate all’altezza del petto, lasciandone scoperto il seno; la sua capigliatura è composta da un nido di serpenti tenuti insieme da un diadema. Non dimenticando di dire che era un demone alato, considerato dai suoi credenti onnisciente e messaggera di morte per gli uomini. Vanth, secondo tradizione etrusca, assiste le persone in fin di vita ed inala da loro i demoni che le possedettero in vita. Nelle opere artistiche, questo essere infernale viene rappresentato con serpenti, torce e chiavi e si presume sia moglie del dio Charun (Caronte) che, sempre nella mitologia etrusca, accompagnava le anime dei morti nell’oltretomba e quindi in un mondo sotterraneo chiamato Ade.
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