Fonte:
Roba da donne
Rawan,
una bambina di soli 8 anni, è morta per le gravi lesioni interne riportate
durante la sua prima notte di nozze. La notizia che si sta rapidamente
diffondendo in queste ore, è stata battuta per prima dalla stampa inglese. La piccola
viveva nella zona tribale di Hardh, al confine con l’Arabia Saudita, nello
Yemen: i genitori l’hanno data in moglie ad un uomo di 40 anni. Queste storie
ci fanno comprendere che il dramma delle spose bambine è ancora una realtà
fortemente presente in alcune parti del mondo. Ci sono ancora troppe bambine
costrette a rinunciare alla loro spensieratezza, al gioco, all’infanzia. Alcuni
attivisti locali che combattono questo fenomeno si stanno mobilitando per far
arrestare il marito e i genitori della bambina.
Secondo
quanto si apprende dal sito dell’UNICEF, “nei Paesi in via di sviluppo (Cina
esclusa) circa 70 milioni di ragazze – una su tre fra coloro che oggi hanno
un’età compresa tra 20 e 24 anni – si sono sposate in età minorile. I tassi più
elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell’Asia meridionale
(46%) e nell’Africa subsahariana. Le gravidanze precoci provocano ogni anno
70.000 morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono
una quota rilevante della mortalità materna complessiva. Le “spose bambine”
sono innanzitutto ragazze alle quali sono negati diritti umani fondamentali:
sono più soggette, rispetto alle spose maggiorenni, a violenze, abusi e
sfruttamento. Inoltre, esse vengono precocemente sottratte all’ambiente
protettivo della famiglia di origine e alla rete di amicizie con i coetanei e
con gli altri membri della comunità, con conseguenze pesanti sulla sfera
affettiva, sociale e culturale.
I
matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere
umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12) e
il diritto ad essere protetti da violenze e sfruttamento (art. 19), e alle disposizioni
di altri importanti strumenti del diritto internazionale.
Occorre
essere consapevoli che le radici di questo fenomeno risiedono in norme
culturali e sociali legate sia a pregiudizi di genere che a strategie sociali
proprie delle economie di sussistenza, in primo luogo l’esigenza di “liberarsi”
prima possibile del peso rappresentato dalle figlie femmine, ritenute meno
produttive per l’economia familiare”.
Proteggere
i bambini e il loro diritto ad un’infanzia felice dovrebbe essere il principale
compito di ogni adulto. Perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani,
è in loro che risiede la speranza per un futuro migliore. Una bambina costretta
a sposarsi, a staccarsi dalla sua famiglia e a rispettare tutti gli obblighi
coniugali che il matrimonio comporta, che tipo di adulto diventerà? E i bambini
nati da una relazione del genere? Altre bambine costrette a sposarsi in un’età
in cui il matrimonio dovrebbe essere solo un gioco da inscenare con le amiche.
Altri maschi (futuri uomini) convinti del diritto di poter toccare una bambina
come si tocca una moglie, una donna, una compagna e non come si tocca una
fanciulla.
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