martedì 10 settembre 2013

Stessi barbari del corno di rinoceronte

 

Rawan, una bambina di soli 8 anni, è morta per le gravi lesioni interne riportate durante la sua prima notte di nozze. La notizia che si sta rapidamente diffondendo in queste ore, è stata battuta per prima dalla stampa inglese. La piccola viveva nella zona tribale di Hardh, al confine con l’Arabia Saudita, nello Yemen: i genitori l’hanno data in moglie ad un uomo di 40 anni. Queste storie ci fanno comprendere che il dramma delle spose bambine è ancora una realtà fortemente presente in alcune parti del mondo. Ci sono ancora troppe bambine costrette a rinunciare alla loro spensieratezza, al gioco, all’infanzia. Alcuni attivisti locali che combattono questo fenomeno si stanno mobilitando per far arrestare il marito e i genitori della bambina.


Secondo quanto si apprende dal sito dell’UNICEF, “nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) circa 70 milioni di ragazze – una su tre fra coloro che oggi hanno un’età compresa tra 20 e 24 anni – si sono sposate in età minorile. I tassi più elevati di diffusione dei matrimoni precoci si registrano nell’Asia meridionale (46%) e nell’Africa subsahariana. Le gravidanze precoci provocano ogni anno 70.000 morti fra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, e costituiscono una quota rilevante della mortalità materna complessiva. Le “spose bambine” sono innanzitutto ragazze alle quali sono negati diritti umani fondamentali: sono più soggette, rispetto alle spose maggiorenni, a violenze, abusi e sfruttamento. Inoltre, esse vengono precocemente sottratte all’ambiente protettivo della famiglia di origine e alla rete di amicizie con i coetanei e con gli altri membri della comunità, con conseguenze pesanti sulla sfera affettiva, sociale e culturale.

I matrimoni precoci contravvengono ai principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che sancisce il diritto, per ogni essere umano sotto i 18 anni, ad esprimere liberamente la propria opinione (art. 12) e il diritto ad essere protetti da violenze e sfruttamento (art. 19), e alle disposizioni di altri importanti strumenti del diritto internazionale.
Occorre essere consapevoli che le radici di questo fenomeno risiedono in norme culturali e sociali legate sia a pregiudizi di genere che a strategie sociali proprie delle economie di sussistenza, in primo luogo l’esigenza di “liberarsi” prima possibile del peso rappresentato dalle figlie femmine, ritenute meno produttive per l’economia familiare”.

Proteggere i bambini e il loro diritto ad un’infanzia felice dovrebbe essere il principale compito di ogni adulto. Perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani, è in loro che risiede la speranza per un futuro migliore. Una bambina costretta a sposarsi, a staccarsi dalla sua famiglia e a rispettare tutti gli obblighi coniugali che il matrimonio comporta, che tipo di adulto diventerà? E i bambini nati da una relazione del genere? Altre bambine costrette a sposarsi in un’età in cui il matrimonio dovrebbe essere solo un gioco da inscenare con le amiche. Altri maschi (futuri uomini) convinti del diritto di poter toccare una bambina come si tocca una moglie, una donna, una compagna e non come si tocca una fanciulla.

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