domenica 1 febbraio 2015

Liscia, gassata o Mattarella?



Testo di Lorenzo Sani

Ho avuto occasione di incontrare Sergio Mattarella quando questi era ministro della Difesa del governo Amato. Chiedo scusa per la lunghezza del post, ma lo devo a tanti ragazzi che non potranno mai leggerlo. Lavoravo da qualche mese sulla vicenda dell'Uranio Impoverito e sull'impressionante numero di leucemie linfoblastiche acute e linfomi tra i nostri militari che erano o erano stati in missione nei Balcani, soprattutto in Bosnia, ma non solo. Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l'insorgere delle patologie e il servizio. Negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all'uranio impoverito (DU, Depleted Uranium), tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella negò su tutta la linea. 

 
Negò pure ciò che era possibile reperire nei primi giorni di internet sugli stessi siti della Difesa Usa, che magnificava l'efficacia degli armamenti al DU e dettava, contestualmente, le precauzioni sanitarie da adottare in caso di bonifica: protocolli di sicurezza molto rigidi, che prevedevano l'utilizzo di tute, guanti e maschere protettive, per svolgere il lavoro che invece a mani nude e senza protezioni facevano i nostri soldati. I quali, nel frattempo, continuavano ad ammalarsi e morire. Ero a Nuxis, in Sardegna, al funerale del caporal maggiore della Brigata Sassari Salvatore Vacca, riconosciuto poi come il primo morto di Uranio Impoverito, che aveva prestato servizio alla caserma Tito Barak di Sarajevo.
 
Ero il solo giornalista presente, il 9 settembre 1999. Tutta questa triste storia incominciò da quel funerale. Pensai che l'argomento DU dovesse interessare a un ministro della Difesa, dal momento che quei ragazzi in divisa oltre che "nostri" erano soprattutto suoi, ma evidentemente ero troppo ingenuo. Per i principali quotidiani e le televisioni il problema dell'Uranio Impoverito non esisteva e non ne avevano ancora parlato. Alle mie ripetute richieste di intervista, Mattarella ha sempre risposto negativamente. Ricevetti anche strane minacce mentre stavo indagando per conto del mio giornale in Sardegna. I militari italiani, nel frattempo, continuavano ad ammalarsi. 
 
Ricordo anche che il comando della Brigata Sassari, dopo la morte di Salvatore Vacca, convocò una conferenza stampa per smentire ciò che io non avevo ancora scritto: fu il cappellano della Brigata, al quale mi ero rivolto per sapere, in un incontro riservato, qualcosa di più su Salvatore e sul possibile nesso tra la malattia e la missione in Bosnia, che spiattellò tutto al comandante e cioè che un giornalista stava indagando sulla morte di un loro soldato, dovuta, forse, a quei proiettili. Smentita preventiva. Non mi è mai più capitato. Iniziai così a scrivere.
 
Dapprima da solo o quasi, poi qualcun altro incominciò a farlo, ricordo il Manifesto, Liberazione, la Nuova Sardegna, ma ancora poca roba. Per i big della stampa il problema non esisteva e lo scandalo DU non era ancora diventato un caso planetario. Sergio Mattarella, nel nome della trasparenza e della libera informazione, continuava a respingenere le mie richieste di intervista. Provai anche con uno dei suoi sottosegretari, Gianni Rivera, il popolare ex Golden Boy, non ancora eroe di "Ballando con le stelle", che raggiunsi telefonicamente mentre questi stava dispuntando una partita al circolo del tennis. Non malignate: l'orario di lavoro di un giornalista non sempre coincide con quello di una persona normale. Mettiamola così. Rivera non sapeva neppure cosa fosse l'Uranio Impoverito. 
 
Si arriva così al 27 gennaio 2001, giorno in cui decido di tendere un'imboscata al ministro Mattarella, che si trova ad Ascoli col presidente della commissione Difesa della Camera Valdo Spini per il giuramento del primo contingente di donne militari di truppa dell'Esercito italiano, lo stesso in cui qualche anno dopo si distinse l'istruttore Salvatore Parolisi (ma questa è un'altra storia). Avvicinai Mattarella nella ressa dei giornalisti e riuscii a porgli un paio di domande, alle quali, assai piccato, si rifiutò ancora una volta di rispondere. O meglio, anche in quell'occasione negò qualsiasi nesso tra DU e i linfomi o le leucemie. Fantasie della stampa. Provai a insistere, ma lui mi respinse con toni e modi definitivi. «Questa non è un'intervista» mi disse. «Io le interviste le concordo prima, poi voglio per iscritto le domande e infine leggere il testo del giornalista prima che questi lo dia alle stampe».
 
Tutte le volte che ho letto qualche sua intervista sui maggiori quotidiani, negli anni a venire, è ovvio che poi ho pensato male. Mattarella girò i tacchi se ne andò, così mi beccai anche il rimprovero dei colleghi perché avevo fatto scappare il ministro con domande "fuori tema".
 
Raccontai questa scena nel mio pezzo che conclusi lasciando al lettore ampia facolta di scelta sul caso dell'Uranio Impoverito, che non era diventato un "caso" solo perché Striscia la Notizia non se ne era ancora occupata (l'Italia è questa). Insomma, scrissi, come volete la verità: liscia, gassata o Mattarella? E' una domanda che ora pongo anche a chi ha avuto la pazienza di leggere tutto il post, del quale mi scuso ancora una volta per la lunghezza. Come deve essere la verità in questo Paese allo sbando: liscia, gassata o Mattarella? (secondo l'Osservatorio Militare sono 307 i militari italiani morti e oltre 3.700 i malati: è la macabra contabilità della cosiddetta "Sindrome dei Balcani". Il contingente italiano era di stanza nell'area più inquinata dai colpi sparati in Bosnia e Kossovo: 50 siti, per un totale di 17.237 proiettili, secondo fonti ufficiali Nato/Kfor. Non solo: la missione Nato in cui si parlava di armamenti al DU e dei 13 Tomahawk con testata al DU sparati dall'Adriatico, è stata presentata dall'ammiraglio Leighton Smith alla Base di Bagnoli, Napoli. Solo Mattarella non sapeva o diceva di non sapere).

6 commenti:

  1. Inoltre, per me il fatto che abbiano votato anche GIancarlo MAGALli è stato un palese avvertimento a GIoele MAGALdi. Tanto più che credo che il presentatore fosse stato compagno di classe di MARIO DRAGHI... Billy the Kid

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    1. Sai Billy che l'assonanza Magalli - Magaldi era venuta spontanea anche a me appena è girato nel circuito dei media in modo "semiserio" il nome di Magalli. E visto che questi agiscono molto con segnali simbolici e avvertimenti trasversali credo che la tua ipotesi sia verosimile.

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  2. Anche perché MAGALDI aveva rivelato che è stato DRAGHI, compagno di classe di MAGALLI, a designare in realtà il PRESIDENTE MATTARELLA... Billy the Kid

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  3. Parrebbe che abbia convissuto e colluso per decenni con cosa nostra (o mafia siciliana che dir si voglia)?

    Connivente con le nefande operazioni dell'apparato militare (come raccontato in questo post)?

    Forse framassone (come da commenti)?

    Perché, su 30 milioni di italiani eleggibili alla carica di presidente della repubblica, proprio questo?

    Totò Riina non era disponibile?

    Er Braciola

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    1. «Voi non avete capito, o per meglio dire non volete capire che cosa significa Corleone. Voi state giudicando degli onesti GALANTUOMINI, che i carabinieri e la polizia hanno denunciato pe' capriccio. Noi vi vogliamo avvertire che se un solo GALANTUOMO di Corleone sarà condannato, voi salterete in aria, sarete distrutti, sarete scannati come pure i vostri familiari. Adesso non vi resta che essere giudiziosi! »
      (Lettera di minaccia di Salvatore Riina / Claudio Gioè ai giudici durante il processo di Bari del 1969)

      Renzi chiama appunto GALANTUOMO, ripetutamente, il neo presidente MATTARELLA...un GALANTUOMO, GALANTUOMO, GALANTUOMO...

      Billy The Kid

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  4. Su Facebook ho trovato anche Topo Gigio for President.

    Giancarlo Magalli è conosciuto con il nomignolo di Topo Gigio.

    Ma io qui sto facendo del complottismo esagerato.

    :-)

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